I 10 migliori album del 2024 di Alessandro Rigolli

Tra classica, jazz e altro, una manciata di dischi scelti d’istinto per il puro piacere di ascoltare musica

Anja Lechner (foto Luca d’Agostino)
Anja Lechner (foto Luca d’Agostino)
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“Non pensare, segui l’istinto!” Banalità per banalità, questa specie di brutto slogan potrebbe rappresentare un perfetto incoraggiamento per affrontare questa edizione 2024 del nostro irrinunciabile rito delle liste di fine anno.

– Leggi anche: Il meglio del 2024

Tra bolle autoreferenziali, condivise con chi coltiva i nostri stessi interessi musicali – i miei, per dire, si concentrano perlopiù tra classica e jazz, ma non solo – e la sempre commovente velleità di scovare qualcosa di veramente nuovo e originale, questa volta ho pescato dall’ormai infinita produzione discografica una manciata di album capaci di alimentare il mio personalissimo piacere di ascoltare musica. Una scelta operata, appunto, d’istinto, nell’auspicio che – oltre a coccolare il mio gusto e quindi il mio ego – le proposte qui presentate in ordine rigorosamente sparso possano offrire anche a chi legge qualche interessante suggerimento per trascorre alcune ore ascoltando musica di qualità, assecondando così il cammino verso la fine di questo 2024 bisesto e quindi fatalmente (più o meno) funesto.

 

1. Anja Lechner, Bach / Abel / Hume (ECM New Series)

Nella dimensione solista che anima questo disco, Anja Lechner esplora rimandi carsici e originali tra Johann Sebastian Bach, Carl Friedrich Abel e Tobias Hume, tre compositori provenienti da epoche e contesti diversi, uniti da un afflato improvvisativo variamente presente nelle loro opere. Lechner interpreta due delle suite per violoncello di Bach affiancandole con brani originariamente scritti per viola da gamba da Abel e Hume, arrangiati dalla stessa violoncellista per il suo strumento. L'album inizia con le pagine di Hume, segnate da un impianto lirico che culmina con il tratto melodico di “Touch Me Lightly” che chiude la registrazione. Al centro si collocano le interpretazioni delle composizioni di Abel (Arpeggio e Adagio), che introducono le due Suite di Bach, restituite da Lechner con pregnante compostezza. Registrato alla Himmelfahrtskirche (Chiesta dell’Assunzione) di Monaco, questo album rivela un dialogo raffinato tra diverse epoche, mettendo in luce la profondità interpretativa di una violoncellista animata da una sensibilità espressiva tra le più personali ed interessanti del panorama contemporaneo.

 

2. Claudio Carboni e Riccardo Tesi, Un ballo liscio Vol.2 (EGEA Records)

A quasi trent’anni dal primo volume, Un ballo liscio Vol. 2 rinnova l'approccio creativo che lo aveva reso unico, combinando tradizione e sperimentazione. Riccardo Tesi all’organetto e Claudio Carboni ai sax guidano un ensemble variegato con il Quartetto Alborada, Massimo Tagliata, Maurizio Geri, Nico Gori, Roberto Bartoli e Gianluca Nanni. Contributi speciali arricchiscono il progetto: Tosca interpreta “Cielo Azzurro” e una nuova, coinvolgente versione di “Romagna mia”; Paolo Fresu, Francesco Savoretti e Fabio Galliani impreziosiscono brani come “Laguna addormentata” e “Quadriglia 2”. Il risultato è un album ricco di collaborazioni e sonorità coinvolgenti.

 

3. Francesca Dego – Dalia Stasevska – BBC Symphony Orchestra, Brahms/Busoni – Violin Concertos (Chandos)

A cento anni dalla morte di Ferruccio Busoni (1866-1924), Francesca Dego celebra il compositore con un disco che accosta il Concerto in re maggiore per violino e orchestra op. 35a di Busoni a quello omonimo di Johannes Brahms op. 77. Le due opere, legate dalla tonalità comune e da un dialogo ideale, riflettono l’influenza di Brahms sul lavoro di Busoni. Un album davvero ben suonato, che ha anche ottenuto il Premio Abbiati del Disco 2024.

