Laus Polyphoniae atto I
Ad Anversa i primi giorni della venticinquesima edizione del Festival.
Il Festival Laus Polyphoniae di Anversa ha festeggiato l’inizio della sua venticinquesima edizione il 16 agosto con le musiche scritte nel 1591 in onore di Ferdinando de Medici e Cristina di Lorena da alcuni tra i migliori compositori dell’epoca. I sei intermedi che vennero allestiti fra gli atti della commedia La Pellegrina in occasione delle nozze della “Coppia gentil”, furono un evento spettacolare molto importante che l’ensemble Scherzi musicali diretto da Nicolas Achten ha fatto rivivere in forma di concerto con particolare cura, seguendo le indicazioni presenti sulle fonti, e riuscendo a trasmettere l’eccezionalità di un condensato di elementi musicali che riassumendo la tradizione della musica vocale e strumentale del Cinquecento, anticiparono il nuovo stile monodico e rappresentativo del Seicento. Per l’occasione Achten ha affiancato attorno al nucleo del suo ensemble ulteriori musicisti e cantanti, per un totale di quaranta elementi che hanno completamente riempito la scena dell’auditorium di Amuz strapieno. Il concerto, trasmesso in diretta da Radio Klara, il canale culturale e musicale della radiotelevisione fiamminga, ha dato l’avvio alla lunga serie di eventi che caratterizzano questa edizione nella quale si celebrano anche i quattrocento anni della Chiesa di Sant’Agostino, che è fin dalla nascita del Festival è la sala da concerto del centro musicale Amuz.
La seconda giornata è iniziata con la presentazione del libro di Paul Van Nevel, il direttore dello Huelgas Ensemble, che racconta dei paesaggi e dei luoghi da cui provengono i più importanti compositori franco-fiamminghi, ai quali ha dedicato la sua vita di musicista. Nel testo in fiammingo, e si spera presto anche in una edizione in francese, il panorama paesaggistico dei territori storici del Ducato di Borgogna viene associato con quello sonoro dell’arte polifonica dei maestri che fra il Quattrocento e il Cinquecento operarono in diverse corti d’Europa, grazie anche alle foto di Luk Van Eeckhout. La presentazione è stata il preludio del concerto serale che si è svolto nella Chiesa di San Paolo, svolto a luci spente per permettere al pubblico di vedere una parte degli scatti presenti nel libro, associati ai brani di compositori noti e meno noti, nati o vissuti in quei luoghi. Ma nella stessa densissima giornata è stato possibile ascoltare due concerti particolarmente interessanti. Il primo di Andrew Lawrence King, che ha utilizzato tre differenti arpe, una medievale, una rinascimentale ed una barocca per le musiche dei rispettivi periodi, e che con grande maestria è riuscito ad evocare in modo poetico e con grande leggerezza e delicatezza l’essenza dei differenti stili e linguaggi rivisitando la loro forma esteriore. Il secondo dell’ensemble Cappella Pratensis che ha presentato la Missa Maria zart, uno dei capolavori di Jacob Obrecht che utilizza come tenor un lied devozionale tedesco, e presumibilmente uno degli ultimi lavori del compositore, probabilmente scritto a Innsbruck prima di arrivare a Ferrara. L’unico testimone di questa lunga splendida messa, della durata di circa un’ora, è costituto dalla edizione a stampa dell’inizio del Cinquecento, costituita dalle parti separate, ma il gruppo che come sua caratteristica lavora sempre intonando le musiche attraverso la notazione originale ha preferito riunire le parti vocali della messa in un unico grande libro corale la messa, grazie al lavoro di amanuense di uno dei suoi componenti, Marc Busnel, e l’ha eseguita con i cantori disposti attorno al badalone, il grande leggio girevole posto nei presbiteri delle chiese, come sono raffigurati nelle miniature medievali e rinascimentali. La complessità della messa non consiste solo nella sua anomala durata, ma nel trattamento del cantus firmus che viene ripetuto e variato nelle diverse voci che spesso sono spinte verso i margini estremi della loro tessitura, con una scrittura polifonica originale e costantemente interessante, e grazie alla sua magistrale esecuzione è stato possibile coglierne tutti i dettagli.
Nel denso primo fine settimana del Festival si sono svolti quattro concerti di alto livello. Il gruppo Tasto Solo diretto da Guillermo Perez ha presentato un programma dedicato a Pierre de la Rue e ad altri compositori franco fiamminghi suoi contemporanei; l’Ensemble Tiburtina ha esplorato la spiritualità di inni, sequenze e antifone di Ildegarda di Bingen; l’ensemble Mala Punica ha presentato un gioco di specchi tra passato e presente, sia attraverso l’esecuzione di musiche di compositori medievali che si sono ispirati ad altri autori, che con la prima esecuzione di tre composizioni, a loro volta ispirate a quelle presenti nel programma, di Pablo Ortiz (1956); infine l’avvincente concerto del quartetto vocale Gothic Voices che ha esaltato la figura di Maria con un programma di musiche medievali inglesi tra le quali risaltavano due creazioni contemporanee, Nel nome del bel fiore di Joanne Metcalf (1958) e Stond wel, moder, under rode di Andrew Smith (1970).
Durante il primo fine settimana del Festival si è svolta anche la International Young Artist Presentation, con l’originale formula di un itinerario a piedi, questa volta nel pieno centro di Anversa, con il quale il pubblico raggiunge i diversi luoghi nei quali si svolgono i brevi concerti dei giovani gruppi selezionati da un apposito comitato che valuta le richieste di partecipazione. Prima di eseguire i propri concerti, gli ensemble hanno lavorato sotto la supervisione di due coach, Raquel Andueza e Peter Van Heygen, e dopo le loro presentazioni hanno dialogato con alcuni osservatori professionisti ricevendo suggerimenti e consigli per correggere, migliorare e approfondire il proprio lavoro artistico. Dei sei gruppi di questa edizione della IYAP le performance più interessanti sono apparse quelle del duo IJ Space, dell’Ensemble Florestan e dell’Ensemble Pretiosa.
Sempre nel primo fine settimana in un simposio internazionale intitolato Tempus fugit si è discusso nei minimi dettagli dei problemi di notazione, trascrizione ed esecuzione, a cominciare dalla lunga messa di Obrecht, e naturalmente anche di tempo, tactus, mensuralismo e ritmo della musica polifonica rinascimentale, attraverso un interessante confronto tra teoria e pratica grazie ai contributi dei musicologi Ruth DeFord, Fabrice Fitch, David Burn, Isaac Alonso, e dei cantanti di Cappella Pratensis e di Park Collegium.
Il confronto successivo avverrà nei prossimi giorni, quando altri studiosi approfondiranno i contenuti dello Chansonnier di Lovanio, il codice recentemente scoperto di cui si ignorava l’esistenza, e la successiva esecuzione delle sue composizioni affidata a quattro diversi gruppi vocali. Tutto questo tra molti altri concerti, una masterclass, conferenze, attività rivolte all’infanzia, e l’Orfeo di Monteverdi che segnerà la conclusione di 1618|Before.
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A Roma, prima con i complessi di Santa Cecilia, poi con Vokalensemble Kölner Dom e Concerto Köln