La Nona Sinfonia di Maurizio Baglini chiude gli Incontri Asolani

Applausi per il pianista pisano che affronta la Nona di Beethoven nell’adattamento pianistico di Liszt

Maurizio Baglini
Maurizio Baglini
Recensione
classica
Asolo, Chiesa di San Gottardo
Baglini/Beethoven
13 Settembre 2019

Non poteva concludersi meglio di così il 41° Festival internazionale di musica da camera di Asolo. Sul palco allestito nella suggestiva Chiesa di San Gottardo, Maurizio Baglini ha infatti eseguito la Nona Sinfonia di Beethoven nella trascrizione per pianoforte solo di Franz Liszt, suo cavallo di battaglia che segnò l’esordio discografico del pianista pisano, con il Coro dell’Accademia di Pescara e i Solisti dell’Accademia Verdiana.

Il solo pensiero di dover affrontare tutto d’un fiato il monumentale capolavoro beethoveniano al pianoforte poteva tuttavia intimorire l’ascoltatore meno intrepido, se non fosse per la garanzia che le qualità di questo fenomenale musicista sono in grado di assicurare.

Dopo un breve preambolo introduttivo, indispensabile ad avvicinare la platea al palcoscenico, oltre che a invitare lo spettatore nell’atmosfera della serata, Maurizio Baglini si siede solo allo strumento per guidare il pubblico nel suo viaggio musicale. Dal silenzio ribollono così gli accordi introduttivi mentre le quinte discendono ad intervalli delicatissimi fino all’affermazione dei primi accordi. Una tecnica inossidabile gli permette di attingere con gran naturalezza all’inesauribile gamma di timbri in nome di una sconfinata musicalità. Più che suonare, Maurizio Baglini dirige così la sua Nona Sinfonia, sfruttando con grande abilità e intelligenza tutto il potenziale orchestrale che il pianoforte può permettere, al punto da non richiamare in causa un confronto con il modello originale.

Nel secondo movimento l’intreccio dei temi si presenta sempre più stringente, catturando l’attenzione dell’ascoltatore per lasciarlo respirare solamente nell’Adagio successivo. Passaggi velocissimi scorrono sul filo dell’udibilità mentre esplosioni accordali dilatano il tempo al solo fine espressivo.

L’entrata in scena dei solisti e del coro in formato da camera, in linea con il pensiero di Liszt, avrebbe dovuto apporre un valore aggiunto alla straordinaria esecuzione di Baglini. Al contrario, la loro precaria impostazione ha purtroppo disatteso la prospettiva. Tuttavia sangue freddo e la grande professionalità del pianista, che ha continuato imperterrito nonostante la stravagante entrata del baritono a inizio del quarto movimento, hanno arginato le criticità canore, consentendo a Maurizio Baglini di uscirne meritatamente vittorioso, regalando infine la trascrizione di Busoni di un Corale di Bach come fuori programma al pubblico che lo ha acclamato ripetutamente.

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