Cocteau blanc et noir

In una produzione del Teatro Stabile di Torino, il melologo che Marco Tutino ha tratto dal "Bel indifférent" di Jean Cocteau viene fatto seguite al dramma in prosa originale, per la regia di Davide Livermore.

Recensione
classica
Limone Fonderie Teatrali Moncalieri
Marco Tutino
13 Giugno 2006
Marco Tutino ha scritto un melologo dal "Bel indifférent" di Jean Cocteau: l'ha scritto per orchestra e mezzosoprano, e così è stato eseguito allo Sferisterio di Macerata il 15 e 17 luglio del 2005, con Monica Bacelli protagonista. Davide Livermore, regista tra i protagonisti della prolifica scena teatrale torinese, fatta di molte produzioni dal budget e dalle misure leggere e ridotte, si è detto: perché non facciamo un "Bel indifférent" con prima la parola e poi le musiche? Tutino ha preparato una poulenchiana versione per due pianoforti (ieri alle Limone Fonderie Teatrali di Moncalieri in prima nazionale c'erano le giovani e brave Simona Tosco e Laura Vattano, in sottoveste pure loro, bianca o nera) e Manuela Custer ha cantato in francese dopo che Olivia Manescalchi ha recitato in italiano. Il pubblico era metà di qua i maschi, metà di là del palco le femmine, perché qui si recita il teatro dell'anaffettività e del boicottaggio dei retrocanali emotivi (scusate la competenza): la lei di Cocteau, sola, in sottoveste, avvinghiata al solito telefono di Cocteau (dieci anni dopo, 1940, la "Voix humaine" e Poulenc...) in mezzo. La scenografia di Santi Centineo è scacchiera per terra, bianca e nera, e bianco o nero nei costumi. Basterebbe una parola, ma lui, il bell'indifferente (Giancarlo Judica Cordiglia), sta zitto e esce di nuovo a scoparsi la stronza (citiamo il testo). La nostra chiacchierona masochista spara. Eh, quante monologanti ci scorrono in memoria: Piaf, Magnani, Kabaivanska, Proclemer, Melato, Valeri, Vukotic... Livermore immagina il melologo come un sequel del prologo recitato, e lui finalmente ha la strizza, come se lei fosse il fantasma vendicativo di una suicidata. Mah, oggi un maschio sa che le donne si vendicano già da vive, lì per lì.

Note: produzione Fondazione del Teatro Stabile di Torino/Opéra National de Montpellier/Unione Musicale/Associazione Baretti

Interpreti: Versione teatrale: Olivia Manescalchi e Giancarlo Judica Cordiglia versione da camera per canto e due pianoforti: Manuela Custer (mezzosoprano) e Giancarlo Judica Cordiglia

Regia: Davide Livermore

Scene: Santi Centineo

Costumi: Santi Centineo

Orchestra: pianoforti Duo Casella (Simona Tosco, Laura Vattano)

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