Lo spirito eclettico di Wellber
A Parma Omer Meir Wellber ha diretto la Filarmonica Toscanini fondendo Ciò che resta di Silvia Colasanti alla Quarta sinfonia di Mahler
Non è stata una scelta irrilevante quella che Omer Meir Wellber ha annunciato al pubblico presente venerdì scorso, 18 febbraio, all’Auditorium Paganini di Parma prima di avviare questo concerto: il direttore israeliano, infatti, ha voluto unire i due brani in programma – Ciò che resta di Silvia Colasanti e la Sinfonia n. 4 in sol maggiore di Gustav Mahler – in un fluire musicale continuo, senza soluzione di continuità.
Pubblico avvisato mezzo salvato? Forse, ma a farne un poco le spese è stata la pagina della Cosalanti, autrice “in residenza” della Fondazione Toscanini la cui composizione presentata in prima assoluta al teatro La Fenice Venezia nel 2017 è stata riproposta in questa occasione attraverso una lettura che la compagine orchestrale è riuscita a restituire attraverso un accurato equilibrio timbrico, valorizzando quelle trasparenze di piani sonori che si susseguono e si sovrappongono lungo il discorso musicale.
Un tratteggio il cui bilanciamento tra le classi strumentali è riuscito a valorizzare anche i segni armonici affilati presenti in questa partitura e che costituiscono una delle peculiarità di una composizione che esplora con sensibilità contemporanea il timbro di quel complesso strumento rappresentato dalla formazione orchestrale muovendosi su un impianto generalmente tonale.
Un carattere che, se è stato appunto valorizzato dalla lettura proposta, ha comunque subito nella parte finale un certo senso di dispersione a causa dell’innesto con la materia sinfonica mahleriana, in una fusione sonora che, più che evidenziare eventuali possibili rimandi, ha esaltato per contrasto la densità di scrittura del maestro originario di Kaliště confondendone peraltro l’incipit caratteristico delle prime battute.
Un effetto che, una volta aggiornate le coordinate di ascolto alla dimensione espressiva propria di questa Quarta sinfonia eseguita per la prima volta alla Tonhalle di Monaco nel novembre del 1901, si è dissolto in un fluire musicale che Wellber ha tratteggiato in maniera timbricamente asciutta, offrendo una lettura che pareva privilegiare un giuoco dinamico trascinante rispetto ad una profonda indagine sul variegato tessuto sonoro racchiuso in questa ultima tappa del percorso sinfonico che Mahler ha dedicato – con la Seconda e la Terza – al ciclo di poesie e canti popolari Des Knaben Wunderhorn.
Un’interpretazione il cui carattere, oltre ad evidenziare il personale segno dinamico proprio del gesto di questo eclettico direttore, ha condotto la compagine orchestrale in un excursus che ha restituito in maniera significativamente efficiente i primi due movimenti, asciugando invece il pathos del tempo lento e concentrando il carattere espressivo del quarto e ultimo movimento addensandolo attorno alla linea melodica del Lied Das himmlische Leben, la cui materia poetica e musicale rappresenta la chiave di lettura di tutta la sinfonia e che in questa occasione è stata interpretata con efficace intensità dalla voce di soprano di Hila Baggio.
Un viaggio musicale il cui dinamismo è stato nel complesso ben assecondato da una Filarmonica Toscanini reattiva e che ha avuto l’effetto di coinvolgere il pubblico presente, i cui convinti applausi hanno salutato a fine serata tutti gli artisti impegnati.
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