Parma apre con Rigoletto, e festeggia Leo Nucci
Al Regio di Parma l'inaugurazione della stagione lirica con un Rigoletto dedicato ai 50 anni di carriera del baritono
Venerdì scorso al Teatro Regio di Parma si respirava un’aria di festa dovuta a due occasioni concomitanti. Da un lato si apriva la stagione lirica del teatro, evento celebrato, come è ormai tradizione, la sera prima del Santo Patrono della città emiliana – Sant’Ilario, 13 gennaio – dall’altro si rendeva omaggio ai cinquant’anni di carriera di Leo Nucci, artista legato a questo teatro da affetto longevo, costante e reciproco. Il rito di questa duplice festa ha quindi trovato forma nella “prima” del Rigoletto verdiano, proposto qui nella ripresa della storica messa in scena firmata da Pier Luigi Samaritani che ha debuttato nel febbraio del 1987 proprio con Nucci come protagonista affiancato, tra gli altri, da Alfredo Kraus, Luciana Serra e un ventiduenne Michele Pertusi.
Dopo trent’anni e diverse riprese, quello che è ormai un allestimento classico del Regio parmigiano dimostra ancora una certa funzionalità, grazie soprattutto alla capacità di assecondare con i diversi ambienti scenici la narrazione drammatica. Un dato questo confermato anche in occasione della presente rilettura ad opera di Elisabetta Brusa, attenta a preservare un’eleganza descrittiva che, tra rimandi pittorici e architettonici, comunque non nasconde gli anni, e forse parca nella caratterizzazione dei movimenti scenici restituendo un andamento nel complesso un poco statico.
Di segno oltremodo variegato, invece, la direzione di Francesco Ivan Ciampa ha guidato l’Orchestra dell’Opera Italiana e il solido coro preparato da Martino Faggiani su un sentiero fatto di marcati scarti dinamici e agogici, plasmati sulle esigenze di un palcoscenico che naturalmente ruotava attorno al protagonista, incarnato da un Leo Nucci che, in questa occasione, ha vestito i panni del buffone per la cinquecentotrentatreesima volta.
Un’esperienza che ha permesso al baritono di restituire il suo personaggio attraverso un’espressività intensamente sedimentata, plasmata attraverso una parola scenica che, traslando a tratti dalla parola cantata, scavava nella dimensione più intima e disarmata di un uomo sconfitto da un odio più forte di se stesso. Al fianco di questo padre reso fragile dagli anni e dalla sete di vendetta una Gilda tratteggiata con consapevolezza da Jessica Nuccio, capace di incarnare vocalmente la metamorfosi di un sentimento che da amor figliale lascia spazio all’estrema passione dell’innamorata. Un poco in ombra il Duca di Stefan Pop, mentre hanno offerto buona prova, tra gli altri, Giacomo Prestia nei panni di Sparafucile e Rossana Rinaldi in quelli di Maddalena.
Il pubblico che gremiva il teatro ha salutato con applausi convinti tutti gli artisti impegnati, tributando un omaggio particolarmente affettuoso a Leo Nucci – che ha generosamente ricambiato con un bis di “Vendetta, tremenda vendetta” – confermando alla fine a questo Rigoletto un caloroso e festoso successo.
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