Le pagelle di Sanremo 2025 (tutte le canzoni)

Perché stare svegli fino alle 2 di notte per guardare il Festival se si possono leggere le pagelle di Jacopo Tomatis?

Sanremo 2025
Articolo
pop

In una densa prima serata di Sanremo 2025, in cui Carlo Conti ha proposto 29 canzoni, un paio di superospiti e nel tempo rimasto risolto la questione palestinese, rimane la sensazione di un'annata nel segno della monotonia. 

L’omogeneità delle firme – gli stessi undici autori compaiono nel  66% dei pezzi in gara: ne abbiamo parlato qui – restituisce un clima da lottizzazione democristiana dei tempi d'oro. È in linea, del resto, con il mood delle canzoni, che pescano a piene mani dal passato della canzone italiana, nel segno della restaurazione. 

Il risultato è una aurea mediocritas in cui, giunti all'una e trenta di notte mentre scrivo queste righe, davvero si fa fatica a riconoscere un rapper dall'altro, una cantante dall'altra.

Nel p(i)attume generale, anche le pagelle, come le canzoni, divengono sempre di più esercizio di stile. Proviamoci lo stesso, anche noi – come Sanremo – per rispetto alla tradizione.

Come al solito, qui trovate le pagelle delle anteprime, e qui le pagelle dell'anno scorso per ripassare (e per ricordarvi dell'esistenza dei Bnkr44).

L'appuntamento è, come sempre, per la serata cover di venerdì.

1. Gaia - "Chiamo io chiami tu"

Lo hook («Chiamo io chiami tu») funzionerebbe pure. Però poi uno dei settantasette autori che ha firmato la canzone di Gaia ha deciso di inserirci un bridge che non c’entra nulla, e poi uno stacco per buttarla in caciara, e poi un’altra finta, e la finta della finta, e poi non vuoi mettercela la parte melodica «perché siamo a Sanremo, la gente se lo aspetta»? Gaia – che non ha un cognome perché altrimenti potremmo non confonderla con altre settantasette cantanti simili – interpreta quest’ultima con il carisma performativo di un cartonato di Annalisa (Minetti).

VOTO 6

2. Francesco Gabbani - "Viva la vita"

A otto anni da “Occidentali’s Karma” Gabbani sembra il fratello più giovane e attraente di se stesso: da qualche parte deve esserci un ritratto che invecchia al posto suo. Solo che non è un ritratto ma la sua canzone, il tentativo di far convivere il fratello sanremese di Vasco Rossi con un testo generato dallo stesso bot che scrive i libri di Fabio Volo.

VOTO 4 e Premio Buongiornissimo kaffè?

3. Rkomi - "Il ritmo delle cose"

Il pezzo ha almeno due buone idee melodiche, per nulla scontate: il ritornello frantumato che tiene insieme arrangiamento di archi e gusto urban e l’uscita (“decrescendo”). Ci si appiglia a quelle per non farsi spazzare via dalle vocali aperte di Rkomi e dal suo torace depilato in stile Maciste all’Inferno.

VOTO 6.5 e premio Torso virile colossale

4. Noemi - "Se t'innamori muori"

Da quindici anni a questa parte Noemi canta tutte le canzoni come se fossero “Sally” di Vasco, e il brano di quest’anno non fa eccezione. Ma sono lontani quei momenti quando uno sguardo provocava turbamenti, e nonostante qualche bella trovata di scrittura (firmano Mahmood, Blanco e Michelangelo, il team di “Brividi”) “Se t’innamori muori” si candida a essere dimenticata nel giro di poco.

VOTO forse ma forse ma 6

5. Irama - "Lentamente"

Ed è ancora Blanco fra gli autori, che qui presta uno dei suoi ritornelloni emo-testosteronici a Irama, che glielo restituisce tutto sudato e appiccicaticcio di Vodka Redbull.

