Faust a metà
Solo la musica a Firenze, salta lo spettacolo di McVicar
Recensione
classica
Lo sciopero dei tecnici contro i 28 licenziamenti - che del resto i tribunali avevano già bloccato per eccesso di disinvoltura nei criteri - ha privato la prima del “Faust” all'Opera di Firenze dello spettacolo, l'attesissimo allestimento per il Covent Garden di David McVicar qui ripreso da Bruno Ravella. Il pubblico, assai smagrito giacché molti spettatori hanno deciso per lo spostamento ad altra data, si è dovuta accontentare di qualche elemento sullo sfondo, luci fisse, coro e solisti in abito da concerto, un po' di movimento scenico, e come preludio il sovrintendente Bianchi che dal palcoscenico, al solito, addossava tutta la colpa ai sindacati. Era già successo con “Fidelio”, era destinato a succedere con “Faust”, succederà ancora finché chi di dovere non porrà mano all'incresciosa situazione creatasi in questo teatro. Nelle repliche lo spettacolo è garantito, ma intanto vogliamo raccontare questa recita che in alcuni momenti sfiorava il surreale, come quando scorreva briosa la musica dei celebri ballabili per accompagnare il nulla. Peccato davvero, perché la musica c'era. Juraj Valcuha sul podio confermava la sua tendenza a reinterpretazioni prosciugate e antispettacolari, perdendo in sontuosità e guadagnando in trasparenza e in una personale rilettura dei valori musicali del capolavoro di Gounod. Era ben assecondato dall'orchestra, e da un coro in forma veramente eccellente. Molto bene anche il cast, con il Faust liricamente elegante di Wookyung Kim, la sofferta Margherita di Carmela Remigio, il Mefistofele sapiente e sornione di Paul Gay e l'ottimo e convincente Valentin di Serban Vasile, ben contornati da Laura Verrecchia, Gabriella Sborgi e Karl Huml come Siebel, Marthe e Wagner. Successo, nonostante tutto, assai caloroso.
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