L'opera al muto e il Rosenkavalier
Alla Sagra Malatestiana di Rimini il film di Wiene accompagnato live dalla partitura di Strauss "arrangiata"
Recensione
classica
La mise en place, inizio 1926: Richard Strauss sul podio; Hofmannsthal redattore in prima persona della sceneggiatura; Robert Wiene il regista (ormai un po' lesso e a fine carriera, ma pur sempre aureolato per via di quel Dottor Caligari); la Staatsoper di Dresda il luogo. Pura ambrosia.
Le materie prime: sceneggiatura di Hofmannsthal molto ben pagata, sulla quale Wiene passa a mo' di caterpillar; una partitura che merita qualche disapprovazione, arrangiata allora da Karl Alwin e Otto Singer com aggiunte militaresche e danzanti di maniera e "benedetta" da Strauss; una pellicola che regala tratti di humour e sequenze d'assieme di pregio, compresa una battaglia che giunge dopo l'intervallo, ben girata e bella conchiusa tipo concertato italiano primo ottocento, e che sta lì come rubata a un altro film (qua e là, inoltre, poveracci in comparsa che contrastano col sontuoso rifacimento dell'Austria teresiana).
La storia di quest'opera muta: assai complessa e qui testimoniata con ben pochi elementi sulla "ricostruzione" di film e partitura operata da Berndt Heller, che dirigeva. Ritrovate in parte negli anni sessanta, pellicola e partitura sono state come riassemblate: te ne accorgi eccome, di questo "rimontaggio" a posteriori con quel che c'era, e tra l'altro il film finisce come il più atroce coitus interruptus, non appena t'hanno promesso il virile disvelamento di Oktavian travestito da cameriera con cuffietta. Pare che già vent'anni fa girasse una registrazione di questo Strauss che rivede se stesso: la presente, applaudita con buon calore al Palacongressi di Rimini, era la "prima assoluta della nuova revisione musicale".
L'esecuzione del piatto: Iddio ce ne scampi. La Sagra era reduce fresca dal Brecht-Weill dell'Ensemble Modern dato anche a Torino; qualche bella idea a Rimini c'è sempre, ma chiediamo accoratamente che il greve braccio di Heller non venga più chiamato su quel podio a torturare levità indicibili quali il valzer del Rosenkavalier, che volerebbe come una rondine e qui sembrava uno spielberghiano tirannosauro; acidi i fiati e inconsistente, disarmante, la qualità di suono degli archi della Filarmonica di Jena.
Il conto: non iniquo. Contenti d'essere andati ma digestione laboriosa: almeno c'era l'idea, bella e da mantenere, di proseguire questo dialogo riminese tra la musica "alta" e le sue mille traduzioni mediatiche.
Orchestra: Orchestra Filarmonica di Jena
Direttore: Berndt Heller
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