Dal suolo, la pulsazione
Lenine a Latinoamericando presenta il nuovo album
Recensione
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Il palco è ancora vuoto, ingentilito da tre lampadine sullo sfondo, ma ci sono, come tappeto sonoro di un inedito trio, gli oggetti e i suoni quotidiani che Lenine ha voluto come base ritmica di [i]Chão[/i] ("Suolo"), suo decimo album: dieci brani in cui il cantante brasiliano è partito dal suono delle cicale, dal canto di un uccellino o da un qualche rumore metallico che satura il panorama urbano. Il palco è ancora vuoto, ma le basi di “Isso é só o começo” ("Questo è solo l’inizio") sono già partite, raggiunte dopo qualche istante dai musicisti. Il brano fa da cornice alla proposta di [i]Chão[/i] dal vivo: ne sarà anche l’epilogo e, anche in questo caso, i musicisti lasceranno le basi sole sul palco. Nel mezzo, l’inedito panorama sonoro di brani che sembrano già dei classici, dai passi che scandiscono il ritmo della stessa “Chão”, alla domanda gentile dettata dalla macchina da scrivere di “De onde vem a canção”, all’inquietante eco di disboscamenti suscitato dalla sega di “Envergo mas nao quebro” ("Tremo, ma non mi spezzo"), al brano di Lula Queiroga, “Se não for amor, eu cegue”, dove è il battito cardiaco a segnare la ritmica. JR Tolstoi e Giorgi sanno alternarsi con maestria anche all’elettronica e piegare paesaggi sonori diversi alle esigenze dei successi che Lenine sa porgere, con l’energia del rocker che non fa prigionieri (“A rede”, “O atirador”, “Jacksoul brasileiro”), l’incantamento di un contemplatore di orchidee (“E o que me interesa”), la sciamanica ispirazione dei bis “Paciencia” e “Hoje eu quero sair so”, il realismo sognante del break solitario de “O silêncio das estrelas”: "Pensavo di tenere il mondo nelle mie mani, come un Dio mi risveglio mortale”.
Interpreti: Bruno Giorgi: elettronica, basso elettrico, mandolino, chitarra elettrica; Junior Tolstoi: chitarra elettrica, basso elettrico, tastiere; Lenine: chitarre e voce.
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