Questo Boris Godunov, il settimo nella storia del Teatro del Maggio dal 1940 ad oggi, ha avuto un netto successo nella parte musicale affidata alle cure di Semyon Bychkov, mentre c'è stata autentica battaglia fra dissensi e applausi altrettanto convinti e pugnaci per la messinscena di Eimuntas Nekrosius, che tornava al Comunale dopo il Macbeth del 2002 con cui aveva esordito nella regìa d'opera. Bychkov si muove in questa partitura con sorgiva ma meditata felicità di fraseggio soprattutto in certo ampio e malinconico periodare alla russa, individuando un tono generale misurato e tutt'altro che sgargiante, ben assecondato dall'orchestra e coro del Maggio e da un cast di bel livello complessivo, dominato dal Boris sofferto di Ferruccio Furlanetto, e in cui spiccano, per qualità delle caratterizzazione o pregi vocali, lo Suiskij quasi espressionista di Philip Langridge, il generoso Grigorij di Torsten Kerl, l'ottimo Scelkalov di Andrei Breus, la luminosa Ksenija di Julia Kleiter, l'Innocente di Evghenij Akimov. Geniale l'impianto scenico (di Marius Nekrosius) in un inquietante gioco di vuoti e pieni che colloca la vicenda in un sottosuolo labirintico come una tana di talpe molto al di sopra della quale spunta un campo di grano: questa storia russa secondo il celebre regista lituano è tutta lontana dalla luce, minata dalla rozzezza, dalla crudeltà, dalla follìa, da ogni sorta di cupa e crudele coazione. E' una vera e propria foresta di simboli o piuttosto emblemi inquietanti (specchio, culla, fuoco, acqua, dondolio di campane, cavalli di legno, betulle-forche, croci, primitivi demoni della follia, giovani parche e monacelli in nero che spazzano la polvere della storia e tengono i fili del destino che muove gli attori del dramma) quella a cui Nekrosius dà vita in primo piano e nelle numerose - forse troppo - controscene, una foresta in cui lo spettatore - soprattutto se neofita del Boris - finisce per smarrirsi, ma fremente di una tensione tragica inquietante che si comunica a tutto il palcoscenico in un tono teatrale comunque alto e vero, in cui il simbolo sembra decollare da "concetto" a vissuto teatrale autentico, anche quando continua a sfuggircene la chiave.
Note: Nuovo allestimento
Interpreti: Boris Godunov: Ferruccio Furlanetto; Feodor: Tove Dahlberg; Ksenija: Julia Kleiter; La nutrice: Margarita Nekrasova; Suiskij: Philip Langridge; Andrej Scelkalov: Andrei Breus; Pimen: Vladimir Vaneev / Ayk Martirossian (23, 25); Grigorij: Torsten Kerl; Marina: Julia Gertseva; Rangoni: Valeri Alexeev; Varlaam: Vladimir Matorin; Misail: Viacheslav Voynorovsky; L'ostessa: Francesca Franci; L'Innocente: Evghenij Akimov / Juan Francisco Gatell (25)
Regia: Eimuntas Nekrosius
Scene: Marius Nekrosius; Luci: Jean Kalman
Costumi: Nadezda Gultyaeva
Orchestra: Orchestra e coro del Maggio Musicale Fiorentino
Direttore: Semyon Bychkov
Coro: Ragazzi Cantori della Città di Firenze Associazione Musicale F. Landini
Maestro Coro: Piero Monti. Maestro del coro dei ragazzi: Marisol Carballo