Per l’ascoltatore il nome di Gabriel Fauré è indissolubilmente legato all’immagine del salotto musicale “fin de siècle”. L’Opéra du Rhin recupera oggi la rara (ma non rarissima, almeno sulle scene francesi) “Pénélope”, lavoro teatrale che dell’esperienza del musicista da camera e del raffinato melodista porta ben impressa la cifra. Quella di Fauré è una partitura dalle atmosfere rarefatte e sospese, con qualche concessione a un certo gusto esotico nella brevi danze orientaleggianti, e sonorità più corpose riservate al quintetto dei Proci e al magniloquente happy end, ma priva nel complesso di vero climax drammatico. Nei versi di René Fauchois – messi in musica da Fauré come da migliore tradizione francese del periodo – la vicenda omerica risulta semplificata e ridotta all’essenziale: la figura di Penelope vi giganteggia (si direbbe in funzione dell’ispiratrice della composizione, la cantante wagneriana Lucienne Bréval), incrollabile nella pervicace fedeltà coniugale nonostante le audaci e pressanti sollecitazioni dei Proci. Nella sintesi librettistica scompaiono alcune figure chiave (in primis quella del figlio Telemaco), recuperate dal regista Olivier Py per la sua versione scenica, assai meno rigorosa nelle scelte drammaturgiche fatta salva l’austera parsimonia cromatica di scene – profili lignei concentrici di alte pareti in continua rotazione su una superficie liquida – e dei diacronici costumi dell’inseparabile Pierre-André Weitz. Nella sua Penelope “acquatica” manca la luce mediterranea (come in Fauré del resto) e domina il lato oscuro, come impone la sua estetica teatrale, ma la qualità della realizzazione scenica è di sicuro interesse.
Sul podio dell’Orchestre symphonique di Mulhouse, Patrick Davin guida la realizzazione musicale con una certa perentorietà nei toni, anche lui più propenso a accentuare i contrasti che a esaltare le sfumature ma attento comunque a dare il giusto rilievo al canto. Canto che a Strasburgo può contare su un gruppo di interpreti di qualità, a cominciare da Anna Caterina Antonacci, che disegna una Penelope teatralmente credibile e di grande temperamento drammatico. Accanto a lei, Élodie Méchain regala alla nutrice Euryclea tratti di calda umanità e Marc Laho è un Ulisse sanguigno e di esuberante baldanza vocale. Nel quintetto dei Proci si distacca specialmente l’Eurymaque di Edwin Crossley-Mercer. Sala affollata e risposta calorosissima.
Note: Nuova produzione dell’Opéra national du Rhin. Date rappresentazioni all’Opéra di Strasburgo: 23, 27, 29, 31 ottobre e 3 novembre 2015. A La Filature di Mulhouse: 20 e 22 novembre 2015.
Interpreti: Anna Caterina Antonacci (Pénélope), Marc Laho (Ulysse), Élodie Méchain (Euryclée), Sarah Laulan (Cléone), Kristina Bitenc (Mélantho), Rocío Pérez (Phylo), Francesca Sorteni (Lydie), Lamia Beuque (Alcandre), Jean-Philippe Lafont (Eumée), Edwin Crossley-Mercer (Eurymaque), Martial Defontaine (Antinoüs), Mark Van Arsdale (Léodès), Arnaud Richard (Ctésippe), Camille Tresmontant (Pisandre), Aline Gozlan (Eurynome), Zia Grob (Un Pâtre), Julie Amesz, Charlotte Dambach, Clément Debras, Sylvain Lecomte, Ivanka Moizan, Armando Neves dos Santos (danzatori)
Regia: Olivier Py
Scene: Pierre-André Weitz
Costumi: Pierre-André Weitz
Orchestra: Orchestre symphonique de Mulhouse
Direttore: Patrick Davin
Coro: Chœurs et Maîtrise de l'Opéra national du Rhin
Maestro Coro: Sandrine Abello e e Luciano Bibiloni
Luci: Bertrand Killy