Per la prima volta dalla sua fondazione – avvenuta nel 1989 per volontà del Comune di Ferrara e di Claudio Abbado – l’associazione Ferrara Musica propone una vera e propria stagione in streaming, in attesa di poter ritornare a ospitare artisti e pubblico in presenza.
Con il titolo Ferrara Musica a casa vostra, questo nuovo cartellone rappresenta un progetto nato naturalmente in conseguenza alle costrizioni legate al perdurare dell’emergenza pandemica, ma concepito anche attraverso uno sforzo programmatico capace di declinare la modalità di fruizione a distanza con tre proposte diverse per articolazione e repertorio offerto, completate da guide all’ascolto, lezioni magistrali e materiali audiovisivi di approfondimento.
Un impegno che trova il suo focus nella realizzazione dei tre concerti trasmessi in streaming gratuito sul canale YouTube di Ferrara Musica, intrisi di una particolare valenza simbolica. I tre eventi, infatti, esprimono alcuni caratteri specifici della programmazione artistica di Ferrara Musica come, per esempio, il rimando al periodo rinascimentale – cuore identitario della cultura estense – ospitando i concerti negli iconici palazzi dell’epoca quali, per esempio, il Palazzo dei Diamanti sede della Pinacoteca Nazionale di Ferrara. Altro elemento caratterizzane è rintracciabile nella volontà di costruire con pazienza e determinazione il pubblico di domani, perseguendo nell’impegno progettuale e nel lavoro programmatico rivolto alle scuole.
Venendo ai programmi dei tre eventi concertistici, troviamo un’offerta che si avvia con il primo appuntamento dedicato a Frescobaldi (15 aprile, ore 20.30, Pinacoteca Nazionale di Ferrara), che vede protagonista Francesco Cera al clavicembalo con Vittorio Sgarbi impegnato nella lectio magistralis “Estasi barocche”, seguito da un concerto incentrato sulla musica di Josquin Desprez (29 aprile, ore 20.30, Teatro Comunale di Ferrara), che coinvolge l’ensemble vocale Odhecaton diretto da Paolo Da Col, mentre la terza serata è dedicata a Robert Schumann da parte del Lauter Project (6 maggio, ore 20.30, Teatro Comunale di Ferrara), con un programma completato dalla guida all’ascolto a cura di Nicola Bruzzo.
Per scoprire i dettagli di questi appuntamenti abbiamo interpellato alcuni dei protagonisti di questa rassegna, a partire dal clavicembalista Francesco Cera, tra i più affermati interpreti italiani di musica antica e protagonista di un recente lavoro discografico pubblicato dall’etichetta Arcana e titolato Toccate, Capricci, Fiori Musicali, un cofanetto di sette dischi che raccoglie diverse pagine di Frescobaldi alcune delle quali registrate nella sala affrescata della Delizia Estense di Belriguardo, la reggia estiva della corte estense costruita nel 1435.
«L'idea è venuta dal comitato artistico di Ferrara Musica, e mi ha trovato entusiasta. Credo molto nell'affinità tra musica e arte, cosa che ritengo alla base dell'ispirazione che guida chi voglia interpretare la musica del passato. E poi perché conosco Sgarbi da quando ero giovanissimo, perché frequentava mio padre Adriano – recentemente scomparso – antiquario e profondo conoscitore dell'arte soprattutto italiana».
Il suo programma è dedicato a Girolamo Frescobaldi e intitolato “L’ispirazione della musica estense”: quali sono le caratteristiche dei brani che ha scelto per questa occasione?
«Grande spazio è dato alle toccate del primo libro del 1615, formidabili pagine in cui le armonie e i passaggi parlano forbitamente, direi con intensa eloquenza poetica. E i madrigali del ferrarese Luzzasco Luzzaschi, maestro di Frescobaldi, scritti per le famose Dame di Ferrara hanno influito su queste pagine per tastiera. La seconda parte è invece dedicata al Barocco Romano, del quale Frescobaldi è stato uno dei maggiori esponenti, esprimendosi con uno stile, per così dire, più teatrale, concludendo con le formidabili Cento Partite sopra Passacagli».
Per il secondo appuntamento abbiamo rivolto un paio di domande a Paolo Da Col, direttore dell’ensemble vocale Odhecaton, autorevole complesso polifonico italiano e tra i più interessanti del panorama internazionale.
Il programma del vostro ensemble, collocato al centro del programma di questa rassegna, è dedicato a Josquin Desprez, tra i più importanti compositori fiamminghi del quale nel 2021 si celebrano i 500 anni dalla scomparsa. Come sono stati scelti i brani per questa occasione?
