Kent Nagano per un Bruckner al microscopio

In una Teatro degli Arcimboldi pieno solo per tre quarti, Kent Nagano e la Bayerisches Staatsorchester hanno dato vita ad un programma dedicato a Wagner e Bruckner. Di quest'ultimo è stata eseguita la Quarta sinfonia, letta da Nagano come un mondo da decostruire e riavvolgere in un universo fatto di voci e silenzi, lunghi silenzi che hanno evidenziato tutta lo stile episodico ma geniale della partitura.

Recensione
classica
MITO Settembre Musica Milano
17 Settembre 2007
Ciò che ha colpito, dopo un rapido sguardo alla sala del Teatro degli Arcimboldi, è stata la fitta quantità di posti vuoti. Desolante, soprattutto se si pensa che Kent Nagano, direttore americano da poco succeduto a Zubin Mehta alla guida stabile della Bayerisches Staatsorchester, è tra i direttori più richiesti dalle sale di tutto il mondo. In Italia, e a Milano in particolar modo, è ospitato raramente: è questo, forse, uno dei motivi che hanno permesso agli orchestrali di guardare desolatamente la platea "a buchi" e di iniziare il programma con evidente imbarazzo. Onore al merito, dunque, agli organizzatori di MiTo per aver permesso ai milanesi di assistere alla performance del giovane ma navigato direttore e della sua orchestra di Monaco; il pubblico ne è stato ripagato da un concerto in crescendo quanto ad intensità e scavo analitico della partitura. La prima parte ha visto la compagine alle prese con Wagner e il preludio al I atto di Lohengrin, seguito dall'Idillio di Sigfrido. Sonorità terse, rarefatte, a tratti interrogative ma guidate con mano sicura dalla bacchetta di Nagano: il quale possiede uno dei gesti più chiari e "belli" che si possa vedere oggi sul podio; non c'è frase, entrata, dinamica che non venga sottolineata ed esaltata da un movimento delle braccia geometrico ma naturale, a cui risponde un'orchestra di cui ogni sezione fa mostra di sé con tecnica e sonorità ben al di sopra della media. Piatto forte della serata è stata la Quarta sinfonia di Bruckner (eseguita nella prima versione del 1874), di cui Nagano ha dato una lettura quasi al microscopio, verticale nel suo far emergere ogni voce da un universo sonoro vivo e pulsante. Ne esce una lettura destabilizzante, che sottolinea tutta la modernità della scrittura e il suo proiettarsi verso il '900.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo

classica

Ad Amsterdam Romeo Castellucci mette in scena “Le lacrime di Eros” su un’antologia di musiche del tardo rinascimento scelte da Raphaël Pichon per l’ensemble Pygmalion 

classica

Madrid: Haendel al Teatro Real