Sono solo canzonette ?

Una carrellata sul genere della canzone dal Rinascimento al Novecento inaugura a Firenze la rassegna autunnale dell’Homme Armé

Sono solo canzonette ?
Sono solo canzonette ?
Recensione
classica
Firenze, Cenacolo di Andrea Del Sarto
Sono solo canzonette ?
05 Novembre 2023

Che cos’è una canzone ? E’ qualcosa che esiste sicuramente da quando qualcuno canta e suona, e che nel breve spazio di pochi minuti riesce a raccontare una storia o a esprimere intensamente sentimenti, situazioni e vissuti, secondo una struttura che attraverso i secoli conferma alcuni caratteri generali, come l’interazione tra voce e accompagnamento, e la struttura, che può essere articolata in successione di strofe musicalmente uguali, o in forma di strofa e ritornello: questo, grossomodo e oltre le sue determinazioni storiche e le varianti nazionali e locali, accomuna una frottola rinascimentale, una canzonetta di primo Seicento, una canzone da battello veneziana del Settecento, una canzone napoletana, un capolavoro di Paoli, De André, Luigi Tenco. E’ quanto proposto nel primo concerto della rassegna Concerti al Cenacolo 2023, dove il cenacolo è la bellissima sala dell’affresco di Andrea Del Sarto al Museo di San Salvi a Firenze, e l’organizzatore è l’associazione L’Homme Armé.

Per questa carrellata di canzoni, intitolata appunto “Sono solo canzonette ?”, la voce solista era quella di Marta Fumagalli, e al liuto c’era Gian Luca Lastraioli, che dell’Homme Armé è una delle storiche colonne, e che alla canzone e canzonetta ha dedicato un pluridecennale studio e realizzazione di progetti, come quello, di cui parlammo tanti anni fa, intitolato “Madrigal Mistery Tour”, una reinterpretazione con voci e strumenti antichi, a mo’ di un songs di John Dowland, di alcune canzoni dei Beatles.

Stavolta la prima tappa del viaggio ideato da Lastraioli erano le frottole di fine ‘400, con la struggente e anonima “Poiché volse la mia stella”; si passava poi alla corte granducale medicea, e qui siamo fra ‘500 e ‘600, con il cantautore – autore e intonatore dei suoi propri testi – Cosimo Bottegari , di cui citiamo l’arguta “Mi vorria trasformar” in cui l’innamorato vorrebbe farsi zanzara per pungere e mordere l’amata; ecco poi il per noi sconosciuto ma allora popolarissimo Carlo Milanuzzi, amico di Monteverdi e autore di parecchi volumi, pubblicati a Venezia, di “ariose vaghezze commode da cantarsi” (sic) che godettero di assai ristampe, e di cui il concerto forniva una selezione di canzoni assai belle, alcune all’insegna di sdegno amoroso, altre di scherzo erotico; e poi la canzone veneziana da battello, la canzone da salotto ottocentesca, la canzone napoletana, le canzoni di Gino Paoli (“Il cielo in una stanza”), De André (“La canzone di Marinella”) e Tenco (“Vedrai, vedrai”), repertorio otto-novecentesco che però sul liuto, anziché chitarra o pianoforte o orchestra, faceva una magnifica ancorché insolita riuscita. Ne usciva una sintesi davvero originale del variegato mondo del cantare accompagnato e dei suoi caratteri di fondo, quelli che troviamo in queste chiamiamole canzonette (vista la brevità e la struttura) di ieri e di oggi, con il mondo di racconti, sentimenti e sogni che da secoli e forse da millenni si incaricano di rappresentare e mandare per il mondo. Successo ottimo grazie alla felice originalità della selezione e alla grande perizia esecutiva e interpretativa di Marta Fumagalli e Gian Luca Lastraioli.

 



 

 

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