È dal 1997 che il Ravenna Festival e Riccardo Muti costruiscono, attraverso un concerto, il ponte della solidarietà con città e popolazioni esposte da problemi sociali all’attenzione pubblica internazionale. Le “Vie dell’amicizia” erano dirette quest’anno verso l'Iran. Modificando lo schema consolidato, non ci si è limitati però ad esportare un concerto confezionato in Italia: prove e debutto hanno avuto luogo a Teheran (6 luglio), invitando poi a Ravenna (8 luglio) l’Orchestra Sinfonica e il Coro locali, mescolati fra le file della Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini” e vari musicisti provenienti dalle Fondazioni Lirico-Sinfoniche italiane.
Una volta di più, è stato Giuseppe Verdi l’autore prescelto come collante culturale. N’è sortito un concerto che poteva essere letto in modi diversi, secondo la differente tipologia di spettatore: un programma operistico di non difficile ascolto per i neofiti, la ghiotta passerella di pagine verdiane fra le più alte (ma non necessariamente fra le più note) per gli intenditori, oppure una significativa retrospettiva del più verdiano fra i direttori d’orchestra, che su quelle pagine torna e ritorna da decenni, per coloro che da sempre lo amano e l’apprezzano in tale repertorio.
E allora, quanto è lontana la furia incendiaria che 40 anni fa accendeva il secondo tema della Sinfonia dai “Vespri siciliani”, rispetto ai tempi più ritenuti di oggi, complice fors’anche la difficoltà di tenere unita un’orchestra disomogenea, assemblata per l’occasione; e quanto potente è risuonato il coro patriottico dal “Macbeth”, fors’anche grazie al numero spropositato di orchestrali e coristi, superiore a quanti se ne allineano in una comune rappresentazione teatrale.
E poi i quattro solisti di canto Piero Pretti e Giovanni Sala (tenori), Luca Salsi (baritono), Riccardo Zanellato (basso), capaci di superare sé stessi per precisione e adesione alle richieste di un Muti che coordinava persino le loro entrate e uscite per gli applausi, non lasciando alcunché al caso.
Così, quello che normalmente si riduce a una sterile parata di pezzi d’opera staccati (formula che Verdi aborriva e combatteva più di qualunque acuto aggiunto) si è trasformato in un grande affresco sinfonico-vocale capace di tenerti incollato alla sedia per la tensione continuativa che si creava a dispetto delle ripetute interruzioni date dagli applausi.
Applausi divenuti alla fine vere ovazioni d’interminabile lunghezza, in attesa forse di un “Va’, pensiero” come bis che non è mai arrivato.
Note: PROGRAMMA: Giuseppe Verdi, "I vespri siciliani", Sinfonia e Aria di Procida; "Don Carlo", Duetto dell'Amicizia; "Simon Boccanegra", Aria di Fiesco e Aria di Gabriele Adorno; "Macbeth", Aria di Banco, Coro dei profughi scozzesi, Aria di Macduff e Inno patriottico, Aria di Macbeth, Inno di vittoria finale; "La forza del destino", Sinfonia.
Interpreti: Piero Pretti (tenore), Luca Salsi (baritono), Riccardo Zanellato (basso), Giovanni Sala (tenore)
Orchestra: Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, Musicisti delle Orchestre delle Fondazioni Lirico Sinfoniche italiane, Orchestra Sinfonica di Tehran
Direttore: Riccardo Muti
Coro: Coro del Teatro Municipale di Piacenza, Coro di Teheran
Maestro Coro: Corrado Casati, Razmik Ohanian