«Le musiche scelte sono un tributo antologico ad un compositore che i contemporanei qualificarono “princeps musicorum”, e che a lungo fu nel nostro paese e anche a Ferrara. Era un tempo nel quale circolava il motto “I Galli cantano”, a dire dell’eccellenza dei musici chiamati oltremontani, provenienti dalla Francia e dalle Fiandre a comporre e guidare le migliori cappelle musicali delle cattedrali e degli Stati territoriali italiani. Ascolteremo suoi brani mariani, come la solare Ave Maria a 4 voci che esibisce una chiarezza di esposizione mirabile già all’esordio, con un tema che ricorre ad imitazione nelle quattro voci. O il versetto dell’inno mariano Ave maris stella, qui cantato secondo la prassi dell'alternanza tra il canto gregoriano e la polifonia e composto certo presso la cappella pontificia a Roma, dove Josquin si trattenne negli anni 1489-1494. O ancora il mottetto Ut Phoebi radiis costruito sull’esacordo, la scala di sei note degli antichi: una dimostrazione del ricorso ai significati simbolici della musica (uno degli appellativi mariani è “scala regni coelestis”)».
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«Ma oltre ai mottetti, anche altri generi della produzione di Josquin sono rappresentati: un frammento di Messa (un canone dalla Missa L’homme armé super voces musicales che anche il pittore ferrarese Dosso Dossi rappresentò in un’allegoria della musica); due chanson tra le quali Mille regretz, tanto amata dall’imperatore Carlo V; la frottola El grillo, forse riferita a un cantore della cappella ferrarese, espressione di un atteggiamento ilare e scherzoso, insolito se posto al confronto col carattere piuttosto severo e talora melanconico della sua musica. Ma non mancano riferimenti ai suoi contemporanei, con composizioni mariane di Johannes Martini, che precedette Josquin negli anni Settanta e Ottanta alla corte di Ferrara, e dello sfortunato Jacob Obrecht, che sempre a Ferrara gli succedette morendovi di peste. Il mottetto Absalon, fili mi, dubbiosamente riferito a Josquin o a Pierre de la Rue, riporta al tema delle difficili attribuzioni, come capita a tanti capolavori pittorici dei quali non è noto l’autore; un tema ricorrente nell’opera di Josquin, fors’anche perché talune attribuzioni venivano riportate dai copisti per ‛nobilitare’ la qualità della composizione».
Quali sono le caratteristiche principali dell'approccio del vostro ensemble con questo repertorio?
«Si tratta di un repertorio con il quale abbiamo avviato la nostra attività, pur avendo poi eseguito musica più "moderna" (ma pur sempre "antica"), giungendo alla polifonia sacra di Alessandro Scarlatti e affrontando anche il repertorio contemporaneo. Lo stesso nome del gruppo prende il nome dal titolo del primo libro di musica polifonica (1501), una raccolta di composizioni di musicisti "oltremontani". Abbiamo innanzitutto ricercato un organico adeguato, un insieme maschile di voci maschili a cappella, nel nostro paese sicuramente meno diffuso delle formazioni miste che affrontano repertori analoghi. Riteniamo che ciò conferisca un profilo timbrico particolare al nostro suono, con un buon effetto di omogeneità timbrica che gli armonici delle voci maschili realizzano tra loro nei diversi registri di petto e di testa».
«Dal punto di vista del numero di elementi, cerchiamo in qualche rara occasione di comporre organici che si avvicinino a quelli dei complessi nei quali presumibilmente le musiche sono state concepite. È il caso della Missa Hercules Dux Ferrariae che Josquin compose per la cappella estense, che abbiamo registrato in disco avvalendoci della collaborazione degli amici inglesi dell’Ensemble Gesualdo Six raggiungendo il numero di oltre venti cantori, all’incirca quello del complesso guidato da Josquin a inizio Cinquecento. In secondo luogo, cerchiamo di avvalerci di buone edizioni critiche, ma spesso utilizziamo nostre trascrizioni ponendo attenzione a tanti elementi nella loro restituzione in suono: la resa delle alterazioni non scritte ma sottintese secondo le indicazioni teoriche del tempo; la scelta dei tempi, che richiedono conoscenza dei segni ma anche capacità di "leggerla" nella scrittura musicale; la distribuzione del testo nella musica, che più spesso nelle fonti non è solo abbozzata; il significato del testo, che deve sempre guidare la dinamica e l’articolazione delle frasi musicali. Ma siamo ben consci che al di là del rispetto per le fonti e per le indicazioni che le testimonianze dei teorici ci tramandano, deve sempre intervenire un personale aspetto espressivo».
