Dittico spagnolo
Al Teatro Real di Madrid La vida breve e Tejas Verdes
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La vida breve di Manuel de Falla torna sulle scene del Teatro Real di Madrid, a quasi 30 anni dalla première che inaugurò riapertura di un teatro modernamente ristrutturato, dopo un lungo e travagliato periodo di chiusura, durante la guerra civile. Torna emblematicamente quasi a ricordare l’ambivalente relazione di questo titolo di Falla con il Real: infatti, nonostante, nel lontano 1905, fosse risultato vincitore di un concorso bandito dalla Real Academia de Belas Artes de Madrid, non riuscì ad essere rappresentato, per poi debuttare in terra straniera, nel 1913 a Nizza, con tutta la forza e la carica del suo debordante esotismo.
Ora, in questa ripresa, l’opera in due atti di Falla viene presentata abbinata al titolo di un lavoro contemporaneo, Tejas verdes, scritta per l’occasione, dal compositore Jesús Torres, con un’operazione registica e compositiva tendente a creare un clima comune, in una trama di sottili relazioni, di contenuti e di evocazioni, con una violenta carica di denuncia.
Tale connessione tra due opere, così distanti per argomento e stili musicali, si basa essenzialmente sul fatto che le protagoniste femminili dei due lavori sono entrambe vittime tragiche di società oppressive: dove la Salud dell’opera di Falla, è la figura tipica della contadinella raggirata dal signorotto, vittima di un inganno amoroso, mentre la Colorina di Tejas verdes, è una prigioniera, oggetto delle più brutali violenze e di torture, in un campo di concentramento di un regime dittatoriale.
Nello scenario spoglio, che condividono le due opere, si stagliano i lavori plastici di Soledad Sevilla: una parete fitta di garofani rossi e immagini materiche di colate di colore, con un’impostazione per la quale nel complesso l’ambientazione e i personaggi si caricano di forti valori simbolici; man mano che si procede e che si sviluppa l’azione appare evidente l'intenzione di conferire un’impostazione registica, da parte di Rafael Villalobos, carica di un forte impulso rivendicativo di carattere femminista.
Le due opere appaiono strettamente legate come da un unico filo narrativo, con personaggi che dall’una all’altra, ricompaiono come a ritrovare il loro doppio. In un’opera come La vida breve siamo lontani da un’ambientazione folklorica accattivante, tipo España cañí; e il caratteristico batter dei tacchi, proprio del zapateado flamenco, viene qui interpretato da un gruppo aggressivo di militari con pose e saluti nazisti, gruppo che poi ritroveremo nel campo di concentramento in Tejas verdes, a interpretare e mimare violenze e torture nei confronti delle donne. Straordinario il lavoro corale e coreografico del cast e dei danzatori con una mirabile gestione dell’azione mimica, mentre sul piano musicale la conduzione del lavoro di Falla scorre con notevole fluidità ed incisività sotto la guida del direttore Jordi Francés.
La musica di Jesús Torres si caratterizza, fin dagli esordi, per una scrittura vocale che si muove con caratteri incisivamente espressionistici, sopra una compagine orchestrale estremamente densa di sonorità, con numerose percussioni, con in più, a quelli di un’orchestra tradizionale, i timbri di una fisarmonica, di un sax, piatti cinesi, steel drum, blocchi di metallo sospesi… C’è una notevole densità di elementi che la scrittura di Torres va accumulando, stratificazioni di ritmi e contrappunti, eterofoníe, prevalenza decisa di voci femminili in una strategia nella quale la tensione costante sembra essere l’elemento prevalente; un senso di angoscia opprimente, nella quale la conglomerazione quasi costante di tali elementi ci pare quasi occultare le intenzioni espressive sottese, anche se non mancano momenti lirici di notevole intensità, specie nelle parti riservate alla voce del personaggio di Colorina.
Cast vocale e compagine corale di pregevole livello con grande affiatamento sia sul piano attoriale che vocale. Da segnalare l’intervento della cantante flamenca Maria Marín, per come si inserisce nel momento teatrale, la vibrante ed intensa prestazione di Adriana Gonzaléz nel ruolo di Soledad, così come la toccante prestazione di Natalia Labourdette nella parte di Colorina, incisiva e vocalmente ineccepibile Ana Ibarra nelle due opera della Nonna, nell’opera di Falla, e della dottoressa in quella di Torres.
A parte qualche plateale abbandono, abbastanza normale da parte di un settore del pubblico del Real per questo tipo di proposte, il dittico è stato accolto e applaudito richiamando sulla scena a più riprese i protagonisti e il numerosissimo cast.
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