Innamorandosi dell’Altro
L’Ensemble Marâghî al Teatro Verdi di Padova
Ricco di otto anni di ricerche e concerti, l’Ensemble Marâghî si è presentato all’apertura della seconda stagione di Opera Foyer, al Teatro Verdi di Padova, con Giovanni De Zorzi al flauto ney, Stefano Albarello al qanûn, al saz, e al canto e con le percussioni – zarb e daf – e il kamançe di Fabio Tricomi. Un ensemble di prima qualità sulle orme di Abd ul-Qadir Marâghî, il compositore nato a Maragheh (attuale Azerbaijan) verso il 1360 e scomparso ad Herat (Afghanistan) nel 1435 dopo, aver lasciato il segno in centri culturali quali Tabriz, Baghdad, Samarcanda ed Herat. E sulla “via della seta” di Marâghî, l’ensemble ha raccolto composizioni e trascrizioni del polacco Woiciech Bobowski (1610?-1675?), poi divenuto ‘Alî Ufkî, dell’ambasciatore Giovan Battista Donado (1627-1699), di Demetrius Cantemir (1673-1723). I testi, in turco, sono stati tradotti in italiano da Giampiero Bellingeri che integra il trio proponendo poeticamente alcuni brani dei testi cantati poi con calore e maestria da Albarello. Ne scaturisce un viaggio articolato in nove tappe che mette in risalto chi ha attraversato il Mediterraneo “innamorandosi dell’altro”, e che conferma come il 1600 sia un secolo da cui sia tutt’ora possibile attingere poesia, ritmi e melodie di enorme interesse, capaci di dinamiche che non mancano mai di suscitare emozioni profonde. L’intenso ascolto fra i musicisti fa sì che un concerto acustico e senza alcuna amplificazione risulti perfettamente udibile in ogni sua sfumatura, restituendo il sottile gioco di specchi fra il ritmo della parola scritta, cantata, e incorniciata da corde, fiati e percussioni.
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
Racconto dal Premio Parodi 2024, sempre meno "world music" ma sempre più riconoscibile
Il progetto Flamenco Criollo ha inaugurato con successo il Festival Aperto 2024