Dune, un viaggio musicale (tra utopia e fallimenti)

Per prepararsi, con calma, al nuovo Dune di Denis Villeneuve, 10 brani ispirati al ciclo di Frank Herbert – da Grimes a Fatboy Slim

Dune musica - Denis Villeneuve
Un immagine del nuovo Dune di Denis Villeneuve
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Capolavoro assoluto della fantascienza e della letteratura tutta, Dune di Frank Herbert ha ispirato direttamente e indirettamente decine di romanzi, di lungometraggi (vedi sotto la voce George Lucas e Star Wars) e composizioni musicali. Vincitore nel 1965 del premio Hugo e Nebula (il primo in assoluto ad aggiudicarsi entrambi i riconoscimenti), Dune ha attirato sin dalla sua pubblicazione a puntate su “Analog” (magazine che raccoglieva le migliori storie di fantascienza di autori più o meno esordienti), l’attenzione dei più grandi producer di Hollywood, intenzionati a portarlo sul grande schermo. 

La sua natura complessa, i temi trattati – ecologia, religione – e la sua lunghezza (più di cinquecento pagine) hanno reso arduo qualsiasi tipo di adattamento cinematografico, bollando il capolavoro di Herbert come magnifico ma impossibile da realizzare al cinema.

«Molti uomini hanno tentato… moltissimi! Ma nessuno c’è riuscito.
– Tutti hanno tentato e fallito?
– Oh, no. – Lei scosse la testa. – Hanno tentato e sono morti». Gaius Helen Mohiam, Reverenda Bene Gesserit  

Uno a cui le sfide impossibili son sempre piaciute è Alejandro Jodorowsky. Reduce dal successo di El Topo (1970) e The Holy Mountain (1973) che lo fecero conoscere anche da questa parte dell’oceano, Jodorowsky agli inizi degli anni Settanta era il nome sulla bocca di tutti nel cinema alternativo. Godeva di libertà assoluta e della fiducia dei suoi agenti e produttori: poteva chiedere e fare tutto. O quasi. Quando nel 1975, dopo il successo europeo delle sue pellicole, Michel Seydoux gli chiese cosa avrebbe voluto girare come prossimo film, Jodorowsky senza esitazione rispose: DUNE. Il libro, allora, Jodorowsky non l’aveva nemmeno letto. Si mise su una macchina organizzativa incredibile: vennero reclutati i migliori talenti degli effetti speciali e delle scenografie come Jean Giraud (Moebius), Chris Foss, H.R. Giger, Dan O’Bannon e attori come Orson Wells, Mick Jagger, David Carradine e, udite udite, Salvador Dalì. La colonna sonora doveva, infine, essere curata dai Magma di Christian Vander, Karlheinz Stockhausen e dai Pink Floyd.

Si lavorò per due anni, venne realizzato uno script (meraviglioso) interamente disegnato da Moebius, illustrazioni delle astronavi e del pianeta degli Harkonne, Giedi Primo. L’opera finale, nelle intenzioni di Jodorowsky, doveva durare dalle nove alle quattordici ore e voleva cercare di ricreare su schermo l’esperienza di un viaggio lisergico. Ovviamente le case di produzione appena seppero dell’idea e della durata del film schivarono agilmente e risposero con un bel «No, grazie», trasformando il progetto del regista cileno in “The Greatest Science Fiction Movie Never Made”. Il processo di non-realizzazione, sceneggiature e interviste ai protagonisti sono state fissate in un bellissimo documentario dal titolo Jodorowsky’s Dune, facilmente reperibile su tutti i più famosi canali di streaming, legali e non. Un must see per tutti gli appassionati.  

«Volevo fare un film che desse ai consumatori di LSD dell’epoca le stesse allucinazioni che dà quella droga, in modo che essi non dovessero più assumerla. Volevo che Dune fosse come un profeta, che ampliasse le percezioni e cambiasse la mentalità dei giovani di tutto il pianeta. Volevo che Dune fosse un dio, artistico e cinematografico» Alejandro Jodorowsky

E arriviamo a inizio anni Ottanta, quando Dino De Laurentis acquista i diritti per realizzare il film. Il regista scelto per l’impresa fu inizialmente Ridley Scott, che però abbandonò per problemi personali dopo aver finito di scrivere la sceneggiatura. La scelta ricadde su David Lynch, fresco del successo di critica di Elephant Man, a cui venne affidato un budget stellare per realizzare quello che, nelle intenzioni della produzione, doveva essere la risposta a Star Wars