VOTO 5

6. Coma_Cose - "Cuoricini"

Erano giovani e hipster. Cantavano “Pakistan” e “Anima lattina”, e ora fanno i Ricchi e poveri per la Gen Z, truccati lei a metà fra Mina e Frank-N-Furter, lui come Fiorello epoca villaggio Valtour.

Ciò detto, nella depressione caspica dei brani di quest’anno “Cuoricini” si candida a infestare tutte le feste con i gonfiabili da Lorenteggio a Gallipoli. E occhio: Gabbani ci vinse un festival, con il target “infanzia”.

VOTO <3 <3 <3

7. Simone Cristicchi - "Quando sarai piccola"

C’è un Festival di Sanremo, e Cristicchi deve decidere come tirare su un po’ di SIAE. Chiede a Chat GPT: «Come potrei commuovere il pubblico questa volta?». Un minatore che muore in miniera? La malattia mentale? L’acne neonatale? La piccola fiammiferaia? Enrico Nigiotti? L’Olocausto? Il bullismo? Le foibe?

Alla fine, siccome foibe e malattie mentale le ha già fatte, Cristicchi opta per la demenza senile di sua madre e chiede al bot che scrive il Buongiorno di Gramellini di confezionargli un testo allo scopo. Clickbait emotivo, pornografia dei sentimenti. Chi si commuove è complice.

VOTO 3 e Medaglia speciale “Nonno Hollywood”

8. Marcella Bella - "Pelle diamante"

Marcella Bella nel 1972 cantava “Montagne verdi” («Con te vicino più paura non avrò / E un po' più donna io sarò”) e nel 2025 si prende la quota femminista di Sanremo 2025 con “Pelle diamante”. Diceva Marx che la storia si ripete sempre due volte, la prima come tragedia e la seconda come farsa.

VOTO 6.5 e Targa "comunque Bella"

9. Achille Lauro - "Incoscienti giovani"

«Io mi ricordo quattro ragazzi con l’Auto-Tune / e un tatuaggio sulla spalla». Lauro aveva già bazzicato il filone romanesco vendittiano (cfr. “Roma”, da 1969) ma ora ci si butta a pesce, con una canzone che mira a colonizzare il palinsesto di Radio Tor Pignattara per i prossimi anni. Look con marsina a metà fra il Pinguino di Batman e M il figlio del secolo.

VOTO 6 e se nasce una bambina poi la chiameremo Rooooolls Royce 

10. Giorgia - "La cura per me"

Da più di trent’anni Giorgia canta ogni canzone come se fosse una canzone di Giorgia. L’ennesimo brano di Blanco non fa eccezione, e la nostra è costretta a inventarsi un modo per far quadrare il conto degli accenti storti. Non riuscendoci (è solo Giorgia, non l’Accademia della Crusca) la butta in caciara con una sequenza di giorgeggi (marchio registrato).

E anche questa volta è andata. L’abbonata Rai in terza fila potrà dire «Mo che brava che l’è la Giorgia [ce la immaginiamo romagnola, l’abbonata] può cantare qualunque cosa». Il brano non è malvagio, ma di canzone in canzone rimane il dubbio su che cosa avrebbe potuto essere Giorgia con degli autori migliori.

VOTO 6 e Premio Gio-o-o-o-o-o-o-o-o-o-o-org-i-i-i-i-iiiia

11. Willie Peyote - "Grazie ma no grazie"

«Dovresti andare a lavorare e non farti manganellare nelle piazze»; «Questa gente non fa un cazzo, li mantengo tutti io con le mie tasse», mentre non si sa «a quali parole» si deve mettere «l’asterisco al plurale», canta Peyote muovendosi con la disinvoltura di un cosplayer di Daniele Silvestri, epoca “Salirò”. 

L’ascoltatore è turbato: è satira? È serio? È una parodia? In fondo Willie Peyote è un rapper con gli occhiali, i rapper con gli occhiali devono essere per forza intelligenti (un po’ come i puffi). L’ascoltatore applaude, felice, anche se non ha capito da che parte sta – lui e Peyote.

