Filarmonica della Scala: gi strani tempi di Nelsons
Milano: sul podio della Filarmonica dopo il forfait del Gewandhaus
Ancora una volta la pandemia a scombinato le carte. L'orchestra del Gewandhaus di Lipsia, diretta Andris Nelsons, è rimasta bloccata dal covid e soltanto il direttore è riuscito a sbarcare a Milano, salendo così sul podio della Filarmonica della Scala con un nuovo programma, che ha sùbito stimolato la curiosità per l'accostamento insolito: nella prima parte Wagner col Preludio del Lohengrin (opera che Nelsons ha diretto per cinque volte a Bayreuth), il Preludio e L'incantesimo del Venerdì Santo (debitamente aggiustato per l'assenza delle voci) dal Parsifal; nella seconda parte la Settima di Beethoven. Nelsons nell'affrontare Wagner ha optato per un passo estremamente lento, lasciandosi condizionare da un'analisi certosina per far affiorare ogni dettaglio, una scelta che ha però perso per strada la visione d'insieme dei brani e soprattutto il mistero e la magia. L'organico lo ha ovviamente seguito in questa impostazione, ma con non poche difficoltà, risultando talvolta poco compatto. Senza troppa attenzione all'acustica della sala, tanto che il pianissimo dei violini all'attacco del Parsifal non è arrivato in platea.
Quanto a Beethoven il maestro lettone ha dato prova di grande incisività, seguendo però il dictat di un metronomo ferreo che ha finito per dare una sensazione di meccanicità all'intera esecuzione. Il secondo movimento ne è tuttavia rimasto esente e ha fornito una prova di quanta determinazione e capacità di controllo disponga il direttore.
A fine serata applausi più che convinti da parte del pubblico e visibili gesti di approvazione da parte degli orchestrali, con tuttavia un paio di buu dal loggione.
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
Un memorabile recital all’Accademia di Santa Cecilia, con Donald Sulzen al pianoforte
Successo al Teatro del Maggio per la vilipesa Mavra stravinskijana abbinata all’intramontabile Gianni Schicchi