Di sicuro la politica non c’entra ma è curioso il risveglio di interesse per la figura di Santa Giovanna d’Arco in questa stagione. Dopo l’apertura scaligera nel segno della pulzella d’Orléans secondo Verdi-Solera, Colonia porta in scena “Scene della vita di Santa Giovanna” l’opera di Walter Braunfels, di ispirazione lontanissima non già da Verdi com’è ovvio ma anche dall’agiografia eroica dell’originale schilleriano. Composta fra il 1939 e il 1943 durante gli anni dell’esilio per il suo essere “Halbjude” (a nulla valse la conversione del padre ebreo al protestantesimo in epoca non sospetta), Braunfels tornò alla fonte, cioè ai documenti relativi al processo a Giovanna, per comporre il suo monumentale affresco in tre parti – la chiamata, il trionfo, la passione – su una vicenda di repressione spirituale di certo non estranea alla sua stessa condizione di artista ridotto al silenzio dalla brutale politica nazista. Riabilitato negli anni della Germania liberata, il clima culturale era cambiato e Braunfels non ritrovò la popolarità degli anni di Weimar. La sua “Santa Giovanna” dovette attendere fino al 2001 per una prima esecuzione in forma di concerto a Stoccolma e il 2008 per una versione scenica alla Deutsche Oper di Berlino. L’Opera di Colonia, città chiave per l’attività artistica di Braunfels, arriva all’appuntamento con un certo ritardo ma con ottime intenzioni, in parte ridimensionate da una serie di imprevisti. Il primo, la mancata riapertura del teatro di Offenbachplatz che ha costretto a adattare il progetto scenico allo spazio non teatrale della Staatenhaus ripiegando su un impanto scenico fisso. Il secondo, il forfait della protagonista Natalie Karl per un incidente alla generale che viene sostituita alla vigilia da Juliane Banse, già protagonista a Stoccolma e in una recente concertante a Salisburgo, e dalla stessa regista Tatjana Gürbaca per i movimenti scenici. Malgrado la cattiva stella, la prova è superata con esito felice sia sul piano scenico che su quello musicale. Per questo buona parte del merito va all’esperienza del direttore Lothar Zagrosek, profondo conoscitore di Braunfels e degli altri compositori “degenerati”, che guida con perizia e sensibilità infallibili la complessa macchina musicale sostenuto da un’orchestra concentratissima e da un’ottima prova delle masse corali. Sul piano scenico, la regista Gürbaca sceglie una cifra atemporale (e laica) per il suo apologo sull’ascesa e caduta di un mito delle masse. Di forte impatto, il grande fondale disegnato da Stefan Heyne con relitti di oggetti i più disparati, come un paesaggio dopo la catastrofe. Quanto alla distribuzione vocale, una volta di più Juliane Banse si conferma interprete intelligente e intensa nel disegno di una Giovanna lacerata da tormenti interiori. Si difende con onore il quartetto dei nobili francesi, e specialmente il lunare Carlo di Matthias Klink e il violento Gilles de Rais di Oliver Zwarg. Meno incisivi il trio dei santi e lo stuolo di ecclesiastici torturatori. La partitura austera e avara sul piano della spettacolarità è seguita da un pubblico concentrato ma non foltissimo, che non lesina sugli applausi nel finale.
Note: Nuova produzione dell’Oper Köln. Date rappresentazioni: 14, 17, 19, 21, 24, 26, 28 febbraio, 6 marzo 2016.
Interpreti: Juliane Banse/Tatjana Gürbaca (Giovanna), Ferdinand von Bothmer (L’Arcangelo Michele), Justyna Samborska (Santa Caterina), Judith Thielsen (Santa Margherita), Matthias Klink (Carlo di Valois, re di Francia), Luke Stoker (Arcivescovo di Reims), Martin Koch (Cauchon, vescovo di Beauvais), Dennis Wilgenhof (Inquisitore vicario), Dennis Wilgenhof (Jacobus d’Arc, padre di Giovanna), Ralf Rachbauer (Colin, un pastore), Oliver Zwarg (Gilles de Rais, detto “Blaubart”), Bjarni Thor Kristinsson (Conte de la Trémouille), John Heuzenroeder (Conte di Alençon), Christian Miedl (Cavaliere Baudricourt), Adriana Bastidas Gamboa (Lison, sua moglie), Alexander Fedin (Bertrand de Poulengy), Luke Stoker (Florent d’Illiers), Dongmin Lee (Un paggio), George Ziwziwadze (Comandante inglese)
Regia: Tatjana Gürbaca
Scene: Stefan Heyne
Costumi: Silke Willrett
Orchestra: Gürzenich-Orchester Köln
Direttore: Lothar Zagrosek
Coro: Chor und Extra Chor der Oper Köln / Mädchen und Knaben des Kölner Domchores
Maestro Coro: Andrew Ollivant
Luci: Andreas Grüter