 

4. Gile Bae, Archi Di Santa Cecilia, Luigi Piovano, Johann Sebastian Bach – Keyboard Concertos (Arcana)

Sappiamo come i concerti per tastiera di J.S. Bach costituiscano un insieme di opere che segnano l’inizio di questo genere strumentale, documentate nella loro declinazione per pianoforte da incisioni divenute ormai storiche (citiamo solo quelle di Glenn Gould). La giovane pianista Gile Bae – nata nei Paesi Bassi, di origine coreana e con stretti legami con l'Italia – ci offre una vivace e trascinante registrazione dei cinque concerti BWV 1052, 1053, 1054, 1055, 1056 in un progetto che è anche un "viaggio in Italia", poiché ogni concerto è stato registrato in una diversa località: Padova, Napoli, Roma, Pavia, Ferrara. L’approccio della Bae è fresco e libero da confronti col passato, ben assecondato dagli Archi Di Santa Cecilia diretti da Luigi Piovano. Regalo di Natale: l’album comprende un DVD che offre anche il “Concerto Italiano” BWV 971 registrato a Badia Polesine, in provincia di Rovigo.

 

5. Roberto Bonati – ParmaFrontiere Orchestra, Si erano vestiti dalla festa (ParmaFrontiere)

Registrato dal vivo al Teatro Farnese di Parma nel 2022, questo disco vede impegnata la ParmaFrontiere Orchestra nella lettura di una pagina originale composta e diretta da Roberto Bonati quale tributo al centenario delle "Barricate" parmigiane. Un lavoro ideato con l’intento di onorare la memoria di quelle giornate dell’agosto del 1922 in cui il popolo della città emiliana si è ribellato alla violenza fascista e ha difeso con tenacia la propria libertà. A distanza di cento anni il ricordo di quella resistenza ha preso forma nelle note di una composizione che miscela scrittura musicale e momenti improvvisati, distillando stilemi stilistici che attingono a diverse fonti, tra vaghi riverberi stravinskiani e rimandi ad atmosfere musicali ancora differenti. Il tutto decantato nel dipanarsi di variegati scarti espressivi, ora animati da un canto teso e delicato ora da parole recitate, in un intreccio di simboli che disegnano un arco formale multiforme, evocando testi di Charles Baudelaire, Guido Picelli e Attilio Bertolucci.

 

6. Paavo Järvi - Frankfurt Radio Symphony, Schönberg & Fauré: Pelléas et Mélisande (Alpha Classics)

Il testo teatrale Pelléas et Mélisande di Maurice Maeterlinck (1892) ha ispirato compositori come Fauré, Debussy, Schönberg e Sibelius. In questo 2024, per celebrare gli anniversari di Fauré e Schönberg, Paavo Järvi e la Frankfurt Radio Symphony hanno riletto le loro opere ispirate al dramma simbolista. Fauré, su richiesta dell'attrice inglese Mrs. Patrick Campbell – pseudonimo di Beatrice Rose Stella Tanner – compose le musiche di scena che poi divennero una suite orchestrale in quattro movimenti. Schönberg, invece, su consiglio di Richard Strauss scrisse nel 1902 un poema sinfonico che, con un linguaggio orchestrale originale esplora i temi psicologici del dramma dell’autore belga. Un impaginato sicuramente interessante, che testimonia l'ampio fascino esercitato dal simbolismo di Maeterlinck anche al di là della più frequentata opera di Debussy.

