Cantiere di Montepulciano, una bella partenza
L’Orchestra della Toscana diretta da Roland Böer il 14 in Piazza Grande, e Bastiano e Bastiana al Teatro Poliziano il 15, aprono felicemente la quarantottesima edizione del festival toscano
Il Cantiere di Montepulciano è partito benissimo con il concerto sinfonico in Piazza Grande, con l’Orchestra della Toscana diretta da Roland Böer, che è stato tanto importante per il Cantiere come direttore musicale (dal 2009) e poi direttore artistico. Il suo segno interpretativo, vigoroso ed essenziale, si rifletteva anche nel programma scelto, con l’ouverture beethoveniana del Coriolano, un pezzo in prima esecuzione italiana di James McMillan, Tryst, ispirato ad un testo del poeta scozzese William Soutar, che ci è sembrato di grande rilevanza costruttiva e poetica per la chiarezza di enunciazione ed l’originalità dell’elaborazione motivica, e l’esemplare trasparenza della sonorità. Concludeva un’ottima esecuzione del Doppio Concerto per violino, violoncello e orchestra di Brahms, con Hellen Weiss violino e Gabriel Schwabe violoncello, che gli hanno impresso un lirismo delicato e insieme appassionante. Insomma un gran bel concerto per varietà di espressioni e caratteri tenuti insieme dalla personalità del direttore.
Come ogni anno a Montepulciano, un momento importante è dedicato a riflettere sull’opera e sulla lezione del fondatore del Cantiere Hans Werner Henze. Quest’anno l’occasione dell’incontro, tenutosi la mattina di sabato 15 in Fortezza presso l’enoliteca del Consorzio del Vino Nobile, era fornita da due iniziative di grande interesse. Partiamo dalla pubblicazione del libro di Andrea Zepponi Don Chisciotte a Montepulciano, la nascita del Cantiere, che ricostruisce, grazie alle testimonianze di chi c’era e a un copioso materiale relativo all’evento in tutti i suoi aspetti, la prima rappresentazione del Don Chisciotte della Mancia di Paisiello nella riscrittura musicale che ne fece Henze, con il libretto di Giuseppe Di Leva, di fatto lo spettacolo che inaugurò l’esistenza stessa del Cantiere nel 1976, ed è stata particolarmente interessante la testimonianza di Giovanni Soccol, che ne fu scenografo e costumista, per ritrovare il senso dell’invenzione stessa del Cantiere come anti-festival, da contrapporre ai fasti di festival come quello di Spoleto, con il coinvolgimento degli abitanti di Montepulciano e paesi limitrofi, e la reinvenzione di un teatro di macchine alla Ronconi (un ippogrifo, un grande mulino a vento) ma in una chiave povera, di trovarobato. L’altro focus era costituito dal film-opera di Alberto Girotto Ay Rachel e del libro in uscita Fata Morgana di Alessandro Taverna, che ricostruiscono un’opera dai tormentati contorni esecutivi e drammaturgici, di fatto rimasta quasi sconosciuta, un’opera-cabaret, La Cubana, nata dalla collaborazione di Henze e Hans Magnus Enzensberger durante il loro soggiorno a Cuba, e che, come El Cimarron, il frutto più famoso della collaborazione Henze-Enzensberger a Cuba, si ispira ad un testo di Miguel Barnet, raccontando però una storia assai diversa da quella dello schiavo fuggiasco, quella di un’artista di cabaret nella Cuba prima di Castro; e per chi vuol saperne di più, a proposito di questo episodio sfortunato ma tutto da riscoprire in una carriera teatrale brillante e costellata di successi come quella di Henze, non resta che rimandare ai lavori di Girotto e Taverna e a quanto ne dice lo stesso Henze nella lunga autobiografia in forma di intervista con Enzo Restagno nel volume Henze EdT.
Anche quest’anno l’offerta teatrale al Teatro Poliziano comportava un’opera settecentesca da riscoprire (come, in edizioni passate ma non troppo remote, Il Mondo alla rovescia di Salieri e L’impresario in angustie di Cimarosa), ma in questo caso si trattava del ben noto lavoro d’esordio teatrale del dodicenne Mozart, il Singspiel Bastiano e Bastiana (rifacimento del Devin du Village di Rousseau) con le parti musicali cantate in tedesco e i dialoghi parlati in italiano, con Laura Zecchini, Matteo Tavini e Paolo Leonardi nelle parti di Bastiana, Bastiano e Cola disbrigate con diligenza e una regìa (Luca Fusi) che organizzava intorno alla tenue storia principale i movimenti di un gruppo di mimi assai bravi ma la cui presenza era forse soverchia rispetto all’esiguità della storia. La nota positiva veniva in questo caso dalla notevole bravura in buca del Wunderkammer Youth Ensemble, che sotto la guida di Tito Ceccherini riusciva a trarre il meglio, in termini di vibrante teatralità, dall’operina mozartiana. Successo e partecipazione ottimi per questi eventi, e un congedo per Mauro Montalbetti che è alla fine del suo incarico di direttore artistico dopo aver lavorato molto bene per estendere il numero di collaborazioni, il profilo internazionale, le aree di azione artistica e culturale del Cantiere.
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