L'orologio di Faust
Un "Faust" concettuale e allegorico, non sempre risolto sul piano teatrale e musicale, parzialmente salvato dalla regia di Peter Mussbach.
Recensione
classica
Nella sua nuova opera, messa in scena a Berlino, Pascal Dusapin ha interpretato il mito di Faust come una metafora della "follia narcisistica dominante nella nostra cultura". E ha ridotto la vicenda all'ultima notte di Faust, alle sue domande sulla vita, sugli astri, sul tempo, sulla creazione del mondo: discorsi farneticanti, frutto di amnesie e allucinazioni, che si intrecciavano con quelli degli altri personaggi, in una fittissima rete di allegorie mutuate da testi di Marlowe, Dante, Sant'Agostino, Blake, Shakespeare, Flaubert, Hölderlin, Al Capone, Melville, Beckett. Dusapin non è però riuscito a trasformare in "teatro musicale" un'azione così concettuale: nonostante le seduzioni timbriche e armoniche della scrittura orchestrale, nella quale si alternavano lente fasce e improvvisi squarci dal carattere grottesco, dominati da una vivace scrittura dei fiati e delle percussioni, il risultato musicale non riusciva ad ingranare con la lunga conversazione che si svolgeva sulla scena. Il fascino dello spettacolo risiedeva così quasi interamente nella bellissima scenografia (il quadrante di un enorme orologio che occupava tutta la scena, si inclinava, ruotava, si illuminava colori diversi, dal blu cobalto a un bianco accecante) e nella regia di Peter Mussbach, che giocava sul via vai continuo dei personaggi intorno alle lancette, e sulla presenza enigmatica di conigli e elettrodomestici. Voce morbida e duttilissima quella di Georg Nigl (Faustus), imponente quella del Hanno Müller-Brachmann (Mephistopheles). Ottima anche la prova di Caroline Stein nell'ardua parte dell'Angelo, simbolo dello smarrimento umano, e di Jaco Huijpen, il beckettiano Togod. Non proprio perfetta l'intonazione di Robert Wörle, ma adatta al vagabondo ubriaco dello shakespeariano Sly.
Note: in coproduzione con l'Opéra di Lione, spettacolo ospite al Théatre du Chatelet di Parigi
Interpreti: Georg Nigl, Hanno Muller-Brachmann, Robert Worle, Jaco Huijpen, Caroline Stein
Regia: Peter Mussbach
Scene: Elmgreen & Dragset
Costumi: Andrea Schmidt-Futterer
Orchestra: Staatscapelle Berlin
Direttore: Michael Boder
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A Roma, prima con i complessi di Santa Cecilia, poi con Vokalensemble Kölner Dom e Concerto Köln