Una coincidenza cronologica riaccende l’attenzione su un paio di figure femminili note per ragioni extramusicali. Karen Black è stata attrice simbolo del cinema americano negli anni Settanta: al fianco di Jack Nicholson in Cinque pezzi facili e poi nel cast di Nashville e Il giorno della locusta. Proprio nel film di Robert Altman aveva mostrato doti da musicista, intonando – nei panni della cantante country Connie White – tre brani da lei stessa firmati. Frattanto si era affidata a produttori di grido – Bones Howe ed Elliot Mazer – per mettere su nastro un gruzzolo di canzoni condannate tuttavia a un lungo silenzio.
Il merito di averle riportate alla luce, dopo un opportuno lavoro di restauro, spetta al cantautore californiano Cass McCombs, che la invitò per un cammeo nel suo album del 2009 Catacombs, invogliandola quindi a registrare nuovo materiale con l’intenzione di ricavarne un disco: progetto annientato nel 2013 dalla scomparsa della protagonista, che fece in tempo a ultimare due composizioni, “I Wish I Knew the Man I Thought You Were” e “Royal Jelly”, poste ora in coda alla sequenza di Dreaming of You (1971-76) (Mexican Summer).
I motivi d’interesse della raccolta risiedono però nel repertorio restante, dove Karen Black esibisce scrittura aggraziata e accattivante stile interpretativo, in genere accompagnandosi con la sola chitarra acustica e ondeggiando tra gli umori naïf di Karen Dalton, ad esempio in “Love Peddler”, e certe ballate folk alla maniera di Judy Collins, com’è “Babe Oh Babe”.
Esercita fascino di specie molto differente Leslie Winer, in gioventù mannequin per Valentino e Christian Dior, nonché soggetto da copertina su “Vogue” e “The Face”: “La prima modella androgina”, nella definizione di Jean-Paul Gaultier. Influenzata dalla frequentazione di William Burroughs, del quale fu discepola, e Jean-Michel Basquiat, suo compagno nel periodo newyorkese, sviluppò in parallelo ambizioni artistiche, espresse infine a Londra nel cuore degli anni Ottanta, quando gravitava nell’orbita del Taboo, club aperto dal performer australiano Leigh Bowery.
Là divenne amica di Sinéad O’Connor, Jah Wobble – reduce dall’esperienza dei Public Image Ltd – e Carl Bonnie, che aveva appena costituito i Renegade Soundwave. Questi ultimi furono implicati nella realizzazione di Witch, album datato 1990 ma edito ufficialmente con il marchio © solo nel 1993. Diffuse via etere dal leggendario Dj radiofonico John Peel e accolte da un ristretto ma entusiastico apprezzamento delle riviste specializzate, quelle musiche resero il disco oggetto di culto: suonavano come un vaticinio del trip hop che in contemporanea stava prendendo forma a Bristol, modulando grevi groove dub dentro cui si annidava la voce fantasmatica della femme fatale, una Grace Jones impallidita quanto Julee Cruise sul set di Twin Peaks, suggeriscono “Skin” e “Dream 1”.
Si tratta di due tracce delle cinque da quell’opera “stregata” che si ritrovano adesso in When I Hit You – You’ll Feel It (Light In The Attic): collezione antologica nella quale ne confluisce un’altra dozzina di varia provenienza, siccome Winer non ha dato mai vero seguito a quell’esordio, se non in veste di miscellanee d’inediti dell’epoca e produzioni successive, tipo la recente “Box”.
L’iniziativa dell’indipendente Light In The Attic provvede così a riordinare il caotico archivio discografico del personaggio, oltre a recuperare i frutti di collaborazioni estemporanee con Jon Hassell (“Personals”), il produttore di scuola Psychic Tv John Gosling, alias Mekon (“When I Was Walt Whitman”), e i tedeschi marca Raster-Noton Olaf Bender e Carsten Nicolai (ossia i Diamond Version di “This Blank Action”).
Una rosa di complici che descrive implicitamente lo status dell’ineffabile Leslie.