Onde sonore grecaniche
Si conclude il 28 agosto con Angelo Branduardi la quattordicesima edizione del festival
Recensione
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La "Grecia d'Occidente" si è ritrovata il 16 agosto a Bova/Chora tu vua, cuore pulsante del festival che celebra Paleariza, l'antica radice. Come di consueto, prima che Mimmo Vazzana accenda il pirotecnico Ballu di lu Camiddu con la banda di Bova, è Valentino Santagati a fare da maestro di cerimonia invitando sul palco suonatori da tre aree della jonica: locride, intorno a Bova e intorno a Cardeto. Da qui vengono i tamburelli e le zampogne di Demetrio e Giuseppe Pizzimenti, fra i giovani capaci di interpretare con energia e sapienti variazioni un repertorio che sul versante jonico mostra una marcata autonomia di timbri e melodie locali, testimoniata da suonatori come Nando Zappia, Totò Caracciolo, e - da Antonimina - da un maestro come Peppino Romano, che ha saputo trasmettere la sua arte a Nicola Pelle. Orfano del respiro internazionale che ha saputo imprimere per oltre un decennio l'ex direttore Ettore Castagna, il festival, aperto il 31 luglio, ha dato spazio a nomi noti della scena italiana (De Piscopo, Bennato, Roy Paci e Aretuska, Fratelli Mancuso) e a formazioni calabresi di diversa estrazione, con il piatto forte del Parto delle Nuvole Pesanti servito in quota, a Palizzi, con il ringhio "politico" de "L'imperatore" a trascinare la piazza quanto e oltre "Onda calabra". Ventuno in tutto i concerti, senza contare i "soni a ballu" gestiti in proprio dai musicisti locali a impianto spento, a volte vero e proprio momento culminante della nottata, come nel caso di Gallicianò. Più che promettente l'ensemble del 2 agosto a Staiti con le voci e le corde di Corapi e Santagati abilmente sostenute da Demetrio Pizzimenti e dallo straordinario organetto di Piero Crucitti.
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