«Come dicevano gli antichi, vi è “un certo modo di procedere nelle composizioni che non si può scrivere”, e per tale ragione si prendeva esempio dagli oratori per valorizzare l’intonazione musicale della parola. I teorici sono per loro impostazioni conservatori e censori, operano una ‛sistemazione’ delle prassi correnti: i loro richiami corrispondono alle trasgressioni che evidentemente avevano luogo, e dunque da ciò si aprono prospettive di maggiori libertà interpretative».
Infine, abbiamo chiesto a Nicola Bruzzo, violinista dalla carriera internazionale e direttore del Lauter Project, di illustrarci il progetto sul quale è imperniato il concerto conclusivo di questa rassegna digitale.
Quali sono i caratteri di Lauter Project, iniziativa che è al centro dell'ultimo appuntamento di “Ferrara Musica a casa vostra”?
«Lauter Project nasce come scommessa e come stimolo per tutti i componenti dell’“ingranaggio” musica classica: ovvero i musicisti, gli enti concertistici e il pubblico. Il suo scopo ultimo è quello di avvicinare la musica al pubblico in modo da costruire un legame forte e duraturo, cosa che al momento, specialmente in Italia, manca. Logicamente un aspetto fondamentale è il coinvolgimento dei giovani: Lauter costruisce un percorso a tappe che introduce i giovani al mondo della musica coinvolgendoli direttamente nell’organizzazione e nella promozione del concerto a teatro inserito nella programmazione della stagione partner. Il percorso si basa su diversi workshop formativi e sul contatto diretto tra studenti e musicisti, ma per questa edizione ho presentato inoltre un piccolo ciclo di tre podcast sulla figura di Robert Schumann per introdurre il pubblico, non solo di giovani, al programma del nostro concerto finale (il nome del podcast è Cucù e si può ascoltare su Spotify, Apple Podcasts eccetera)».
«Lauter costruisce un percorso a tappe che introduce i giovani al mondo della musica».
«Schumann d’altronde era un artista e intellettuale romantico a tutto tondo e credo che il suo profilo sia tanto interessante quanto moderno, per cui parlare di lui, della sua musica e della sua estetica è fondamentale per poter apprezzare al meglio le sue opere. Nel corso delle cinque edizioni promosse da Ferrara Musica, partner del progetto tra il 2017 e il 2019, abbiamo registrato cinque concerti sold out portando a teatro 4.500 spettatori di cui circa 2.500 studenti paganti e 2.000 abbonati. Inoltre, abbiamo organizzato 17 workshop formativi e 30 concerti gratuiti nelle scuole coinvolgendo più di 4.000 studenti. Crediamo che il successo del progetto sia dovuto al coinvolgimento di musicisti di fama internazionale, al rapporto diretto che si crea tra loro e i ragazzi, alla responsabilizzazione degli studenti e all’attenzione per la peer education e il lavoro di gruppo».
Il concerto, che propone un repertorio dedicato, appunto, a Robert Schumann – con pagine quali i Cinque pezzi in stile popolare op. 102 per violoncello e pianoforte, i Märchenbilder op. 113 per viola e pianoforte e il Quintetto op. 44 – coinvolge oltre a lei artisti quali Alexandra Conunova, William Coleman, Enrico Bronzi e Gabriele Carcano. Come state preparando questo appuntamento e quali sono le caratteristiche del vostro lavoro interpretativo?
«Essendo un progetto nato come residenza cameristica con l’intenzione di unire musicisti provenienti da tutto il mondo, anche quest’anno, pur con tutte le difficoltà del momento, abbiamo voluto mantenere questa caratteristica: questo ci permette di avere una ricchezza di spunti e idee musicali molto ampia. Per cui trovandosi a Ferrara solamente pochi giorni prima del concerto e della registrazione, è necessario arrivare estremamente preparati. Ho avuto la fortuna e il piacere di poter sempre coinvolgere musicisti, indipendentemente dalla loro età, di fama e di grandissima esperienza, sia cameristica che solistica, altrimenti questo format difficilmente funzionerebbe. Lo studio individuale della partitura assieme alla freschezza dell’interpretazione costruita nella classica atmosfera di un festival, sono a mio parere un’ottima combinazione».
Per informazioni: www.ferraramusica.it.