La Scala vedova della Vedova

Nel teatro milanese va in scena per la prima volta l’operetta di Lehár.

Recensione
classica
Teatro alla Scala Milano
29 Ottobre 2008
Riuscire a non far ridere il pubblico davanti a La vedova allegra di Franz Lehár era un’impresa difficile, ma alla Scala ci sono riusciti. Per il debutto sul palcoscenico milanese della Lustige Witwe è stato chiamato un regista-scenografo come Pier Luigi Pizzi, un geniale critico d’arte come Philippe Daverio nella parte del narratore (Njegus solo per finta) e un cast di madrelingua tedesca. Il pasticcio è fatto: si mantiene il testo in tedesco e si eliminano i dialoghi per sostituirli con spiegazioni in italiano da parte di Daverio. L’operazione è inspiegabile: far raccontare al narratore cioè che (non) sta accadendo sulla scena è un ottimo modo per uccidere il teatro, mentre la regia di Pizzi fa poco per rendere interessante gli scampoli di musica presentati a mo’ di compilation. Intendiamoci: le scene in b/n sono belle, i costumi ingioiellati pure, il tutto ambientato più o meno negli anni ’30. Del resto, come ho sentito dire almeno 30 volte nel foyer, «Pizzi è sempre molto elegante». È vero, ma qui ci si ferma: l’unica vera scelta di regia, ovvero l’allungamento del proscenio oltre l’orchestra, viene sfruttata talmente tanto da risultare stucchevole. Né viene in soccorso la parte musicale: la protagonista Eva-Maria Westbroek, voce bella e imponente, è un po’ fuori parte, mentre il Danilo di Will Hartmann ha carisma scarsino. Meglio la coppia Camille-Valencienne di Dmitry Korchak e Nino Surguladze, affiatati e spigliati. Asher Fisch, direttore di casa a Vienna, non lavora a fondo con gli orchestrali per ricreare la particolare atmosfera fin de siècle della partitura, e spesso la concertazione col palcoscenico non è precisa. Ci si salva solo negli applausi finali, dove lo spettacolo sbraca ed è un tripudio di gambe al vento e richieste di bis: finalmente, ma è tardi.

Interpreti: Wolfgang Bankl (Mirko Zeta) Nino Surguladze (Valencienne) Will Hartmann (Danilo Danilowitsch) Eva-Maria Westbroek (Hanna Glawari) Dmitry Korchak (Camille De Rossillon) Philippe Daverio (Njegus)

Regia: Pier Luigi Pizzi

Scene: Pier Luigi Pizzi

Costumi: Pier Luigi Pizzi

Coreografo: Gheorghe Iancu

Orchestra: Orchestra del Teatro alla Scala

Direttore: Asher Fisch

Coro: Coro del Teatro alla Scala

Maestro Coro: Bruno Casoni

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo

classica

Ad Amsterdam Romeo Castellucci mette in scena “Le lacrime di Eros” su un’antologia di musiche del tardo rinascimento scelte da Raphaël Pichon per l’ensemble Pygmalion 

classica

Madrid: Haendel al Teatro Real