Anderszewski, o del pianoforte in ossimoro

Bach, Szymanowsky e Chopin per lo straordinario recital del pianista polacco al Bologna Festival

Recensione
classica
Bologna Festival Bologna
20 Maggio 2004
Se non lo conoscete prendete nota e alla prima occasione tuffatevi a pesce su un biglietto (o su un cd), a qualsiasi costo. Piotr Anderszewski vale un viaggio di quelli veri, è uno dei più grandi pianisti di oggi. Fa trentacinque anni e ne mostra ventotto, suona il pianoforte "in ossimoro": i suoi pianissimi sono granitici, una qualità e forza di suono emozionanti, che non trovi mai, e i suoi fortissimi hanno pasta aristocratica, riescono a cantare sempre. È un po' una reinvenzione dello strumento. Tanto che, talora, Anderszewski fa anche ciò che non t'aspetti e manco sarebbe scritto: ma dopo che l'ha fatto, sei convinto che andava proprio fatto così. E sei anche convinto che difficilmente lo riascolterai, fatto così (ma che differenza, quanto a originalità legittime, col primo Pogorelich). Suona con la Mullova e fece strepito al debutto londinese nel 1991 con le "Diabelli" beethoveniane, questo formidabile musicista. Ha origini polacco-ungheresi: le senti. Perché non si vergogna di fare Chopin senza le ipoteche strutturaliste: fa un "vero" Chopin, quasi quasi ci scappa la lacrima. Eppure non v'è un gesto, un intervallo solo, un motivo, che non sia squisitamente contenuto e in stile. Anderszewski conosce perfettamente i confini, li rispetta, ma insieme gioca ("gioca", sia inteso) a fare l'anarchico. Nella seconda parte di questo recital che abbiamo colto al Bologna Festival (che infilata di nuovi pianisti: prima Arcadi Volodos, poi Anderszewski) si ascoltavano le complesse e bellissime tre "Mazurche op. 63", e poi il monumento imperioso, la terza "Sonata", l'opera 58 in si minore. Il tema cantabile dell'Allegro si fatica a pensarlo più intenso e vero, e tutto è una lezione. Lo era anche nella prima parte: "Ouverture in stile francese" in si minore di Bach e le estenuate, fascinose, profumate "Métopes esagonali" di Szymanowski. La qualità di tocco di Anderszewski è il motore di tutto: Bach viene letto attraverso il timbro, lo Steinway sembra avere i registri, è tutt'altra cosa da Gould ma, credete, è una via possibile e, con quella, persino confrontabile. Non è poco, non vi pare?

Interpreti: Programma: F. Chopin: Mazurche op. 63, Sonata n. 3 in si minore, op. 58; J. S. Bach: Ouverture in stile francese in si minore; K. Szymanowski, Métopes esagonali

Direttore: Pianista: Piotr Anderszewski

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