Contemporanea o colta che dir si voglia, sono molti i nomi che possiamo usare per definire la musica del nostro tempo. Ma cosa si nasconde dietro quelle sonorità, spesso accusate di apparire troppo ostiche o addirittura cerebrali? Abbiamo chiesto ad alcuni compositori "di oggi" di scegliere sei brani di autori diversi che in qualche modo abbiano esercitato una particolare influenza sul loro modo di pensare e scrivere la musica.
La prima puntata tocca a Zeno Baldi.
Compositore e performer elettroacustico, la musica di Zeno Baldi è stata eseguita da Helsinki a New York, passando per la Società del Quartetto di Milano e il Teatro La Fenice di Venezia. A causa del coronavirus è stata invece posticipata la prima assoluta di una sua nuova composizione prevista per metà aprile al Parco della Musica di Roma, mentre nuove esecuzioni di suoi lavori a Graz, Berlino e New York sono state rinviate direttamente al 2021.
– Leggi anche: Musica per far crescere bonsai
1. “Ru Ba Ru”, Ustad Bismillah Khan e Amjad Ali Khan
«Tredici anni fa un amico mi regalò una registrazione di Bismillah Khan, maestro indiscusso di una specie di oboe ad ancia doppia chiamato shenai, qui accompagnato da Amjad Ali Khan al sarod, altro strumento tipico della cultura indiana. La gamma spropositata di colori che Bismillah Khan riesce a esplorare col suo complicato strumento continua ancora a stupirmi. Ogni piccolo movimento delle labbra, ogni minuscola variazione di pressione del fiato, comporta infatti drastici cambi timbrici ed espressivi. Bismillah Khan non suona lo shanai, lui canta, parla attraverso lo strumento in una totale fusione spirituale».
2. “Order”, Emptyset
«È letteralmente una sberla in faccia! Travolto dalla densità del suo suono graffiante, ho subito avuto la sensazione che l'intero spazio ne fosse stato occupato. Affilato come una lama, il segnale arriva continuamente sull'orlo della rottura, in bilico col feedback. Ed è proprio questa fragilità, in contrasto con la violenza delle sonorità, ad avermi fortemente influenzato nei miei lavori recenti per dispositivi elettronici».
3. “Wenn des kreuzes bitterkeiten”, J. S. Bach (Cantata BWV 99)
«Bach è stato un amore tardivo, ora la più solida certezza. Nitida perfezione, ogni nota non è solo giusta, ma necessaria. Una bellezza cristallina, limpida, come un intramontabile teorema matematico. Una verità che trafigge il cuore, soprattutto nell’incrocio delle voci: doloroso e splendido».
4. Berge. Träume, Klaus Lang
«Ho studiato con Klaus Lang in anni in cui la mia vita musicale è stata stravolta da nuovi orizzonti, nuovi suoni. La sua visione della musica, così spoglia, sobria e al tempo stesso così poetica, mi ha profondamente influenzato. Di Berge. Träume (Montagne. Sogni) mi ha sempre sorpreso la sua capacità di dilatare lo spazio, la lenta sospensione in cui evolvono i suoni ad alta quota del violoncello, in un contesto minuziosamente calibrato alla presenza del coro».
5. “In the mood for love”, Erroll Garner
«Ossessionato come sono da questioni ritmiche di matrice afroamericana, dai ritmi zoppicanti (wonky beats) del neo soul, ai collage di produttori innovativi come J Dilla, in cima alla lista c’è sempre Erroll Garner. Qui il felino Erroll tira alcune delle sue migliori zampate: ritardi irresistibili sul beat, accordi a blocchi (in una mano può esistere l'intera big band!), gioia di vivere».
6. Ludus de Morte Regis, Mauro Lanza
«È un lavoro complesso che ben riassume molte caratteristiche della musica di Mauro Lanza, compositore veneziano che stimo molto, sicuramente uno dei miei riferimenti del presente. Armonie che si sciolgono le une nelle altre, elementi apparentemente comici in grado di rivelare il loro lato drammatico, e un'elettronica che ti assale da tutte le parti. Un esempio sorprendente di come l'uso di algoritmi, in mani consapevoli, non diminuisca affatto la musicalità del risultato finale, anzi».