Kurt il camaleonte
Il cantante di Chicago conferma la sua continua evoluzione artistica
Recensione
jazz
È stato un concerto altamente istruttivo per comprendere l’evoluzione artistica del superbo cantante chicagoano, in tournée in Europa con il suo trio. È cambiata la formula ma non la qualità eccelsa della sua filigrana baritonale, che ora si apre energicamente verso coloriture d’ascendenza soulful e funky. Rispetto alla più classica dimensione swingante dei suoi precedenti quartetti con il pianoforte, Elling ha impresso un forte cambio di direzione alla sua musica per sprigionare bozzetti energici e potenti, ricchi di groove. E poi c’è quella duttile voce camaleontica, capace mimeticamente di fare il verso ad armonica e sassofono, magnificamente riprodotti con un sontuoso gioco di plastico e trascinante relax esecutivo. Artista dalla articolata formazione musicale e culturale, Elling sa come rinnovare il canto jazz di oggi in una eclettica chiave contemporanea sia pur rimanendo fedele ai valori fondanti della tradizione musicale afroamericana (blues in primis). Illuminati da un canto magnificamente palpitante, chitarra e batteria mettono a punto un trascinante telaio ritmico innervato dai suoni funkeggianti delle metropoli statunitensi di oggi.
Interpreti: Kurt Elling (voce), Derek Phillips (batteria), Charlie Hunter (basso e chitarra).
Orchestra: Kurt Elling Trio
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
jazz
Stefano Battaglia e Mirco Mariottini chiudono ParmaJazz Frontiere
jazz
Pat Metheny è sempre lui: lo abbiamo ascoltato dal vivo a Madrid
jazz
La sessantunesima edizione della rassegna berlinese tra “passato, presente, futuro”