I colori inauditi della “Dama” di Gergiev
Per La dama di picche alla Scala applausi per Valery Gergiev e Asmik Grigorian, convince meno la regia di Matthias Hartmann
L’annunciata presenza sul podio di Valery Gergiev crea di regola qualche apprensione, dovuta alla sua irrequietezza leggendaria. Arriverà? Sarà in ritardo? Così è stato anche alla prima della nuova produzione scaligera di Pikovaya dama (La dama di picche) di Čajkovskij, ma poi il maestro è comparso in orario ed è stato il miracolo. Perché all’improvviso l'orchestra non era più la stessa ed era capace di colori mai uditi al Piermarini. Come esempi basti ricordare l'introduzione (grazie al cielo a sipario chiuso) e la scena della camera della Contessa o l'attacco del terzo atto, dove aleggiano sonorità che prenderanno forma nella Sinfonia Patetica. Ma anche sonorità selvagge perfettamente controllate, come pure abbandoni sognanti, mai affettati.
Il cast è stato all'altezza, prima su tutti Asmik Grigorian, una Lisa indimenticabile, per sicurezza d’intonazione, partecipazione emotiva, ma anche per una capacità di recitazione naturale. Non c'è un suo gesto che sia ascrivibile al cristallizzato manierismo della lirica, cosa che talvolta blocca il pur bravissimo Najmiddin Mavlyanov (Hermann), dalla voce generosa e impeccabile. Con loro Elena Maximova (Polina), Julia Gertseva (una Contessa di prima grandezza), Roman Burdenko (Tomskij), Alexey Markov (un dolente Principe di gran classe). È raro ascoltare in Scala voci di tale levatura.
La regia di Matthias Hartmann ha il merito di aver dato al personaggio della Contessa qualcosa in più, sempre in rispetto dell'atmosfera gotica della vicenda, perché la sua figura rimane quella di una signora di età avanzata, ma sul volto ha una strana maschera. La toglierà pochi minuti prima di morire per svelare la sua eterna giovinezza, il cui segreto le è stato rivelato dal conte di Saint-Germain (evocato da Tomskij, quando ricorda l'incontro del "mago" con la nobildonna a Parigi). Purtroppo Saint-Germain spunta più volte e gratuitamente nel corso dello spettacolo, anche come doppio del maestro di cerimonie durante la festa del secondo atto, risolta con una pantomima faunesca che finisce per guastare l'elegante omaggio al Flauto magico. Momenti dello spettacolo francamente da dimenticare, tutto il resto funziona perché con scenografie astratte, pannelli semoventi con tubi al neon abbaglianti per lo spettatore, che si coprono di tendaggi per le scene d'interno. Molti e troppi i fumi e le nebbioline.
Al termine della serata grandi applausi per tutti, qualche accenno di dissenso politico per il direttore russo è stato subito sommerso dalle ovazioni per lui e Asmik Grigorian, buu invece senza appello per il regista e il suo staff.
PS. Da segnalare le date delle repliche, distanziate per via degli impegni del direttore (5, 8, 13, 15 marzo), e come purtroppo la prima della Pikovaya dama abbia anticipato di poche ore l'invasione dell'esercito russo della Ucraina. Sempre che Gergiev torni, perché sia il sindaco Sala sia il sovrintendente Meyer gli hanno chiesto di dissociarsi dalla politica di Putin per poter accedere al podio scaligero.
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