Aida kolossal e fedelissima

Successo al Teatro Regio di Troino per "Aida" con la regia di William Friedkin fedelissima al testo verdiano

Recensione
classica
Teatro Regio Torino
Giuseppe Verdi
11 Ottobre 2005
"Un popolo senza teatro è un popolo morto", comincia così, con questa frase di Federico Garcia Lorca scritta sul display dei sopratitoli la prima di "Aida", spettacolo inaugurale della stagione 2005/2006 del Teatro Regio di Torino. Sul palco, schierate, le maestranze del teatro, un rappresentante sindacale legge un comunicato sui disastri che i tagli della Finanziaria al Fus produrranno sulla vita cultura italiana. Il Regio, gremitissimo, li applaude. William Friedkin, il regista premio Oscar di "Il Braccio violento della legge" e "L'Esorcista" come avrebbe affrontato Verdi? Questa era la curiosità: mummie che fanno paura come Linda Blair? Radames che sventa un traffico di droga come Gene Hackman? Niente di tutto questo. Friedkin ama l'opera e non è un neofita (al suo attivo ha già le regie di "Wozzeck", "Sansone e Dalila", "Salome", "Il Castello di Barbablù" e "Gianni Schicchi") quindi non commette il solito errore che fanno tutti i registi di cinema quando approdano all'opera: riempire il palcoscenico di personaggi, ingolfare i preludi di controscene e macchiette, cercare sottotesti e significati nascosti. No, Friedkin è fedelissimo al libretto verdiano, quindi nessuna invenzione balzana, aiutato dalle maestose e fiabesche scene di Carlo Diappi (il monumentale tempio di Fhtà avrebbe fatto la gioia di Auguste Mariette) e dalle bellissime luci di Andrea Anfossi, dipana la storia con attenzione ai particolari (il gesto stizzoso di Amneris che strappa la collana del vincitore ad Aida, Aida, disperata, che si raggomitola al buio, la tomba che sale davanti agli occhi degli spettatori) e un trionfo hollywoodiano (mozzafiato le due acrobate della Scuola di nuovo Cirko di Torino che volteggiano appese a un drappo) con tanto di sfilata dei guerrieri in platea e due piroghe con divinità animate. Fiorenza Cedolins è un'Aida quasi ferina nel difendere il suo amore per Radames e cesella un "Cieli azzurri" che sarà difficile dimenticare, Walter Fraccaro gioca la carta eroica di Radames, ma dovrebbe arricchire il suo personaggio di qualche sfumatura per non renderlo monodimensionale. Superba la prova del coro, brillante la direzione di Pinchas Steinberg che ci restituisce tutte le facce di "Aida", i momenti più intimi e quelli più magniloquenti. Successo vivissimo. Seguono, a partire da oggi, undici repliche già tutte esaurite.

Note: Nuovo allestimento Teatro Regio Torino

Interpreti: Aida, schiava etiope (soprano) Fiorenza Cedolins / Micaela Carosi (12, 14, 16, 18, 21, 25, 27); Amneris, figlia del re (mezzosoprano) Marianne Cornetti / Carolyn Sebron (12, 14, 16, 18, 21, 25, 27); Radames, capitano delle guardie (tenore) Walter Fraccaro / Nicola Martinucci (12, 16, 18, 21, 27) / Alberto Cupido (14, 25); Amonasro, re d'Etiopia, padre di Aida (baritono) Alberto Gazale / Luca Grassi (12, 14, 16, 18, 21, 25, 27) Ramfis, capo dei sacerdoti (basso) Giorgio Surian / Riccardo Zanellato (12, 14, 16, 18, 21, 25, 27); Il re (basso) Alfredo Zanazzo; Un messaggero (tenore) Carlo Bosi; Una sacerdotessa (soprano) Marianna Cappellani

Regia: William Friedkin

Scene: Carlo Diappi; Luci Andrea Anfossi

Costumi: Carlo Diappi

Coreografo: Marc Ribaud

Orchestra: Orchestra e Coro del Teatro Regio

Direttore: Pinchas Steinberg

Maestro Coro: Claudio Marino Moretti

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