Ad Anversa Norma con l’aria di Wagner

In forma di concerto diretta da Alejo Pérez, brilla il Pollione di Kim Kyungho

Norma
Norma
Recensione
classica
Opera Ballet Vlaanderen di Anversa
Norma
26 Gennaio 2025 - 30 Gennaio 2025

Ad Anversa una versione in forma di concerto molto romantica della Norma di Bellini con la particolarità dell’inserimento dell'aria "Norma il predisse, o Druidi" scritta per la parte di Oroveso nel 1839 da Richard Wagner, grande ammiratore del compositore siciliano e specialmente di quest'opera, che sostituisce la quarta scena originale del secondo atto "Coro e sortita d'Oroveso". Un’aria di Wagner che pochi conoscono perché molto raramente eseguita. Proporla è stata un’idea del maestro argentino Alejo Pérez, direttore musicale dell'Orchestra Sinfonica dell'Opera Ballet Vlaanderen, che ha dato un’interpretazione della partitura belliniana un po’ diversa del solito, discutibile forse ma sicuramente ben realizzata, molto ricca di colori, energia, passione,  amalgamando così meglio l’impetuosa pagina wagneriana alla più languida scrittura protoromantica belliniana. L’aria di Wagner si apre con un lungo pizzicato , e si comprende subito che non è più Bellini perché, abbandonata l’essenzialità dell’accompagnamento ed il suo arco melodico lungo, è un crescendo di potenza orchestrale che esplode nel finale tanto da fare pensare ad alcune pagine del Ring. Wagner scrisse quest’aria quando viveva a Parigi per il grande basso Luigi Lablache, ma da lui mai eseguita, più difficile dell’originale belliniano e che necessita quindi di una voce con bei fa grave. Ad interpretare il capo dei druidi, ad Anversa c’era il basso croato Ante Jerkunica, un bravo e solido professionista, con il giusto piglio interpretativo, che però è mancato proprio nelle note più profonde, emesse con voce quasi impercettibile, e questo si nota subito, anche nelle parti scritte da Bellini e non quindi solo poi nell’aria con orchestrazione più possente di Wagner. C’era poi grande attesa per la performance di Anna Princeva come Norma ed il soprano d’origine russa, dalla carriera in rapida ascesa che non ha deluso per bellezza della voce e capacità, ma che è sembrata ancora non abbastanza matura per interpretare Norma, non abbastanza drammatica, tende a gonfiare la voce per dargli più spessore nelle note basse, anche se nel secondo tempo è entrata meglio nel personaggio ed ha acquisto sicurezza arrivando finalmente a commuovere. La sua Casta Diva è stata cantata con sufficiente agilità e cura, non risparmiandosi nei passaggi più difficili, ma non ha incantato perché un po’ algida; Esilità à che è stata evidenziata ancora di più dal fatto di avere al fianco una Adalgisa invece di temperamento focoso, il mezzosoprano brasiliano Josy Santos, dalla voce scura e potente, forse fin troppo  per la parte della più giovane e dolce novizia, ma una cantante di cui probabilmente sentiremo molto parlare perché di grande talento, centri corposi e acuti pieni, ed è stato un piacere ascoltarla anche se non nella parte ideale per il colore della sua voce. Entrambe però, sia la Princeva che la Santos devono stare più attente al fraseggio perché nella foga la loro dizione italiana diventa incomprensibile. Una sorpresa pure molto piacevole, e dal fraseggio e dizione italiana invece irreprensibili, anche se non parla la nostra lingua ma evidentemente ha studiato tanto e bene, poi il giovane tenore sudcoreano che interpreta Pollione, Kim Kyungho, timbro virile e acuti sicuri e possenti. Anche chi lo ha trovato più un tenore di forza romantico che un baritenore di stile neoclassico, quale era Domenico Donzelli che è stato il primo interprete del ruolo, non ha potuto non ammettere che Kyungho è stato molto bravo, uno dei migliore Pollione sulla scena di questi ultimi anni, dall’interpretazione intensa ed elegante, con gli accenti giusti, che ha regalato un personaggio a tutto tondo, sfaccettato, sinceramente e profondamente innamorato di Adalgisa, quando invece troppo spesso è piatto, ridotto ad essere rappresentato come un uomo debole, succube del suo desiderio, infedele che solo alla fine, dinanzi al rogo e alla confessione di Norma, si rende conto della grandezza della donna che voleva abbandonare.  Infine, la forma di concerto purtroppo non ha permesso di fare brillare pure il bravo Coro dell’Opera Ballet Vlaanderen, relegato in fondo al palcoscenico e che arriva in sala spesso un po’ esile e sfocato, ma arriva sufficientemente potente nel suo famoso “Guerra, guerra!”.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

La Fondazione Arena di Verona inaugura la stagione lirica al Teatro Filarmonico con un riuscito allestimento del “Falstaff” di Antonio Salieri nel cinquantenario della riapertura del teatro

classica

Al Teatro Sociale approda l’opera di Umberto Giordano ma il pubblico latita 

classica

Torna in scena a Palermo, con qualche dissenso, la regia di Martone del capolavoro verdiano