Dopo Gounod nel 2014 e Berlioz nel 2015, il Festspielhaus di Baden-Baden continua l’esplorazione del mito di Faust con il “Mefistofele” di Arrigo Boito. Non diversamente dalla “Damnation de Faust”, anche l’opera di Boito non è costruita su un tessuto drammatico organico ma è piuttosto una successione di scene disgiunte e spesso di non facile realizzazione per l’immaginifica magniloquenza. Il regista Philipp Himmelmann gioca piuttosto la carta della semplificazione senza con questo rinunciare a una certa grandiosità. Ambiente unico delimitato da alti sipari e fondali argentati ad attraversamento come in un grande teatro di varietà nel quale si rappresenta il mondo e un gigantesco teschio al centro della scena, che è come un plastico “memento mori”. Alla sobria sontuosità delle scelte scenografiche di Johannes Leiacker fanno da contrasto il rutilante profluvio di coloratissimi costumi di Gesine Völlm per il coro, a loro volta in contrasto con il nero austero di Faust e quello luccicante di paillettes di un Mefistofele illusionista: un paradiso di artisti (ci sono anche Michael Jackson, Elvis Presley e la felliniana Gelsomina) nel Prologo in cielo, abito scuro per il Sabba e fucsia per la teoria di decrepiti nella notte del sabba classico. La sobrietà delle scelte registiche paga sia sul piano del ritmo che sul rilievo al gioco scenico dei protagonisti, fra i quali va sicuramente ascritto anche il formidabile Philharmonia Chor di Vienna, possente e preciso sul piano musicale quanto dinamico in scena. Come già nel “Faust” di Gounod, anche per questo “Mefistofele” si riforma la felice coppia di Charles Castronovo e Erwin Schrott: tanto è misurato e elegante nella linea vocale e il primo, quanto è estroverso e vocalmente esuberante il secondo. Entrambi superlativi. Interpreti incisive anche per i due ideali femminili faustiani: Alex Penda (già Alexandrina Pendatchanska) si impone soprattutto nella drammatica scena della morte di Margherita, mentre Angel Joy Blue è un’Elena di morbida sensualità. Degli altri, si fa notare soprattutto la robusta Jana Kurucová nel piccolo ruolo di Marta. Che i Münchner Philharmoniker (con gli abituali ottoni di rinforzo per il prologo e il finale) siano un complesso eminentemente sinfonico lo si coglie dal suono denso e vigoroso, assecondato dalla direzione di Stefan Soltesz, chiaramente interessato più alla potenza sonora dell’orchestra boitiana che alla morbidezza di fraseggio del suo canto. Esecuzione comunque di forte impatto, salutata con entusiasmo dal folto pubblico presente in sala.
Note: Nuova produzione del Festspielhaus di Baden-Baden per il Festival di Pentecoste. Date rappresentazioni: 13, 16 e 19 maggio 2016.
Interpreti: Erwin Schrott (Mefistofele), Charles Castronovo (Faust), Alex Penda (Margherita), Angel Joy Blue (Elena), Jana Kurucová (Marta), Bror Magnus Tødenes (Wagner), Luciana Mancini (Panthalis), Rudolf Schasching (Nerèo)
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