Ovazioni per il Beethoven sperimentale di Currentzis 

Alla Alte Oper di Francoforte MusicAeterna e Teodor Currentzis infiammano il pubblico con un concerto dedicato a Beethoven e Mozart 

Teodor Currentzis
Recensione
classica
Alte Oper, Frankfurt
MusicAeterna - Teodor Currentzis
14 Aprile 2018

L’Alte Oper di Francoforte accoglie il secondo dei tre appuntamenti del Fokus Teodor Currentzis dedicato al giovane direttore greco in compagnia del suo ensemble MusicAeterna, rinforzato di elementi dell’orchestra dell’Opera di Perm, di cui Currentzis è anche direttore artistico. Nello scorso ottobre il primo concerto era dedicato ai due pilastri del modernismo russo, Shostakovic  e Prokof’ev, in omaggio al paese elettivo del direttore e d’origine per l’orchestra. Il secondo concerto punta invece alle radici del classicismo musicale viennese: un tutto Beethoven con breve parentesi mozartiana. 

Sotto la guida marcante di Currentzis, MusicAeterna si conferma uno dei complessi più interessanti e versatili della scena musicale internazionale, risultato dell’alchimia fra la solida tradizione strumentale russa e l’eclettismo intellettuale del giovane direttore greco. Quello scelto da Currentzis è un Beethoven storicamente informato, anche nella componente pianistica. Strumenti d’epoca per l’orchestra e fortepiano per il solista del Concerto per pianoforte n. 3 con inevitabile riflesso anche sulla chiave interpretativa: tempi spediti, stacchi fulminanti, forti contrasti agogici, suono asciutto ma plastico. Il pianista Alexander Melnikov sembra l’interprete ideale per questo approccio radicale: la sonorità secca dello stumento fa risaltare gli aspetti tecnici, a scapito però dello spettro coloristico. Poco male per l’Allegro con brio del primo movimento e benissimo per il frenetico vitalismo del Rondò del terzo movimento. Soffre invece e non poco la siderale astrazione del Largo del secondo movimento, specialmente rispetto ad approcci più convenzionali al proto-romanticismo beethoveniano. Soffre anche un po’ il solista che è evidentemente molto più esposto, e va detto che, al di là dell’indiscutibile solidità della sua tecnica pianistica, quella di Melnikov non è stata un’esecuzione immacolata, complice probabilmente un certo nervosismo. Chi non soffre affatto per le scelte estreme di Currentzis è l’orchestra, che si muove in perfetta sintonia “spirituale” con il proprio direttore. E fa scintille soprattutto nell’implacabile botta e risposta con il solista nell’esuberante Rondò del finale. 

Intermezzo mozartiano con orchestra al gran completo e in piedi per una davvero travolgente ouverture delle Nozze di Figaro, oggetto di una recente registrazione di direttore e orchestra. Autentico pezzo di bravura, degnissimo preludio della “folle journée” dell’opera di Mozart-Da Ponte. 

Dopo la pausa si torna a Beethoven con la Sinfonia n. 7, che propaga la scossa tellurica dell’ouverture mozartiana e la spalma su tutti e quattro i movimenti. «Questa Sinfonia è l’apoteosi stessa della danza, è la danza, nella sua più sublime essenza», scriveva un entusiasta Wagner e sembra proprio che Currentzis faccia sua questa idea, non tanto perché letteralmente danza sul podio (trascinando con sé anche il giovane Konzertmeister, che non si sottrae), quanto nella costruzione di una progressione in quattro movimenti poggiante su un incalzante ostinato ritmico dal carattere assolutamente travolgente. Anche in questa Settima è sopratttutto l’Allegretto a perdere quel carattere di sospensione meditativa: Currentzis opta per uno spedito Allegro dagli esasperati contrasti agogici. Lo slancio dal Presto del terzo movimento verso il luminoso parossismo dell’Allegro con brio del finale è di tensione irresistibile e provoca un applauso liberatorio nel pubblico che si scioglie in ovazioni e molte chiamate.

Dopo Francoforte seguono alcune tappe europee (a Milano il 16 aprile) e ultimo appuntamento all’Alte Oper in maggio con un programma interamente consacrato al barocco francese di Rameau. 

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