Il mondo onirico di Romeo e Giulietta
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Recensione
classica
Ad allietare chi non si rassegna al solito repertorio operistico ci pensa periodicamente il Teatro Lirico di Cagliari (al quale è stato da poco assegnato il XXI Premio della Critica Musicale "Franco Abbiati"). E lo fa tuttavia con estrema circospezione, tirando fuori dal cilindro titoli rari, spesso in prima esecuzione italiana, ma sempre attento ad assecondare gusti melomani, cioè evitando accuratamente (e purtroppo) incursioni nella modernità o nel repertorio preromantico (ad esempio nell'opera barocca: che non sarebbe poi un azzardo!). A fine aprile è stata la volta di Romeo e Giulietta del villaggio (A Village Romeo and Juliet) di Frederick Delius, dramma in sei quadri, su libretto tratto dall'omonimo racconto dello scrittore svizzero Gottfried Keller. Opera scritta tra il 1899 e il 1901, che racconta la storia dell'amore fra due giovani (Sali e Vrenchen), figli di due contadini (Manz e Marti) che litigano per un appezzamento di terreno incolto: una faida che riduce le due famiglie in miseria, e spinge i due giovani a suicidarsi lasciandosi affondare in una barca sul fiume. È l'opera più significativa del compositore inglese, e anche quella che ha avuto maggior fortuna, grazie ad una musica solidamente ancorata ai modelli di Grieg e Wagner (A Village Romeo and Juliet è stata considerate una specie di Tristano e Isotta dei contadini) e capace di assecondare perfettamente il sentimento di nostalgia e la spirituale che pervadono l'opera. Partitura dominata da una sapiente scrittura sinfonica, nella quale si innestano le parti vocali, concepite come un declamato ma capace di espandersi in ampie arcate liriche. È costruita su una fitta rete di Leitmotiven, con una scrittura armonica modulante e cromatica (anche se i temi fondamentali sono tutti apertamente diatonici) che determina percorsi sempre carichi di tensione, anche quando crea plaghe sospese, incantate di fronte alla natura. Alla musica di Delius ha reso un ottimo servizio la direzione di Gérard Korsten, che ha puntato sui netti contrasti tra le zone più incandescenti e le trasparenze improvvise, anche se qualche volta è apparso un po' problematico trovare il giusto equilibrio con le voci. Voci di qualità, a partire dai due protagonisti, Eteri Gvazava e John Bellemer, non dotati di strumenti poderosi ma musicalmente assai precisi (in parti lunghe e dalla tessitura impervia) e teatralmente coinvolgenti; bravi anche il baritono Johannes von Duisburg (Il Violinista oscuro), già ammirato a Cagliari nell' Elena egizia e i due contadini rivali di Howard Quilla Croft e Roberto De Candia. Indimenticabile lo spettacolo ideato dal regista inglese Stephen Medcalf con le scene e i costumi (bellissimi) di Jamie Vartan, e le luci a Simon Corder. La natura rigogliosa immaginata da Delius lasciava il posto a uno spazio scenico sconfinato e desertico, onirico, punteggiato da pochi elementi: un cumulo di pietre, un parallelepipedo di spighe e papaveri, una pedana mobile che rappresentava la casa di Vrenchen, una sottile tenda rossa per la scena del circo. Una essenzialità di grande impatto visivo (che però ha impedito di realizzare pienamente le spazializzazioni sonore prescritte da Delius nella partitura), sottolineato dal gioco delle luci e dei colori, trascolorante dal grigio della prima scena, nella quale si consuma la lite per il terreno, alla luce solare dell'incontro tra i due giovani nel campo, al caleidoscopio di colori della nella scena della fiera, all'immagine liquescente e sottomarina con la quale si chiudeva l'opera: con il relitto della barca e i vestiti dei due amanti che calavano dall'alto e sembravano inabissarsi, lenti, nelle acque del fiume.
Interpreti: Croft, De Candia, Bellemer, Leveson / Bullmore, Gvazava, Wise / Pitharas, von Duisburg, Bender, Belfiore, Haselsteiner, Clarke, McElroy, Accurso, Süss
Regia: Stephen Medcalf
Scene: Jamie Vartan
Costumi: Jamie Vartan
Coreografo: Maxine Braham
Orchestra: Orchestra del Teatro Lirico
Direttore: Gérard Korsten
Coro: Coro del Teatro Lirico
Maestro Coro: Paolo Vero
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