Non andò così: Lynch non si trovò a suo agio a lavorare in una macchina così complessa (la sua esperienza era solo di piccole produzioni) e ci furono grossi problemi in fase di montaggio, tanto che la versione estesa della durata di 183 minuti non venne riconosciuta dallo stesso Lynch, il cui nome venne sostituito nei titoli di testa con lo pseudonimo di Allen Smithee. Il film, amato e odiato in egual misura dai fan, fu un fiasco totale al botteghino e si riuscì a fatica a coprire le spese di produzione; divenne però negli anni successivi un cult dell’home video. Ne esiste, si dice, una versione di cinque ore (che però nessuno ha visto, né esiste in rete nessuna testimonianza di quella versione). 

«Per me fu un’esperienza dolorosa. Non ho avuto il final cut, fu un fallimento. Ho raccontato questa storia un miliardo di volte. Non era il film che volevo fare. Alcune parti mi piacciono moltissimo, ma lo considero un fallimento totale». David Lynch

Le recensioni non furono entusiasmanti, ma ci piace ricordare una delle più famose, quella di Alejandro Jodorowsky: «All’inizio ne ho molto sofferto perché pensavo di essere io l’unico in grado di realizzarlo. Sono andato a vedere il film con molta sofferenza, pensavo che sarei morto, ma quando ho visto il film mi è tornata l’allegria, perché è una merda».

«Quando ho visto il film mi è tornata l’allegria, perché è una merda». Alejandro Jodorowsky

Ma arriviamo ai giorni nostri e al motivo dietro questo articolo. 

Approfittando della recente pubblicazione delle prime – promettenti – foto dell’attesissimo Dune di Denis Villeneuve, abbiamo buttato giù una lista di dieci composizioni ispirate, direttamente e indirettamente, dal romanzo di Herbert. Buon ascolto.

 

1. Brian Eno, Daniel Lanois, Roger Eno, Toto - "Prophecy Theme" (1984)

Non si poteva non partire dalla colonna sonora del Dune di Lynch. “Prophecy Theme”, unica traccia composta da Eno per la soundtrack, è un po’ un corpo estraneo dell’intera tracklist. Composizione sognante e ispirata, accompagna con efficacia uno dei momenti più evocativi della pellicola di Lynch. Per chi soffre di insonnia, su YouTube c’è un bel mix da tre ore che, siamo sicuri, vi aiuterà a chiudere occhio.

2. Klaus Schulze - “Dune” (1979)

Pioniere della Kosmische Musik, Klaus Schulze ha messo la zampino in formazioni leggendarie come Tangerine Dream e Ash Ra Tempel e ha avuto una carriera con molti guizzi interessanti. Nel 1979, Schulze pubblica Dune, tre composizioni ispirate dal romanzo dello scrittore di Tacoma. Già nel precedente X del 1978, comunque, il compositore tedesco aveva affrontato alcune tematiche contenute nel libro, come si evince dal titolo della traccia numero tre, “Frank Herbert”. Su tappeti di sintetizzatori e intrecci di violoncello, Schulze prepara un personale viaggio interspaziale verso il pianeta delle sabbie.

3. Grimes - “Sardaukar Levenbrach” (2010)

Prima dell’esplosione con Oblivion e di flirt altisonanti e conseguenti gravidanze (è la compagna di Elon Musk), Grimes era una producer nerd con il pallino di Dune. Pubblicato nel 2010 dalla Arbutus, Giedi Primes è un lavoro a tratti acerbo ma con degli spunti in cui si possono trovare già tutte le avvisaglie della produzione successiva. Quasi tutte le tracce si riferiscono a personaggi e pianeti dell’universo di Herbert, come il titolo Giedi Primes (pianeta della Casa Harkonnen), “Caladan” (pianeta della Casa Atreides) oppure “Sardaukar Levenbrach”, le famigerate e letali guardie dell’Imperatore della Casa Corrino. Fresco e gradevole, Giedi Primes è un disco che, nonostante siano passati due lustri, regge bene il trascorrere del tempo.