 

7. Stefano Battaglia, Giacomo Zanus, Natalia Rogantini, Awen, (AwenTrio – Piuro Cultura)

Awen, parola gaelica che significa "ispirazione", è il nome del trio nato all'interno di Siena Jazz, nello spazio di ricerca diretto da Stefano Battaglia, pianista e compositore milanese di origine e senese d'adozione. In questo contesto, la cantante valchiavennasca Natalia Rogantini e il chitarrista trevigiano Giacomo Zanus si sono incontrati per avviare, insieme a Battaglia, un progetto di ricerca incentrato sul riarrangiamento di antichi canti tradizionali scozzesi e irlandesi. Questi includono canti di lavoro, brani agricoli e ballate che esplorano temi legati a credenze pagane, struggimenti amorosi, contemplazione della natura e al profondo legame di appartenenza e simbiosi tra l’uomo e il mondo naturale. Il progetto si sviluppa su un terreno multiforme, combinando l’improvvisazione con una scrittura di ispirazione più lirica.

 

8. Protean Quartet, Tempus omnia vincit (Linn Records)

Vincitore del York Early Music International Young Artists Competition del 2022, il Protean Quartet fa il suo debutto con l'etichetta Linn con un programma eclettico che attraversa momenti storico-musicali differenti, compilando un impaginato che affianca opere di Henry Purcell, Josquin Desprez e Franz Schubert. Prendendo la polifonia come punto di riferimento per la loro originale perlustrazione espressiva, i giovani musicisti di questa formazione offrono efficaci interpretazioni di pagine di Purcell quali la Pavana in sol minore Z. 752 e la Ciaccona nella stessa tonalità Z. 730 – oltre alla Danza tratta dall’opera Dioclesian – passando dai Quartetti per Archi n. 4 e 13 (“Rosamunde”) di Schubert, tra i quali viene incastonato “Mille regretz” di Josquin.

 

9. Accademia Bizantina – Ottavio Dantone, Imprinting: Mendelssohn & Schumann (HDB-SONUS)

Un’escursione in territorio romantico di uno “specialista” del repertorio barocco come Ottavio Dantone che ci dimostra quanto possa essere varia e feconda l’attitudine ad attraversare generi, stili ed epoche musicali differenti, anche nell’ambito della musica classica. Il percorso offerto da questa incisione conferma la vitalità che abbiamo potuto annotare anche in occasione di un concerto che abbiamo seguito a Ravenna qualche anno fa. Stesso repertorio – Sinfonia n. 4 in la maggiore op. 90 “Italiana” di Felix Mendelssohn Bartholdy e Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 97 “Renana” di Robert Schumann – e stessa vivace energia sprigionata in una lettura tutta giocata sulle trasparenze timbriche e su una dinamica compattezza strumentale che conquista fin dalle prime battute di questo disco dal fascino trascinante.

 

10. Pierpaolo Vacca, «Travessu» (Tǔk Music)

In questo suo disco d’esordio Pierpaolo Vacca ribalta lo sguardo su una tradizione come quella rappresentata dalla musica popolare sarda, che qui diviene fonte di nuova freschezza espressiva, offrendo nella prima parte del disco una serie di composizioni assemblate con originale creatività, per poi ritornare nelle ultime tracce alle atmosfere delle danze tradizionali, il tutto nutrito dal virtuosismo del suo organetto che appare sempre vivacemente brillante e mai manierato. Un lavoro dal respiro collettivo, nel quale Vacca chiama attorno a sé alcuni compagni di viaggio come Dj Cris (batterie, synth ed elettronica nell’eclettico primo brano “Danzas|Sardstep”) Fabio Calzia e Nanni Gaias (rispettivamente chitarra e batteria nel successivo “Tziu Soddu”), il pianoforte ora armonicamente rabdomantico (“Cappotto”) ora melodicamente ricamato (“Vinza Manna”) di Dino Rubino, il “tamburo parlante” o tama di Pape Ndiaye in “Campid Afro”. Un percorso variegato che confluisce nel segno tradizionale di danze folkloriche quali “Ballu Tzoppu”, “Passu Torrau”, “Ballu Tundu”, richiamando quelle atmosfere evocate dalla Grazia Deledda di Canne al vento, citata nelle note di copertina al disco.

 

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