Gatti da Dresda a Verona

Successo per il concerto con la Staatskapelle di Dresda

Daniele Gatti (Marco Borggrever)
Daniele Gatti (Marco Borggrever)
Recensione
classica
Teatro Filarmonico, Verona
Daniele Gatti e la Staatskapelle di Dresda
13 Settembre 2024

Non c'è da stupirsi se Daniele Gatti e la Staatskapelle di Dresda facciano faville nella loro prima tournée dopo la nomina del maestro milanese a direttore stabile. Di quanto riescono e riusciranno a fare insieme hanno dato un assaggio più che convincente a Verona, dove per l'Accademia Filarmonica hanno eseguito Verklärte Nacht  di Schönberg (versione orchestrale 1943) e la Prima di Mahler, entrambe in programma pochi giorni fa a Dresda. Il risultato, pur se scontato, ha lasciato col fiato sospeso per la tensione palpabile che si è subito creata nella sala del Teatro Filarmonico alle prime battute quasi impercepibili di Schönberg. Poi la vastità dei cromatismi, le sospensioni improvvise, il ritrarsi in astratte oasi di malinconia, hanno confermato di quanta duttilità e partecipazione siano capaci gli archi di questo straordinario organico. Che nonostante fossero numerosi hanno sempre dato la sensazione d'interpretare un brano di musica da camera, per l'assoluta trasparenza in ogni passaggio.

Quanto a Mahler, Gatti ha il dono di andare a scovare in partitura dettagli, che di solito passano inosservati, e li porta alla luce. È una scelta pericolosa per l'ascoltatore che rischia di lasciarsi di distrarre dalla scoperta e perdere il filo. Ma così non è stato, perché l'esecuzione della Prima sinfonia non ha mai perso né unitarietà né coerenza, perfino nel quarto movimento, che solitamente sembra contrastare coi tre precedenti prima di riaprirsi alla luce. Insomma un risultato straordinario, per precisione e ricchezza di colori. Con questo, il gesto del direttore si è fatto sempre più essenziale, anche perché con la Staatskapelle di Dresda l'intesa è perfetta; quando non si è ridotto ai minimi termini, come nella prima parte del terzo movimento, con la beffarda marcia funebre sulle note di Frère Jacques.

Lunghi e calorosi applausi al fine serata, ricambiati con un bis inatteso per l'accostamento, ma sorprendente per l'affinità al mondo mahleriano: l'Intermezzo sinfonico di Cavalleria rusticana di Mascagni (naturalmente senza organo).

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Milano: Chailly sul podio per Schönberg

classica

Due opere nel magico Teatro dell'Opera dei Margravi

classica

Non convince l’allestimento di Thaddeus Strassberger