Chiude la EUYO, chiude un pezzo di Europa
La Commissione Europea ha bocciato il progetto di finanziamento
Recensione
classica
È di questi giorni la notizia che la European Union Youth Orchestra (EUYO) è destinata a chiudere da settembre per mancanza di finanziamenti. E dunque dopo quarant’anni, l’orchestra fondata da Joy and Lionel Bryer nel 1976 con il significativo sostegno artistico di Claudio Abbado, suo primo direttore musicale, chiuderà un luogo significativo dove costruire concretamente un‘idea di cittadinanza e di appartenenza al progetto di un‘Europa Unita.
Alla Commissione Europea preferiscono non commentare e si limitano a sottolineare che la decisione è puramente tecnica: la EUYO ha presentato un progetto per ottenere un finanziamento e tale progetto è stato considerato insufficiente, rispetto ad altri, da un comitato esterno di esperti. Nessuna considerazione politica, nessuna discriminazione se non sulla base dei criteri stabiliti nel bando per l’ottenimento di fondi. Punto.
È evidente che da organismo puramente tecnico, la Commissione si limita a svolgere un ruolo tecnico. La vera questione qui è politica poiché è alla politica spetta decidere. Al di là dei suoi risultati artistici internazionalmente riconosciuti, è evidente che la EUYO è assai più di un’occasione di formazione per giovani musicisti. È uno di quei luoghi dove si prova a costruire un’idea di cittadinanza europea fondata su quei valori che l’Europa riconosce come fondanti della sua identità. Almeno a parole, la cultura è uno di questi. È uno di quei luoghi che provano a superare frontiere, muri, fili spinati e a mettere insieme un gruppo giovani europei e non solo nel segno della grande musica. Chiuderla è chiudere un pezzetto di quella coscienza europea, che oggi non gode davvero di buona salute.
Che fare, dunque? Nell’immediato far sentire che qualcuno ci tiene a questa idea di Europa, magari sottoscrivendo l’appello alle istituzioni europee (Euyo) e magari sperare che qualcuno, compresi i governi europei, mettano mano al portafoglio. E in un futuro non troppo remoto si riconosca all’EUYO quel ruolo speciale che ricopre nella costruzione di una identità europea, dotandola di finanziamenti più certi perché, per citare citare Jean Monnet, uno dei padri fondatori della costruzione europea, “niente è possibile senza gli uomini, niente è durevole senza le istituzioni”.
Che fare, dunque? Nell’immediato far sentire che qualcuno ci tiene a questa idea di Europa, magari sottoscrivendo l’appello alle istituzioni europee (Euyo) e magari sperare che qualcuno, compresi i governi europei, mettano mano al portafoglio. E in un futuro non troppo remoto si riconosca all’EUYO quel ruolo speciale che ricopre nella costruzione di una identità europea, dotandola di finanziamenti più certi perché, per citare citare Jean Monnet, uno dei padri fondatori della costruzione europea, “niente è possibile senza gli uomini, niente è durevole senza le istituzioni”.
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