4. Iron Maiden - “To Tame a Land” (1983)

Grande appassionato di letteratura, Steve Harris – che è il paroliere di tutte le canzoni (o quasi) degli Iron Maiden, in “To Tame a Land” ha raccontato la vita e le gesta di Paul Muad’Dib Atreides. Una cavalcata di sette minuti a chiusura di uno dei dischi più importanti della storia del metal, quel Piece Of Mind che non può mancare nella discografia di ogni appassionato. In verità “To Tame a Land” è forse una delle tracce più “underrated” della Vergine di Ferro, che contiene però tutti i tòpoi della produzione degli argonauti della New Wave of British Heavy Metal.

5. Bernard Szajner - “Shai Hulud” (1979)

Nativo di Grenoble ma di chiare origini polacche, Szajner è stato un pioniere della musica elettronica francese, sia come compositore – la stampa d’oltralpe lo ha più volte definito, a ragione, il Brian Eno francese – sia come artista visuale, creando effetti speciali per i live di Gong, Magma, Pierre Henri e The Who, ma soprattutto ideando e realizzando l’arpa laser, portata su tutti i palchi del mondo dal suo conterraneo Jean-Michel Jarre. Nel 1979 pubblicò Visions of Dune, da cui è tratta “Shai Hulud”, ode al grande verme delle sabbie di Arrakis. 

6. Richard Pinhas – “Paul Atreides” (1978)

Conterraneo di Szajner, Richard Pinhas è un altro protagonista della musica elettronica francese. Da anni accasato sulla prestigiosa Cuneiform Records, nel 1978 (le registrazioni partono nel 1976) pubblica Chronolyse, concept formato da sette evoluzioni e variazioni di “Le Thème des Bene Gesserit”. “Paul Atreides”, personaggio indiscusso del romanzo, è invece un viaggio space rock di trenta minuti, tra King Crimson e Hawkwind.

7. BassDBler - “Ghanima” (2018)

Producer di base a Chicago BassDBler (si pronuncia Bass Dubler) ha dedicato al ciclo di Dune ben tre album. “Ghanima”, titolo ispirato alla figlia di Paul Atreides e di Chani ma che significa in arabo “bottino di guerra”, è una traccia in odor di dub, dal basso ipnotico e incalzante. Consigliatissimo un giro sulla sua pagina Bandcamp.

8. David Matthews – “Dune” (1977)

David Matthews è una vecchia volpe del jazz-funk: ha collaborato con George Benson, Idris Muhammad e Esther Phillips e sua maestà James Brown. Nel 1977 decide di pubblicare un disco ispirato all’esalogia di Frank Herbert. Dune è un disco di jazz/funk notevole, che offre ottimi spunti e che vede la partecipazione, udite udite, di Groover Washington Jr. La title track è una piccola gemma, nascosta sotto quintali di sabbia. 

9. Kurt Stenzel – “I Am Dune” (2015)

Nel 2014, dopo un lavoro di tre anni, Frank Pavich porta sul grande schermo il docu-film Jodorowsky’s Dune. Documentario sul “The Greatest Science Fiction Movie Never Made”, Jodorowsky’s Dune raccoglie le testimonianze di chi aveva partecipato alla leggendaria avventura del Dune di Jodorowsky. Narrato dallo stesso Jodorowsky, il film racconta l’entusiasmo che aveva pervaso la troupe e le difficoltà e la delusione di non aver portato a termine quello che era diventato più di un lungometraggio. La eccezionale colonna sonora di Kurt Stenzel accompagna il racconto dei protagonisti in maniera educata, sferzando alla bisogna con bordate di synth ed elettronica.

10. FatBoy Slim – “Weapon Of Choice” (2000)

Chi se lo immaginava che dietro una delle canzoni più famose degli ultimi vent’anni si celasse un riferimento a Dune? “Weapon of Choice” di Fat Boy Slim, accompagnata da un video diventato iconico, diretto da Spike Jonze e con Cristopher Walken come protagonista, riporta uno dei consigli e degli insegnamenti più importanti per sopravvivere su Arrakis, il pianeta delle dune. Qual è? 

Walk without rhythm, it won't attract the worm

Camminando senza un ritmo preciso sulla sabbia, si evita di richiamare i letali vermi delle sabbie, i veri padroni di Arrakis e così cercare di sopravvivere nel più pericoloso pianeta dell’intero universo. E ora, tutti insieme:

You can blow wit' this
Or you can blow wit' that

 

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