Un Bill Withers da riscoprire
Torna disponibile +’Justments di Bill Withers, del 1974, da tempo fuori catalogo
Nella discografia di Bill Withers, +’Justments (da leggersi “add+justments”) si è trovato a rivestire uno scomodo ruolo di passaggio che ne ha in parte messo in ombra i pregi.
Ultimo disco inciso per la Sussex nel 1974 (Withers si sarebbe accasato alla Columbia) e uscito presto di catalogo per una bella serie di grane legali (tanto che si è parlato per anni, forse un po’ impropriamente, di “disco perduto”).
Trainato dal singolo "The Same Love That Made Me Laugh", +’Justments è in realtà non solo un disco di classica bellezza, ma anche una sorta di rifinitura di temi e modalità espressive cari al cantante della West Virginia, che si può ora apprezzare in una nuova ristampa per la Elemental Music (distr. Egea).
Chi ha amato la dolceamara poesia dei rapporti umani già emersa in Just As I Am e in Still Bill, chi si è lasciato trasportare dalla morbida ossessione dei grooves tipica delle canzoni di Withers, trova anche qui degli eccellenti esempi del suo songwriting, a partire dall’iniziale “You” che sembra proseguire le tese camminate/confronto di “Use Me” o di “Who Is He…”
Il “tiro” è sempre tenuto alto dalla coppia Melvin Dunlap/James Gadson a basso e batteria, ma scorrendo i crediti del disco fanno capolino in alcuni brani anche l’arpa di Dorothy Ashby e la chitarra di José Feliciano.
Il singolo "The Same Love That Made Me Laugh" ha una sua plastica sensualità, accesa da un Withers che sembra cantare sempre allo stesso modo, ma che infonde ogni volta una sfumatura differente nelle parole. Una immediata riprova si ha nel bozzetto (che ricorda quasi alcuni dei momenti più intimi di Donny Hathaway) di “Stories”, accompagnato solo da piano e arpa; si torna a far salire la temperatura e l’ossessione con “Green Grass” e la felpata “Ruby Lee”.
La seconda parte del disco è altrettanto generosa, a partire dalla schietta “Hearbreak Road”, ben sostenuta dagli archi diretti da John Myles e forse meritevole di un posto di riguardo nel canzoniere di Withers.
La dolce “Can We Pretend” porta la firma della moglie di Withers, l’attrice e attivista Denise Nicholas, ed è contrappuntata dall’inconfondibile chitarra di Feliciano; “Liza” (che dipinge senza troppi problemi un amore tra zio e nipote) lascia nuovamente la voce sola con il pianoforte elettrico ed è forse il momento meno efficace del disco, anche se è sempre un bel sentire, prima di smarrirsi nell’amniotica “Make A Smile For Me” e chiudere con una “Railroad Man” brulicante di percussioni.
Chiudere con la Sussex significa per Withers anche completare un percorso/canzoniere in delicato equilibrio tra folk, soul e blues, un mondo dalle regole semplici e chiare, efficacissime e illuminate dalla felicità vocale e melodica del musicista. Approdando alla Columbia – con cui inciderà quattro dischi prima di ritirarsi a vita privata – il sound diventerà più sofisticato, non privo di esiti efficacissimi (una su tutti “Lovely Day”), ma sicuramente meno “sincero” di quello degli inizi.
Recuperare +’Justments è una vera delizia per ogni appassionato di Withers e non solo.