VOTO 4 e Targa Uomo Qualunque

12. Rose Villain - "Fuorilegge"

Rose Villain è grande esperta di brani Frankenstein in cui le parti sembrano cucinate insieme a caso con i pezzettoni di frattaglie ancora interi, tipo la Finanziera. Qui, ad esempio, c’è uno break ballabile per TikTok (lo hook “Fuorilegge”), una sezione con battimani un po’ gospel e un ritornello epico arrangiato da uno Hans Zimmer sotto steroidi. Neanche a Chernobyl.

VOTO 5.5

13. Olly - "Balorda nostalgia"

Olly, un Tananai più coatto cui la pubertà ha fatto pagare un conto salato, ha una ballad piaciona e autotunizzata senza infamia senza lode. Che proprio per questa ragione, immagino, viene data sul podio dai bookmaker.

VOTO 5 e Premio Tananai

14. Elodie - "Dimenticarsi alle 7"

Il brano non è disprezzabile, ma non sembra essere nelle corde di Elodie, più a suo agio con il repertorio urban che non con una canzone melodica piuttosto classica (con una punta di raffinatezza anni Settanta, alla Matia Bazar). Il risultato è che la canta piantata davanti al microfono, agitando le mani come una Mina tamarra.

VOTO 5

15. Shablo feat. Guè, Joshua & Tormento - "La mia parola"

Con più co-autori di un paper scientifico, “La mia parola” sembra un’operazione buona giusto per tirare su un po’ di SIAE senza scontentare nessuno. Soprattutto, un’operazione fuori tempo massimo, al confine fra l'omaggio alla vecchia scuola, il kitsch, l’appropriazione culturale e un carnevale in provincia, in cui dei quarantenni ubriachi di Mateus si travestono da rapper con le catenazze e i pantaloni bracaloni. 

A margine: sarebbe ora di votare una moratoria per vietare i cori gospel a Sanremo.

VOTO 5.5

16. Massimo Ranieri - "Tra le mani un cuore"

Nek e Tiziano Ferro che scrivono, Massimo Ranieri che canta. Siamo a Sanremo,  male non può andare: almeno Ranieri sa cantare i ritornelloni.

VOTO 6.5

17. Tony Effe - "Damme 'na mano"

Evidentemente provato dalla campagna social contro di lui e contro la trap (capitanata dalla temibile Pediatra Carla), il pericoloso sovversivo Tony Effe si presenta sul palco dell’Ariston con un brano che più innocuo non si può. Ed è un problema, perché senza neanche quel friccicore del proibito, e in versione Lando Fiorini autotunizzato, Tony Effe è poco più di un gattino annaffiato, che non fa brutto neanche ad Amedeo Minghi.

VOTO 5 e Grande Raccordo Anulare

18. Serena Brancale - "Anema e core"

Serena Brancale scrive nel suo curriculum "jazzista" per convincere qualche assessore alla cultura, ma di jazz c'è francamente molto poco. Siamo più dalle parti di una Ana Mena pugliese, fra ritmi latini, funk, mood da electroswing italoamericano e pad con suoni di congas. Padre mio, perché mi hai abbandonato?

VOTO 4 e Premio Bill Friselle

19. Brunori Sas - "L'albero delle noci"

Brunori Sas arriva a Sanremo con almeno un decennio di ritardo sulla fase creativa della sua carriera, e come per altri cantautori di mezza età prima di lui, la sua partecipazione al Festival suona come un tentativo estremo di rilancio. “L’albero delle noci” è però un pezzo non particolarmente riuscito: il ritornello è intrigante, ma la strofa rimane inchiodata in rime baciate, clima buonista e mood da cantautore davvero troppo classico per interessare a qualcuno che non sia un rappresentante della sala stampa di Sanremo.

VOTO 6- e Targa MEH

20. Modà - "Non ti dimentico"

La cosa più carina che si può dire è che un buon brano dei Modà.

