IBMF 1 : I laboratori

A Bali la settima edizione per l’International Body Music Festival

Recensione
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Un bel traguardo per la scommessa fatta da Keith Terry nel 2008: riunire artisti che in varie parti del mondo praticano “musiche da vedere e danze da ascoltare”. L’International Body Music Festival tiene in equilibrio spettacoli, sperimentazioni, laboratori. Finora ha alternato le edizioni a San Francisco con edizioni a San Paolo, Istanbul e un minifestival (di tutto rispetto!) a Terni a novembre 2014 (che promette una seconda edizione a ottobre 2015).

L’edizione di luglio 2015 ha avuto come protagonista il kecak balinese e la collaborazione fra Keith Terry e Pak I Wayan Dibia, maestro di quest’arte e autore del volume Kecak, the vocal chant of Bali: è culminata in un “colossal kecak” con oltre cinquecento cantanti e danzatori a Ubud la sera del 12 luglio. Il Suly Resort a Ubud è stata la base per gli oltre trenta artisti internazionali coinvolti nel festival e la sede dei laboratori mattutini aperti ad un pubblico sia di principianti, sia di performer e insegnanti. Il festival ha così dato modo agli artisti internazionali -protagonisti degli spettacoli serali a Denpasar, Ubud, e dintorni – di condividere tecniche e scelte artistiche e di avviare promettenti collaborazioni, in parte presentate in una serata “Open Mic” ad Ubud.



Fra i laboratori alcuni sono stati dedicati alle tecniche base della bodymusic (Nuria Bowart), altri ad esplicitare in modo sonoro tempo e ritmo dei movimenti di danza (Jep Melendez), mentre altri ancora sono stati dedicati a ritmi da diverse parti del mondo: America Latina (Raul Cabrera e Tupac Mantilla), Brasile (Barbatuques), tango e bulerìa flamenco (Yolanda Gonzalez Sobrado) – Bulerias (Flamenco). Pedro Consorte ha messo in evidenza il rapporto fra creare “groove” ed improvvisazione, ma anche l’ampio potenziale ludico della bodymusic. Il rapporto fra voce e bodymusic è stato al centro della proposta della compagnia di danza del Quebec Bourask (a Bali in quintetto). Sempre dal Quebec, il trio di Theatre a Tempo ha condotto un coinvolgente ed esilarante laboratorio su Rhythmic Clowning L’uso della voce in chiave drum & bass ha avuto per protagonisti Steve Hogan e Brian Dyer.

Un discorso a parte merita il trio Molodi che ha fatto uscire dai college statunitensi lo Stepping afroamericano per trasformarlo in accurata pratica da palcoscenico. Anita Gritsch, Yolanda Gonzalez Sobrado, Philippe Meunier, Evie Laden, Namita Kapoor hanno percorso una geografia tutta particolare: quella delle danze e delle percussioni basati sull’uso sonoro dei piedi. I due “maestri” del festival hanno offerto il meglio del proprio decennale lavoro Keith Terry affrontando le possibilità di coreografare poliritmi, canoni e tempi dispari, Wayan Dibia con un’introduzione alle arti balinese a partire dal kecak.

A turno, gli artisti hanno presentato i propri laboratori ai bambini e agli adulti nei villaggi coinvolti nella preparazione del colossal kecak che hanno ospitato le performance serali. A loro volta, ognuno dei villaggi ha offerto agli artisti e ai partecipanti del festival laboratori sul kecak che hanno permesso di familiarizzarsi con le molte forme di quest’arte sviluppatasi proprio in questa regione balinese fin dagli anni trenta del secolo scorso a partire dalla narrazione del Ramayana indù.

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