Altro che cieli bigi! Mai vista una Parigi più fuligginosa e sporca per l’Offenbach andato in scena con grande successo a Stoccarda e che resterà in cartellone ben oltre le feste di Natale. Comincia nella Parigi del 1870 con un’Euridice operaia tessile e finisce nell’inferno della grande guerra fra bombe e bare mentre ai bordi di un Lete dall’acqua nero pece si balla il cancan. L’azzurra serenità olimpica non è che una breve parentesi e gli dei annoiati, sempre pronti alla rivolta contro Giove tiranno, sono prontissimi a precipitarsi nelle tenebre nere. Nero è anche l’insospettabile humor che sfodera il regista Armin Petras, curriculum di peso nella prosa (è anche apprezzato direttore dello Schauspiel di Stoccarda) ma solo alla sua seconda prova nell’opera, dopo un’apprezzata “Kat’a Kabanová” a Basilea. Lungo tutto lo spettacolo i video di Rebecca Riedel ispirati all’estetica del cinema dei primordi, più che veicolo narrativo parallelo tolgono la maschera posticcia all’improbabile arcadia offenbachiana per calare questo “Orfeo” in un contesto storico più plausibile, anche se tutt’altro che privo di surreali anacronismi. E allora Plutone somiglia a Jack lo Squartatore che sgozza col rasoio Euridice e la porta nel suo inferno nei sotterranei di Parigi dove opera una banda di becchini con gli occhi cerchiati di nerofumo che sembrano usciti da un incubo di Otto Dix e un Bacco tossico strafatto che sniffa persino la colla. La nave dei folli è sempre pronta a salpare.
Alla leggerezza ci pensa soprattutto Sylvain Cambreling: sul podio della Staatsorchester di Stoccarda il direttore francese riesce a trovare un equilibrio perfetto fra lievità di tocco e spessore sinfonico che conferisce anche a questo Offenbach buffonesco la statura del compositore di genio. Altro che operetta! Anche la scelta degli interpreti è coerente con l’impostazione musicale e tutti esibiscono un peso vocale insolito per il genere, dall’Euridice soubrette scatenata di Josefin Feiler, al Plutone irresistibile eppure di elegante equilibrio di André Morsch, al corposo Giove, seduttore al capolinea, di Michael Ebbecke e giù fino alle foolish wives olimpiche e al Mercurio teneramente senile di Heinz Göhrig. Meno incisiva, invece, la strana coppia dell’Orfeo di un acerbo Daniel Kluge e dell’Opinione pubblica dell’algida Stine Marie Fischer che non si distaccano troppo dal cliché. Un plauso invece va ai due recitanti André Jung, nei panni a lui consueti di Styx, e Max Simonischek, in quelli doppi di Marte e Bacco, ma anche al coro dell’Opera di Stoccarda per la divertita versatilità. Applausi generosi a tutti, con solo qualche isolata contestazione al team registico.
Note: Nuova produzione dell’Oper Stuttgart. Date rappresentazioni: 09, 15, 17, 21, 29 dicembre 2016; 2, 7, 20, 23, 31 gennaio 2017.
Interpreti: Daniel Kluge (Orphée), Josefin Feiler (Eurydice), Stine Marie Fischer (L’Opinion publique), André Morsch (Pluton), André Jung (John Styx), Michael Ebbecke (Jupiter), Maria Theresa Ullrich (Junon), Esther Dierkes (Vénus), Catriona Smith (Diane), Max Simonischek (Mars / Bacchus), Heinz Göhrig (Mercure), Yuko Kakuta (Cupidon)
Regia: Armin Petras
Scene: Susanne Schuboth
Costumi: Dinah Ehm
Orchestra: Staatsorchester Stuttgart
Direttore: Sylvain Cambreling
Coro: Staatsopernchor Stuttgart
Maestro Coro: Johannes Knecht
Luci: Reinhard Traub (video di Rebecca Riedel)