All’Opéra Comique sono arrivate Les sentinelles

Nuova creazione tutta al femminile, studio in musica dei rapporti affettivi

Les Sentinelles (Foto  S. Brion)
Les Sentinelles (Foto S. Brion)
Recensione
classica
Opéra-Comique, Parigi
Les Sentinelles
10 Aprile 2025 - 13 Aprile 2025

Galeotto è stato il Festival di Aix-en-Provence che la fatto incontrare due giovani artiste, la compositrice franco- spagnola Clara Olivares e la librettista e regista Chloé Lechat, francese residente a Berlino.  Da questo incontro è nata una nuova opera tutta al femminile, o quasi, creata all'Opéra di Bordeaux lo scorso novembre, ripresa all'Opéra di Limoges a gennaio, ed adesso arrivata all'Opéra-Comique con lo stesso cast delle due precedenti tappe: Les Sentinelles. Una produzione che si caratterizza anche per essere “acquisto zero" grazie al riutilizzo di vecchi costumi e scenografie, in un'ottica di massima sostenibilità. E’ stato scritto prima il soggetto e su tale canovaccio è stata composta la musica e definito il libretto, con un certosino lavoro di coordinamento dei due piani espressivi che, infatti, risultano molto ben integrati, con le parole scelte anche per il loro suono e il loro accordo con le note, per l’uso che poteva farsi vocalmente delle loro vocali e sillabe, e la parte orchestrale pure narratrice, che le sottolinea, accompagna il parlato, riempe il vuoto degli scambi verbali, suggerisce quello che non viene detto e l’ambiente. Un’armonizzazione che riesce molto bene anche grazie alla direzione d’orchestra molto curata affidata pure ad una giovane donna, il bravissimo maestro Lucie Leguay alla testa dell’Orchestra Nazionale dell'Aquitania di Bordeaux, che si dimostra sin dalle prime battute fondamentale per la riuscita dello spettacolo, trovando la giusta misura e i giusti colori per ogni passaggio. La compositrice fa, ad esempio, molto uso delle percussioni e la direttrice fa in modo che non siano mai eccessive. La musica è stridente, aspra, esprime sopratutto dolore, rabbia, frustrazione, con solo qualche concessione ad un accenno di melodia, di piacevolezza affidata sopratutto agli archi. Ascoltandola vengono alla mente sia Debussy che Britten, un discorso musicale che parte da loro, non ci sono espliciti omaggi ai due maestri, ma li si sente presenti. Si parla d’amore in modo decisamente moderno, ma anche di responsabilità, di tradimento, di gelosia, di menzogne, di rimpianti. La storia d’amore è tra tre donne che andranno a vivere insieme ed una di loro ha una figlia dodicenne superdotata, un genio complessato, che studia le molteplici forme dei legami affettivi tra gli animali, in particolare degli insetti, imbottita di medicinali dalla madre, bizzarra quanto saggia. Gli adulti dovrebbero vegliare su di lei, essere le sue sentinelle. Deliziosi video e disegni animati accompagnano le riflessioni della ragazzina durante i suoi incontri con un terapeuta che si sente ma non si vede. E’ un personaggio ispirato al ruolo interpretato da Jodi Foster nel film “Il mio piccolo genio”, in tutta l’opera l’influenza di lavori cinematografici è pure una componente caratterizzante e dichiarata. La madre, indicata come “A”, è  il soprano Anne-Catherine Gillet, poi c’è il ruolo “B”, l’arredatrice d’interni, interpretato dal mezzosoprano Sylvie Brunet-Grupposo, “C” è il soprano Camille Schnoor che è invece un’attrice, bella, amata, quanto infelice. Sono tre donne, ma il loro sesso in fondo non ha importanza, è la storia di individui. E la varietà  dei loro timbri e dei loro ruoli è tale che non fanno sentire la mancanza di altri registri di voce. All’apertura del sipario si vedono due appartamenti distinti, ma senza pareti divisorie, l’ispirazione è Dogville, il film di Lars von Trier. B e C sono in coppia da più di dieci anni ed è subentrata la stanchezza, allargare il rapporto sembra la soluzione, invece farà scoppiare le tensioni. E’ un atto unico di poco più di un’ora e mezza ed il cambio di scena, il trasloco in un’unica casa, viene risolto a sipario chiuso con un intermezzo che continua il discorso musicale facendo salire la tensione, qualcosa si sta preparando. Le scene sono di Céleste Langrée, animate dai video di Anatole Levilain-Clément, illuminate da Philippe Berthomé, arricchite dai bei costumi di Sylvie Martin Hyszka. Bravissima è pure la giovanissima attrice, Noémie Develay-Ressiguier, il ruolo ‘D” che non canta ma le sue frasi pure si integrano perfettamente nel tessuto musicale, un ruolo centrale e rivelatrice del senso ultimo dell’opera, perché la ragazzina è studiosa della vita intima di tutti gli esseri viventi ed in fondo Les sentinelles altro non è che pure uno studio in musica, molto ben scritto e interpretato, dei nostri rapporti affettivi. 

 

 

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