Il “Giulio Cesare in Egitto” a Parigi
Trionfo per Bartoli e Vistoli sugli Champs-Élysées
Un trionfo, stavolta al Théâtre des Champs-Élysées di Parigi, per il Giulio Cesare in Egitto di Händel a Parigi, in forma di concerto e con tre controtenori, come seconda tappa, dopo il Lussemburgo, del tour europeo organizzato da Les Grandes Voix - Les Grands Solistes che continuerà poi a Bruxelles, Amsterdam e Colonia.
Protagonisti Cecilia Bartoli che ha brillato nei panni di Cleopatra non solo per la sua bravura, come al solito, ma anche per la sua verve e simpatia, e il controtenore Carlo Vistoli qui come Cesare, e non Tolomeo come recentemente all’Opera di Roma per la regia di Michieletto.
Ottimo anche il contralto Sara Mingardo come Cornelia, la moglie dell’assassinato Pompeo, per l’eleganza e misura delle sue lamentazioni. Ed una piacevole sorpresa è stato ascoltare anche il giovane controtenore coreano americano Kangmin Justin Kim, davvero un impetuoso e bravo Sesto, il figlio di Pompeo dilaniato tra il dolore e il desiderio di vendetta, pure molto applaudito.
Nella parte di Tolomeo ha fatto bene invece il controtenore croato Max Emanuel Cenčić, dal timbro assai solido ed omogeneo, e piacevole poi pure per il bel timbro ramato e la buona agilità anche il basso boliviano José Coca Loza come Achilla, il generale di Tolomeo che infine sarà invece la salvezza del nemico Cesare.
Sul podio il maestro Gianluca Capuano alla guida de Les Musiciens du Prince di Montecarlo inizia subito con acceso brio nell’ouverture e poi trova le giuste misure per passare all’istante da focose arie d’ira a lente arie di sconforto piuttosto che di dolce sentimento d’amore.
Tra i momenti più belli senza dubbio il magnifico duetto tra Cesare e il violino in "Se in fiorito ameno prato" dove Vistoli ha potuto esibire tutta la sua virtuosità nel ruolo che fu per primo del Senesino, altrettanto esemplare il doloroso recitativo ed aria “Dall’ondoso periglio…Aure, deh, per pietà” che Cesare canta quando crede che tutto sia perduto, ha appena rischiato di annegare ed è solo senza soldati, e che Vistoli affronta sciogliendo i capelli e tirando fuori tutta la sua disperazione.
La Bartoli si conferma interprete raffinata in tutte le sue arie e diverte anche con qualche accenno di costume, un caschetto nero piuttosto che due ventagli di piume nell’aria di seduzione, sino al bel coro dell’ultima scena “Ritorni omai nel nostro core” che generosamente sarà bissato durante gli applausi con grande delizia del pubblico evidentemente non ancora sazio dopo tre ore di virtuosismo vocale.
La coppia Bartoli-Vistoli e tutto il resto del cast, tranne il basso Loza, si ritroveranno poi il prossimo gennaio negli stessi ruoli a Montecarlo, sul podio ancora il maestro Capuano, per la nuova produzione del Giulio Cesare con la regia di Davide Livermore.
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