Faust e le tentazioni del capitalismo
A Stoccarda Frank Castorf firma la regia dell’opera di Gounod
C’era attesa per la seconda prova operistica di Frank Castorf dopo il controverso allestimento del Ring di Bayreuth, ma soprattutto dopo le accese polemiche nel mondo culturale tedesco seguite al suo allontanamento dalla guida della berlinese Volksbühne – praticamente la cacciata dei bolscevichi dal Palazzo d’inverno. A Stoccarda Castorf si misurava col Faust, opera di gusto francese ma con salde radici tedesche. Il soggetto non è che un dettaglio, perché in fondo la storia è sempre la stessa: è il denaro che muove il mondo. Gli elementi che legano questo nuovo allestimento con il precedente sono parecchi: il team artistico è lo stesso e simili le scelte estetiche, stessa la linea “storicistica” e ovviamente stessa filosofia marxiana della storia nella linea narrativa, e stesso è l’uso delle proiezioni live in scena. C’è anche più di una strizzatina d’occhio al suo Ring petrolifero in quel parigino Café Or Noir proprio davanti alla stazione del métro di Stalingrad fra il Boulevard Stalingrad e l’Avenue Maxime Gorki, fra il pinnacolo gotico di una chiesa e una macelleria in rovina. In questo quadro, le tentazioni capitalistiche di Faust vengono somministrate da un Mefistofele demone-vampiro accessoriato di gambe caprine e zoccoli, vittorioso anche su Marguerite ridotta a miserabile shopaholic impasticcata contro uno sfondo di marce di militari colonialisti in trionfo sull’Algeria… Insomma, roba da nostalgici irriducibili ma condotta con un certo spirito. Inutile dire che al giovane cast di pressoché debuttanti nei ripettivi ruoli si richiedeva soprattutto un grande impegno fisico per la presenza costante in scena, quando non nelle proiezioni dal backstage in piani ravvicinatissimi, ma anche le prove vocali erano nel complesso soddisfacenti anche se sommarie sul piano stilistico. Sotto questo aspetto, Mandy Fredrich (Marguerite) era sicuramente la migliore in campo con Iris Vermillon, una Marthe lunare in versione esistenzialista. Sommaria invece la prestazione di Atalla Ayan, giovane tenore di sana e robusta costituzione vocale ma del tutto insufficiente sul piano interpretativo. Meglio l’istrionico Adam Palka come Méphistophélès, mentre Gezim Myshketa era un Valentin piuttosto debole e Josy Santos un Siébel in versione Geschwitz dal rilievo insolito. Piuttosto approssimativa anche la direzione di Marc Soustrot, molto poco francese nella pesantezza del passo e nello scarso controllo dei volumi. Bene l’orchestra pur fra qualche inciampo. Brillava invece il corposo coro. Molti applausi, nessuna contestazione dopo la prima.
Note: Nuova produzione dell’Oper Stuttgart. Date rappresentazioni: 30 ottobre, 3, 6, 11, 17 novembre 2016; 16, 21, 30 gennaio 2017.
Interpreti: Atalla Ayan (Faust), Adam Palka (Méphistophélès), Gezim Myshketa (Valentin), Michael Nagl (Wagner), Mandy Fredrich (Marguerite), Josy Santos (Siébel), Iris Vermillion (Marthe)
Regia: Frank Castorf
Scene: Aleksandar Denic
Costumi: Adriana Braga Peretzki
Orchestra: Staatsorchester Stuttgart
Direttore: Marc Soustrot
Coro: Staatsopernchor Stuttgart
Maestro Coro: Johannes Knecht
Luci: Lothar Baumgarte (riprese video di Tobias Dusche e Daniel Keller)
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