E dopo Pagliacci si balla il sirtaki

Prova vigorosa del tenore Alagna, anche se con delle forzature, ottima la Vassilleva e Piccoli. Regia senza spessore e direzione mediocre.

Recensione
classica
Teatro Filarmonico Verona
Ruggero Leoncavalllo
21 Febbraio 2002
I Pagliacci destinati, nella maggior parte dei casi, ad andare in scena in combinazione con Cavalleria, si sono trovati questa volta nell'insolito abbinamento con il balletto di Mikis Theodorakis, "Zorba il Greco", il cui tratto comune è quello di essere due vicende passionali da cartolina ambientate nel meridione d'Europa. Dopo di che, niente in comune tra il dramma verista che, nonostante tutto il kitsch che si porta dietro, conserva tutto il fascino di una partitura ridondante e densa di sfaccettature, con la pesante trasposizione sinfonica delle musiche del celebre film, interpretato da Antony Quinn nel 1965: in questa versione deprivate di colore e di freschezza etnica. Se l'ambiente nel quale viene ambientata la vicenda di Pagliacci è quello più convenzionale di una piazzetta rurale del sud, i personaggi, nell'allestimento veronese, indossano abiti moderni, specie Nedda, interpretata brillantemente dalla Vassileva, che è molto dark e sexy, con tacchi alti e pantaloni in pelle. Nella regia firmata dai fratelli Davide e Federico Alagna non pare esserci tuttavia una precisa convinzione su tali scelte e non emerge un intento chiaro a connotarne il senso. E' quindi l'altro fratello, Roberto Alagna, che nei panni di Canio viene a caratterizzare in maniera forte il clima violento e passionale della vicenda, con una straordinaria irruenza e vitalità. In tal senso la prova del tenore, di grande generosità, ha evidenziato asperità ed eccessi dovuti ad un'intensa carica vocale ed espressiva, che talvolta l'hanno messo in difficoltà. Preziosa vocalmente, specie nel registro medio-alto, la Nedda della Vassilleva. Ottimo Francesco Piccoli in Arlecchino; un po' cupo e dalla dizione impastata il colore vocale di Enrico Marrucci, nel ruolo di Silvio. Alberto Mastromarino ha saputo interpretare un Tonio dai tratti caricaturali e con carattere, superando l'incidente iniziale nell'acuto del Prologo. Precisa la tenuta dell'orchestra nella direzione di Viekoslav Sutej anche se non è emerso un particolare spessore e solo larvatamente quei contrasti tra diversi piani di lettura - tra il sinfonico, il cameristico e il popolare - di cui la partitura di Leoncavallo è intrisa.

Note: Allestimento del Teatro dell'Opera di San Sebastian

Interpreti: Alagna/ Martinucci, Vassileva/ Gasdia, Mastromarino/ Carroli, Piccoli, Marrucci

Regia: Davide e Federico Alagna

Scene: Davide e Federico Alagna

Costumi: Louis Desiré

Corpo di Ballo: Corpo di ballo dell'Arena di Verona

Coreografo: Lorca Massine Direttore del corpo di ballo - Maria Grazia Garofoli

Orchestra: Orchestra dell'Arena di Verona

Direttore: Viekoslav Sutej

Coro: Coro dell'Arena di Verona

Maestro Coro: Armando Tasso

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