Puccini prima di Puccini
Applausi per Le Villi in scena Reggio Emilia
Proposta nata da una coproduzione tra la Fondazione Teatro Comunale di Modena e Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, questo nuovo allestimento de Le Villi– che abbiamo seguito in occasione della “prima” al Teatro Valli – ha avuto il merito di dar corpo sul palcoscenico alla prima prova operistica di Puccini, lavoro di rara esecuzione anche se negli ultimi tempi pare godere di un rinnovato interesse (è andata infatti in scena in altro allestimento anche lo scorso fine ottobre a Firenze). Altro motivo di interesse era rappresentato dalla presentazione di questa “opera-ballo” in due atti, realizzata dal compositore di Lucca su libretto dello “scapigliato” Ferdinando Fontana, nella nuova edizione critica a cura di Martin Deasy, qui in prima esecuzione.
L’operazione, nel complesso meritoria, se da un lato ha evidenziato la facilità di scrittura del giovane Puccini, particolarmente ispirato soprattutto in alcuni tracciati melodici la cui qualità spicca tra le pieghe della partitura, dall’altro non ha nascosto il carattere a tratti ancora acerbo della dimensione più squisitamente drammaturgica che questo lavoro porta in sé, complice un libretto non proprio eccelso. Elementi che segnano un lavoro che ci restituisce un Puccini in nuce, ideato originariamente per un concorso bandito nell’aprile del 1883 dall’editore Sonzogno per una nuova opera ma che, fallito lo scopo, viene rimaneggiato anche grazie al fiuto di Giulio Ricordi, conquistando un bel successo alla sua prima rappresentazione avvenuta al Teatro Dal Verme nel 1884.
Ambientata nella Foresta Nera, la vicenda di quest’opera è basata sull’immaginario fantastico che nutre il racconto Les Willis di Jean-Baptiste Alphonse Karr, tratto a sua volta dal balletto Giselle, musicato da Adolphe Adam su testo di Théophile Gautier nel 1841. Dopo i festeggiamenti per il fidanzamento fra Roberto e Anna, figlia di Guglielmo Wulf ricco possidente del piccolo villaggio nella foresta, lo stesso Roberto parte per Magonza chiamato a gestire un’eredità di famiglia. Nella città il giovane, irretito da un’altra donna, si perde nei piaceri della vita mondana, dimenticandosi della sua Anna che muore vinta dall’abbandono. Colto dal rimorso, Roberto ritorna al paese incontrando sulla via il fantasma di Anna che, attorniata alle altre Villi – creature misteriose espressione delle anime di donne abbandonate e vinte dal dolore – trascina l’ex amato in una vertiginosa danza in cui soccomberà egli stesso.
A tratteggiare la vicenda abbiamo seguito Maria Pia Piscitelli, una Anna vocalmente un poco imprecisa nella tessitura alta, Alberto Gazale che ha espresso un solido Guglielmo Wulf specie nel secondo atto, e Roberto di Matteo Lippi, discreto nell’interpretazione ma dotato di un bel timbro vocale. La regia di Cristina Pezzoli ha letto la vicenda evocandone le atmosfere attraverso un’ambientazione asciutta e descrittiva (scene di Giacomo Andrico, costumi di Andrea Grazia), con alcuni elementi superflui come l’angelo-voce recitante in scena o la presenza di un fotografo che si aggira sul palcoscenico. Funzionali le coreografie curate da Fernando Melo. Pier Giorgio Morandi ha diretto la Filarmonica dell'Opera Italiana “Bruno Bartoletti” e il coro preparato da Stefano Colò (Associazione Coro Lirico Città di Piacenza e Fondazione Teatro Comunale di Modena) con un impegno sostanzialmente adeguato. Gli applausi del pubblico hanno infine salutato tutti gli artisti impegnati.
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