Italia-Francia per pochi
Dodicesimo incontro tra il jazz nostrano e d'oltralpe, nella nuova sede del Parco della Musica
Recensione
jazz
Le ultime quattro edizioni di "Una striscia di terra feconda" si sono svolte alla Casa del Jazz in un rapporto sinergico. Nel 2009 il "festival franco-italiano di jazz e musiche improvvisate" è passato al Parco della Musica mantenendo la sua filosofia ed i direttori artistici (Paolo Damiani ed Armand Meignan). Ciò che è mutata è la dimensione. La rassegna ha sempre interessato un pubblico fedele ma di nicchia, non sufficiente a riempire regolarmente vaste sale. Fatto sta che nelle due serate del 22 (Emile Parisien Quartet - PMJO con Michel Portal) e del 24 (Giovanni Falzone, Bruno Angelini - Louis Sclavis Quintet) gli spettatori erano inferiori a quanto i concerti meritassero; meglio sono andati i recital di Ludovico Einaudi e Quintorigo. Dispiace che grandi artisti come Michel Portal e Louis Sclavis, incontri eccellenti (Angelini e Falzone), giovani proposte interessanti (Emile Parisien quartet) passino sottotono. Quest'ultimo gruppo (originario di Tolosa, vincitore del progetto "Jazz Migration") ha proposto una musica aggressiva e densa di emozione, di matrice jazzistica ma poco legata a stilemi. Michel Portal ha trovato nella Parco della Musica Jazz Orchestra, diretta da Maurizio Giammarco, una giusta dimensione corale per la sue policrome composizioni, giocate tra sax soprano, clarinetto basso e bandoneon. Sclavis ha proposto un quintetto di giovani musicisti (Lost on the Way) che riportano i suoni del postrock in una dinamica di rischiosa creatività intergenerazionale. Magistrale il duo tra il piano di Bruno Azzolini e la tromba virtuosa ed emozionante del poetico Giovanni Falzone. Sarebbe necessario capire dove non ha funzionato il circuito della comunicazione e se la precedente collocazione non fosse più "giusta" per la rassegna.
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