Laus Polyphoniae 2017 ad Anversa Atto I

Il tema è : "Santi, martiri e amanti”

Recensione
classica
È bastato il primo fine settimana del festival Laus Polyphoniae per entrare completamente nel vivo del suo tema, che è la trascendenza dell'amore che si fa pura devozione. Il sottotitolo "Santi, martiri e amanti" serve per indicarne la portata e l'ambiguità, o meglio il confine indefinito e cangiante tra sacro e profano, giustamente rappresentato dai versi del Cantico dei Cantici, scelti come spunto di avvio e di conclusione dell’intero percorso musicale offerto da uno straordinario programma. Tuttavia il concerto di inaugurazione affidato all'ensemble Stile Antico è passato quasi senza lasciare traccia, poiché la perfezione e la nitidezza delle loro giovani ma già esperte voci, da sole non sono bastate ad illuminare il contrappunto imitativo di Palestrina, che nella seconda parte della dedica del suo Canticum Canticorum dichiara di aver usato uno stile diverso da quello usato abitualmente nelle proprie composizioni ecclesiastiche; soltanto in alcuni momenti i cantanti che si distinguono per non avere un direttore, sono riusciti a far emergere la sensualità degli enigmatici versetti biblici. La seconda serata ha invece riservato delle autentiche sorprese. La prima è quella del concerto di Patrizia Bovi e Fadia Tomb El-Hage, che hanno intonato rispettivamente musiche medievali e canti della tradizione del Vicino Oriente arabo. Nel primo caso prevalentemente le cantigas de amor attribuite al re trovatore portoghese Dom Diniz (1261-1325) scoperte all'inizio degli anni Novanta in una pergamena fortemente deteriorata dell'Archivio Nazionale della Torre do Tombo di Lisbona, e ricostruite nelle parti mancanti dell'originale da Peppe Frana (tenendo presente, come è da supporre, la trascrizione e ricostruzione pubblicata nel 2005 da Manuel Pedro Ferreira), che ha accompagnato con citola e 'ud le due cantanti, insieme al percussionista Francesco Savoretti. Il repertorio della cantante libanese apparteneva invece alla tradizione "vivente" della intonazione della poesia strofica con ritornello, muwashshah, nata nell'Andalusia musulmana in epoca medievale con connotazioni mistiche oltre che profane, e diffusa nel Maghreb e nel Mashreq. Questo dialogo fra le due culture musicali è stato illuminato dalla presenza della lyra, lo strumento ad arco tradizionale di Creta, suonata da Ross Daly e Kelly Thoma, che hanno evocato la sintesi della grande tradizione musicale ottomana, rappresentata dalla raffinata sensibilità di tre diverse scale modali, bayati, hicaz e acem, attraverso le composizioni di Daly che si nutrono delle diverse tradizioni musicali del Vicino Oriente. La seconda piacevole sorpresa della serata è stata quella offerta dal concerto seguente nella chiesa di San Paolo, nella quale il famoso gruppo vocale di Anversa Huelgas Ensemble ha dato il meglio di sé con uno splendido programma “luterano”, a partire dal compositore più vicino al riformatore tedesco, Johann Walter, per proseguire con Ludwig Senfl e poi con i salmi e le canzoni spirituali del protestantesimo francese, rappresentato in particolare da Claude Le Jeune, particolarmente attento ai valori prosodici della declamazione. Grazie alla magnifica alchimia dei timbri vocali degli esecutori e alla sapiente direzione di Paul van Nevel, sono emerse in trasparenza tutte le suggestive e originali componenti armoniche di questi canti, dalla cui bellezza nascosta è come se si fosse riverberato l’amore per la musica espresso a più riprese da Martin Lutero nel corso della sua vita.

Nel fine settimana si è svolta anche la International Young Artist Presentation in forma di “concert walk”, una consolidata formula di brevi concerti che si svolgono ogni anno in un quartiere differente della città, in luoghi inconsueti come gallerie d’arte, residenze private, studi di artisti, scuole, ex-fabbriche trasformate in centri culturali o atelier, e altro ancora. Quest’anno è stata scelta l’area di Berchem, caratterizzata dalla presenza di una comunità turca e di una marocchina, dove si alternano strade con semplici case popolari e altre con eleganti residenze storiche. Nel corso degli anni il livello qualitativo dei giovani ensemble sembra crescere, e dopo due giorni di preparazione con i due coaches, Raquel Andueza e Peter Van Heyghen, sei gruppi selezionati fra numerosi aspiranti da una apposita commissione, hanno presentato le proprie proposte artistiche, come dei biglietti da visita musicali. Il pubblico, che si sposta a piedi da un luogo all’altro, apprezza molto questo piccolo festival nel Festival, anche se non c’è nessun legame con il tema generale, e si può andare anche oltre i confini cronologici della cosiddetta musica antica, fino ad arrivare alle soglie del Novecento. Il gruppo più giovane in assoluto, sia perché formato solo otto mesi fa e sia perché composto praticamente da ventenni, Cantoría, si è distinto per la spontaneità con la quale ha interpretato alcune canzoni dei principali compositori del “Siglo de Oro”, accolte molto favorevolmente dal pubblico nonostante l’infelice e penalizzante acustica della piccola stanza a loro riservata per la presentazione. Fra i gruppi che si sono distinti va citato anche Lux Musicae London, che ha immaginato un percorso musicale in alcuni luoghi chiave della Londra Elisabettiana, con brevi e semplici narrazioni inserite tra una composizione e l’altra, e soprattutto El Gran Teatro del Mundo, il cui nome si riferisce non alla musica spagnola di cui sopra, ma alla filosofia musicale barocca. Il loro originale programma ha recuperato le cosiddette “partitions réduites”, ossia le trascrizioni da camera di ouverture e arie di ballets de cour e tragédies lyriques di Lully, Marais e Campra, che venivano utilizzate da musicisti prevalentemente professionisti nei saloni e nelle residenze private per far ascoltare estratti e sintesi delle opere più famose dell’epoca.

L’intenso fine settimana si è concluso con un concerto serale nella imponente Chiesa di San Giacomo svolto dall’ensemble Cappella Pratensis affiancato dalle voci bianche dei Flanders Boys e dall’organista Wim Diepenhorst. Il direttore del gruppo Stratton Bull partendo dalle musiche contenute in alcuni manoscritti dell’archivio della antica confraternita di Nostra Benedetta Signora di ‘s-Hertogenbosch, ha ricostruito il servizio liturgico vespertino desumendolo dalle memorie storiche delle attività della confraternita che venerava l’immagina della Vergine conservata nella cattedrale della città del Brabante olandese. Posti attorno al grande ed alto leggio bifronte di legno, anche i piccoli cantori vestiti di rosso leggevano la notazione antica, così come fanno sistematicamente i cantori adulti di Cappella Pratensis. Ma questo è solo l’inizio di Laus Polyphoniae.

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