Stravinskij e Puccini, insolito duetto in chiave comica

Successo al Teatro del Maggio per la vilipesa Mavra stravinskijana abbinata all’intramontabile Gianni Schicchi 

Gianni Schicchi
Gianni Schicchi
Recensione
classica
Firenze, Teatro del Maggio
Mavra, Gianni Schicchi
15 Dicembre 2024 - 22 Dicembre 2024

 


Al Teatro del Maggio di Firenze c’è stato proposto un originale e stimolante accostamento fra due lavori comici del primo Novecento. Si trattava del brevissimo atto unico Mavra, del 1922, che rappresenta uno dei pochi netti insuccessi di Igor Stravinskij (intendiamo non un successo di scandalo come il Sacre ma un vero insuccesso, tant’è vero che ne è tuttora rara la messinscena); e il Gianni Schicchi, che dalla prima al Metropolitan nel 1918 a oggi il successo invece l’ha avuto sempre, e che a Firenze gioca proprio in casa, rinfocolando in noi l’amore altrimenti deluso per una città che ai tempi del fattaccio – vero, ed esecrato da Dante – che ne costituisce la trama era come un albero fiorito, e che oggi quasi non riconosciamo più. 

Crediamo che nell’ideare il suo doppio spettacolo, firmandone regìa, scene, costumi e luci, Denis Krief si sia ispirato proprio ad una delle case-torri della Firenze di Dante, rivisitata in chiave di pittura metafisica e trasposta nel secondo Novecento; ma questa invenzione in realtà stava benissimo anche con Mavra, eseguita prima dello Schicchi:, e il riferimento in questo caso era a un’epoca dell’arte lineare e oggettivante (l’operina fu rappresentata a Parigi nel 1922). I costumi in Mavra erano però ottocenteschi, giustamente, da opera buffa un po’ russa un po’ italiana. 

Mavra è stata una vera riscoperta, anche grazie alla lettura molto accurata di Francesco Lanzillotta sul podio, con quell’orchestra piccola ma traboccante di fiati, ora in una sorta di zum-pa-pa cubista, ora in complesse trame contrappuntistiche che fanno pensare ad altro Stravinskij, sempre in rapporto di apparente estraneità con linee di canto che si vogliono liriche e ornate, in una chiave parodica (ma quante varietà ha il concetto di parodia in Stravinskij !) idonea alla stravaganza del racconto-fonte, la novella La casetta a Kolomna di Puskin, con quell’ussaro baffuto che si finge cuoca con il nome di Mavra per poter stare sotto lo stesso tetto dell’amata Parasa, ma poi, scoperto, se la batte. L’esecuzione era rafforzata dalla vis comica dei quattro interpreti, Julia Muzichenko, Parasa, la possente Ksenia Nikolaieva, la madre, Aleksandra Meteleva, la vicina, Ivan Ayon Rivas, l’ussaro. Rivas, la Muzichenko e la Meteleva erano poi nello Schicchi come Rinuccio, Lauretta e la Cesca, e in questo cast segnaliamo anche l’esuberante Zita di Valentina Pernozzoli e la deliziosa Nella di Nikoletta Hertsak. Tutto è filato più o meno liscio, nei concertati come nelle pagine celebri, il babbino caro e l’albero fiorito, però lo Schicchi ci ha convinto meno, in parte per la chiave registica anche troppo farsesca, cabarettistica ed esuberante, tutti elementi giusti ma non dosati con attenzione, un po’ perché non ci ha convinto del tutto nei panni del protagonista Roberto De Candia, che ha cantato bene come sempre ma ci è sembrato uno Schicchi non abbastanza complesso, sornione, cattivo. Questa di cui riferiamo era la seconda recita del 18, la prima era stata il 15. Il successo è stato comunque netto e notevole. 

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