VOTO 4

21. Clara - "Febbre"

Clara (anche lei rigorosamente senza cognome per le ragioni sopra menzionate) non sembra vibrare di carisma. La scelta di vestirla elegantissima e con tacco telescopico non l'aiuta, e fa a pugni con il brano, in realtà fresco e con soluzioni non scontate.

VOTO 6.5

22. Lucio Corsi - "Volevo essere un duro"

Stralunato e alieno come d’abitudine, Lucio Corsi riesce a presentarsi al grande pubblico del prime time (ormai non più tanto prime: sono le 00.15) con un brano molto suo, che non aggiunge e non toglie nulla alla sua carriera, ma almeno non cade nella trappola di sanremizzarsi. Un bignami di Lucio Corsi per il grande pubblico.

VOTO 7.5

23. Fedez - "Battito"

Intrappolato in un sequencer ossessivo, Fedez sbatte di fronte al pubblico italiano depressione e malattia per fingere di essere un musicista interessante. Insomma, la specialità della casa.

VOTO 4

24. Bresh - "La tana del granchio"

Con un look ispirato a Irama nell’anno del Covid, Bresh non sfugge alla trappola del ritornellone sanremese “copia e incolla” che c’entra poco con la sua storia e con la sua canzone. Peccato, la strofa malinconica non era da buttare.

VOTO 5

25. Sarah Toscano - "Amarcord"

La vincitrice di Amici Sarah Toscano è incredibilmente dotata di un cognome, unico segno particolare che ci permette di riconoscerla.

S.V.

26. Joan Thiele - "Eco"

Finalmente, dopo la sfilza di brani che ammiccano alla canzone italiana anni Ottanta, eccone uno pesca dai decenni precedenti, in una raffinata retromania sospesa fra i Sessanta e i Settanta (produce Mace). Un po’ “Bang bang”, un po’ James Bond, un po’ Mina.

VOTO 7

27. Rocco Hunt - "Mille vote ancora"

Jacopo: «Chat GPT, scrivi una canzone di Rocco Hunt».

Chat GPT: «Ecco una canzone immaginaria in stile Rocco Hunt, con un mix di rap e melodia popolare».

"Vivi la strada"

Verso 1: 
Ho visto troppe facce, troppe storie a metà, 
La gente sogna in silenzio, poi si sveglia nella realtà, 
Cresciamo in strada, tra il bene e il male, 
Ogni passo è una sfida, ogni sogno è un'idea geniale. 

Là fuori c'è chi lotta per un posto da sognare, 
C'è chi vuole solo scappare e non sa dove andare, 
Ma io resisto, sempre con la testa alta, 
Non mi arrendo, anche quando la vita mi maltratta. 

Pre-Ritornello: 
E la strada è mia, me la porto dentro, 
Sento la voce della gente che mi parla dal vento, 
Ogni errore è una lezione, ogni passo una rivoluzione, 
Vivo per chi non ha voce, per chi non ha soluzione. 

Ritornello: 
Vivi la strada, non temere mai, 
Ogni passo è un battito, ascolta il cuore che hai, 
Non fermarti, anche se la notte è scura.

Ammettetelo: vi è venuto il dubbio che fosse il brano di Rocco Hunt in gara. 

VOTO 5 e Premio Chat GPT

28. Francesca Michielin - "Fango in Paradiso"

Pur senza scappare dalla gabbia sanremese, Francesca Michielin riesce almeno a portare una canzone un po’ più personale e che non sembra scritta con Chat GPT.

VOTO 6.5 

29The Kolors - "Tu con chi fai l'amore"

Ti è andata bene con "Italo disco", ha bissato con "Un ragazzo una ragazza". Perché rischiare? Almeno i The Kolors plagiano se stessi senza fingersi quello che non sono, cassa dritta e ritornellone in stile “Come è bello far l’amore”, con Calcutta fra gli autori per una punta di esistenzialismo indie.

VOTO 6.5 e rispetto. 

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