Jessica Pratt debutta a Palermo

Il soprano protagonista dei Puritani

I Puritani
I Puritani
Recensione
classica
Teatro Massimo di Palermo
I Puritani
13 Aprile 2018 - 19 Aprile 2018

Il Massimo di Palermo rispolvera un allestimento de I Puritani firmato Pier’Alli, e ora ripreso da Alberto Cavallotti, sulla recente edizione critica curata da Fabrizio Della Seta e pubblicata nel 2013: l’eleganza visiva degli essenziali elementi scenici e dei tableaux del coro, tutti in tonalità scure e austere, funge da buon contenitore per l’azione e il canto, e qui risiedeva l’elemento di maggiore attesa da parte del pubblico: il debutto palermitano di Jessica Pratt, riuscita a infilare un paio di date tra una Lucia al Metropolitan e altri impegni.

L’attesa è stata ripagata da una performance vocalmente eccellente: timbro limpido e rotondo, mai forzato, estrema precisione d’articolazione (senza essere scolastica), con menzione speciale per le agilità, controllo stupefacente delle intensità, alla Pratt si potrebbe rimproverare solo di non essere sempre emozionante – ma momenti di ottima presa espressiva non sono mancati, nel finale del primo atto e in svariati luoghi del secondo – tanto quanto è tecnicamente superlativa; sarebbe però una ricerca del pelo nell’uovo, in una situazione ‘obbligata’ dai meccanismi della produzione, nei quali l’interprete si è inserita con professionalità attoriale inappuntabile. Tra gli interpreti maschili, di gran rilievo la prova di Nicola Ulivieri (Giorgio Walton) per fraseggio, pasta vocale, chiarezza di dizione e capacità di recitare; un po’ ruvido nella prima scena, ma a conti fatti ben riuscito, il Riccardo di Julian Kim; Celso Albelo (Arturo) sembra avere potenzialità più interessanti di quelle ascoltate, qua e là pregiudicate spingendo e nasalizzando troppo il timbro. Molto positivi gli altri (Anna Pennisi, Enrichetta; Roberto Lorenzi, Gualtiero Walton; Antonello Ceron, Bruno). Jader Bignamini ha diretto Coro e Orchestra del Teatro Massimo, traendone il meglio negli episodi più squisitamente sinfonici, che qui non mancano (la ‘polacca’ di inizio e fine azione, lo stupendo pannello incentrato sui corni, il folgorante interludio in minore nel secondo atto), anziché nel fraseggio e nell’interazione con le voci.

Nel foyer, ‘sorvegliavano’ l’esecuzione i due volumi dell’autografo bellini ano, conservati alla Biblioteca Comunale di Palermo, ed esposti in teca per la durata della produzione: un ulteriore motivo di visita per i tanti, spettatori o semplici turisti-visitatori, che calcano ogni giorno gli straordinari ambienti del Basile, e dei cui numeri il Teatro inizia non senza ragione a vantarsi.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Un memorabile recital all’Accademia di Santa Cecilia, con Donald Sulzen al pianoforte

classica

La tappa torinese per i sessant’anni della cantante

classica

Successo al Teatro del Maggio per la vilipesa Mavra stravinskijana abbinata all’intramontabile Gianni Schicchi