A different kind of blue(s): Cream e Allman Brothers

Due cofanetti per ripercorrere le carriere di due gruppi storici del blues-rock, Cream e Allman Brothers Band

Cream - Allman Brothers
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Due cofanetti ripercorrono le carriere di due gruppi storici del blues-rock: Goodbye Tour – Live 1968 propone tre concerti californiani dei Cream e quello finale alla Albert Hall di Londra tenutosi il 26 novembre 1968 e finora disponibile solo in DVD, mentre Trouble no More – 50th Anniversary Collection ripercorre attraverso cinque CD la carriera della Allman Brothers Band.

Ci fu un periodo, alla fine degli anni Cinquanta e per tutti i Sessanta, in cui il blues fu molto popolare in Gran Bretagna; personaggi come Alexis Korner, Cyril Davies e John Mayall diedero vita a gruppi al cui interno si fecero le ossa musicisti destinati poi a carriere di grande successo: Keith Richards, Mick Jagger, Charlie Watts e Brian Jones (che con Bill Wyman formarono i Rolling Stones), Peter Green (poi coi Fleetwood Mac), Mick Taylor (che sostituì Jones nei Rolling Stones), Jack Bruce, Ginger Baker ed Eric Clapton, questi ultimi tre di nostro interesse perché formarono i Cream, il primo supergruppo di blues-rock della storia.

I tre ebbero un’importante storia d’amore con gli Stati Uniti, culminata nelle otto settimane di concerti sold out del 1968, da cui ne sono stati estratti tre per testimoniare il loro tour d’addio.

«Era una band che fondamentalmente usava le canzoni come strutture per improvvisazioni. Saliva sul palco e ti spazzava contro il muro dall’altra parte della sala». Greil Marcus

Relegati in patria in un circuito di locali minori, i Cream passarono la maggior parte del loro tempo – tre viaggi in cinque mesi – oltreoceano, dove ebbero il loro primo national tour.

«Non avevamo avuto nessuna hit laggiù, eravamo obbligati a improvvisare sulle nostre canzoni, e quello fu l’inizio di ciò che i Cream diventarono, tutta un’improvvisazione». Jack Bruce

Questo cofanetto ci fa capire quanto fossero potenti i Cream dal vivo e che musicisti straordinari fossero Clapton, Bruce e Baker: 36 brani, di cui 29 mai pubblicati su CD, spalmati su 4 dischi. La qualità è eccellente per quanto riguarda i primi tre concerti, registrati dal mixer, mentre è inferiore per il concerto londinese.

I classici ci sono tutti, da “White Room” a “Spoonful”, da “Sunshine of your Love” a “Crossroads”, spesso in versioni stravolte rispetto a quelle uscite su disco. All’interno c’è anche un bellissimo booklet con copertina rigida contenente fotografie di quell’ultimo tour, manifesti e ritagli di giornali dell’epoca. Per citare il loro album d’esordio, Fresh Cream!

Il cinquantesimo anniversario della Allman Brothers Band è festeggiato dal cofanetto The Allman Brothers Band – Trouble no More (50th Anniversary Collection) che ripercorre in maniera cronologica i quarantacinque anni di attività del gruppo, formatosi nel marzo 1969 a Jacksonville, Florida, e spostatosi poi a Macon, Georgia, sede dei celebri Capricorn Sound Studios.

La retrospettiva contiene 61 classici, esibizioni live e alcune rarità, tra cui sette inediti; si parte con il demo originale di “Trouble no More”, celebre brano di Muddy Waters riproposto nuovamente ma in versione live come ultimo brano della raccolta per dare un senso circolare alla storia del gruppo.

Ascoltando le tracce di questi CD si ha ancora una volta la possibilità di apprezzare la combinazione magica tra Duane e Gregg Allman, Berry Oakley, Butch Tracks, Dickey Betts e Jaimoe, musicisti che, imbastardendo il blues e il R’n’B con influssi psichedelici e country, furono gli originatori del cosiddetto southern rock.

La raccolta è organizzata cronologicamente e tematicamente per rappresentare le cinque diverse ere del gruppo – e le sue tredici line-up che si sono succedute negli anni, dovute anche alle morti premature di Duane Allman e Berry Oakley, entrambe causate da incidenti in motocicletta, – con le etichette Capricorn, Arista, Epic e la propria Peach.

«Non ci sono dubbi, il gruppo dava il meglio di sé sul palco, suonando dal vivo davanti al pubblico. Gli ABB suonavano con un’energia sfrenata e senza costrizioni. Anche se le loro scalette non cambiavano molto, soprattutto agli inizi, il loro desiderio di esplorare, creare e improvvisare, garantiva che ogni concerto fosse una diversa esperienza di ascolto… i loro concerti-maratona diventarono materia di leggenda, e quello spirito fu catturato in Live at Fillmore East, un live set con cui tutti gli altri dovettero misurarsi». John Lynskey

E infatti son ben ventidue i brani riproposti dal vivo, da quelli celeberrimi del Fillmore East a quelli del Merriweather Post Pavilion, per finire con quelli registrati al Beacon Theatre di New York, e, come già anticipato, il tutto culmina nella versione live di “Trouble no More”.

«In quei quattro minuti 45 anni scrosciarono fuori dalle casse, 45 anni di blues-rock superiore, creato da musicisti incomparabili. Le note finali echeggiarono attraverso il teatro che era già il mattino del 29 ottobre, 43 anni esatti dal giorno in cui Duane Allman morì». John Lynskey

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